Dove sono finite la famose “minoranze creative” di papa Wojtyla e papa Ratzinger? È questa, detta brutalmente, la domanda che sorge spontanea anche davanti a un esito elettorale che non lascia scampo a quella parte di società non di stretta osservanza alla “Repubblica delle idee”.
Una minoranza militante, dice il responso iperastensionista delle urne e, in un certo senso, “militarizzata” in senso laicista, è ormai padrona incontrastata del sentire culturale e civile di questo paese. Eppure papa Francesco parla tutti i giorni e spinge i cattolici ad andare al largo, «verso le periferie esistenziali» e, non ultimo, a «sporcarsi le mani» con la politica.
Strano paradosso. Nel felicissimo frangente di un pontificato popolare che non si fa remore nell’intervenire su ogni aspetto della vita e non usa mezzi termini nell’invitare i battezzati ad andare e annunciare la Buona Novella in ogni ambiente, il credente sembra sostare, perplesso e attonito, nella luce fievole di un cristianesimo che forse vive nell’intimità e nella dimensione individuale. Ma che non si vede più in azione nel mondo e il cui “cuore” non si sente più palpitare per le vie battute dalla gente comune.
I cristiani sono forse diventati individui solitari, rincantucciati ai margini di ogni consesso civile? Sono forse gente che gode nel ritrovarsi e nell’entusiasmarsi per i pellegrinaggi a Roma, le visite ai grandi santuari, le veglie religiose che scandiscono l’anno liturgico, ma fuori dall’interiore homine non hanno interessi, passioni, ideali? I due grandi integralismi del secolo, musulmano da una parte, obamiano dall’altra, li hanno schiantati? È un problema. E forse è “il” problema.