«È la Germania a destabilizzare l’Europa, non i sovranisti»
Chi comanda davvero in Europa, le istituzioni europee o la Germania? È quello che si domandano preoccupati tutti gli osservatori dopo che la Corte costituzionale tedesca ha lanciato un ultimatum alla Bce, sfidando la stessa Corte di giustizia europea e la sua giurisdizione in materia: dimostrate che i programmi di Quantitative easing sono «proporzionati» o la Bundesbank si farà da parte. Per il famoso economista tedesco Clemens Fuest si tratta di «una dichiarazione di guerra», per Federico Fubini (Corriere) è «lo scontro più grave mai deflagrato nei sette decenni di storia dell’Ue», per il principe di tutti gli europeisti, l’ex premier Romano Prodi, «la Germania ha perso fiducia nell’Europa». «Che cosa resta ora dell’ordine giuridico in Unione Europea?», si domanda il Financial Times. Per il giornalista della Verità ed ex deputato Daniele Capezzone è la conferma che «il sistema Germania, tutto insieme, difende il proprio interesse nazionale» a scapito degli altri paesi. «Dovrebbe cominciare a farlo anche l’Italia», dichiara a tempi.it.
Secondo la Corte costituzionale il Qe adottato dalla Bce favorisce troppo alcuni paesi e ne danneggia altri. Ha ragione?
Sinceramente non mi concentrerei tanto su questo, qui non si tratta di dire se la Corte costituzionale tedesca abbia ragione o meno. Il punto è che gli amanti acritici nostrani dell’Unione Europea, che io chiamo “eurolirici”, da anni cinguettano che c’è un’assoluta prevalenza del diritto europeo su quello nazionale e poi ci si ritrova davanti alla Germania che va nella direzione completamente opposta. È ora che anche i nostri politici abbandonino il mondo dei sogni e prendano consapevolezza del fatto che paesi come la Germania perseguono solo il proprio interesse nazionale.
Ma chi comanda in Europa: le istituzioni comunitarie, che a fine 2018 avevano decretato la legittimità del Qe, o Berlino?
Purtroppo qui stiamo assistendo allo spettacolare fallimento del progetto europeo. Pensato nel secondo dopoguerra, e sviluppatosi poi fino all’ultima architettura istituzionale dell’Ue, era nato anche con lo scopo di europeizzare la Germania. Invece ora stiamo assistendo al meccanismo opposto: sono i tedeschi che vogliono, tra virgolette, germanizzare l’Europa. E questo va assolutamente evitato.
Che cosa succederebbe se la Bundesbank si ritirasse dalle operazioni di Qe della Bce?
Si creerebbe evidentemente una situazione devastante per Italia, Francia, Spagna e tanti altri paesi. Questa realtà va guardata negli occhi. Al contrario di quanto ci è stato raccontato per anni, a destabilizzare e mettere in crisi l’Europa non sono i paesi o i politici sovranisti, ma uno Stato che doveva essere l’asse, il perno della costruzione europea.
Come definirebbe questa sentenza?
Un atto di ribellione della Germania. Come ha scritto Musso su Atlantico, siamo passati dal “whatever it takes” di Mario Draghi, qualunque cosa sia necessaria, al “whatever the Bundestag agrees”, qualunque cosa gradisca Berlino. I tedeschi concepiscono l’Ue come il loro giardino di casa e può anche essere comprensibile dal loro punto di vista, ma dal nostro è devastante. Non a caso tutti gli entusiasti di casa nostra che magnificavano la Germania hanno reagito con il silenzio al verdetto della Corte.
Esiste uno spazio politico in Europa per riequilibrare i rapporti di forza?
Abbiamo avuto una grande occasione con la Brexit, che io continuo a ritenere una cosa molto positiva. Era il momento per cambiare, per rinegoziare regole e trattati, dare maggiore riconoscimento alle diversità nazionali, invece siamo rimasti all’accentramento decisionale. E questo è il risultato.
La Bce sta acquistando in modo massiccio i nostri titoli di Stato, forse andando oltre i rigidi paletti che la governano. È questo che dà fastidio?
Io penso che la Banca centrale europea dovrebbe avere una funzione simile a quella della Bank of England, della Bank of Japan, della Fed americana. Deve poter fare acquisti illimitati. Qui non bisogna allargare un po’ le maglie e i paletti, serve un cambio radicale di prospettiva. A cosa serve la Bce se non può operare come tutte le altre banche centrali, se non può mettere fine allo spauracchio dello spread, rassicurando i mercati e gli Stati?
Foto Ansa
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