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«Dopo la cura da cavallo, Monti ci farà pure l’iniezione»

La riforma Fornero sulle pensioni, le ferie del sottosegretario Polillo, i tagli della Pubblica Amministrazione: intervista al segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi.

Carlo Candiani
20/06/2012 - 14:46
Economia
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Il giuslavorista Pietro Ichino sostiene che per decenni siamo andati in pensione a cinquant’anni, accumulando debito pubblico, e ora siamo costretti a rimettere i piedi per terra. Il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo propone di diminuire le ferie di sette giorni per acquistare un punto in più di Pil. Stiamo scontando anni e anni di agi e bengodi, privilegi non più sopportabili. Ma è proprio così? «Che in questi anni siamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità è verissimo: è certificato dal nostro debito pubblico al 120 per cento, in più abbiamo ingoiato 205 miliardi di euro in privatizzazioni, fatte per abbattere il debito pubblico, e non si è visto il risultato» interviene a tempi.it Giuseppe Bortolussi, segretario dell’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre. «Aggiungiamo il deficit infrastrutturale: non ci siamo indebitati per fare opere pubbliche utili per vivere meglio, ma per coprire la spesa corrente».

Il governo Monti non ha trovato dunque una situazione rosea.
Non c’è dubbio che Monti ha fatto in pochi mesi quello che i partiti dovevano fare in molti anni. Questa volta, però, la politica ha reagito bene: ha ammesso la sua incapacità, ha dato spazio ai tecnici, così come accadde nel 1992. Monti, quindi, ha agito per conto dei partiti. La cura è stata drastica, da cavallo, ma era inevitabile.

Tutto bene, quindi?
Monti ha fatto quello che i mercati chiedevano, e su questo non sono d’accordo: il rigore è stato esasperato per dimostrare qualcosa ai mercati, che però non hanno una morale ma soltanto un obiettivo: fare soldi. E ti chiedono azioni contraddittorie: rigore e crescita allo stesso tempo, perché ci siano garanzie per il rimborso. Così è un po’ difficile. Quando si pratica il rigore bisogna stare attenti: si rischia di agire come quel medico che esegue bene l’operazione ma il paziente sotto i ferri muore, per mancanza di ossigeno. Forse con il Decreto sviluppo, siamo sulla buona strada.

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Che cosa pensa delle esternazioni di Polillo?
In questo governo c’è chi ragiona ancora con le vecchie logiche dell’annuncio e della battuta: uno di questi è Polillo. La cosa più giusta da fare sarebbe togliere quel vincolo approvato dal governo Berlusconi, cioè che tutte le ferie devono essere fatte in un determinato periodo e non possono più essere pagate. Riduciamo il vincolo ad un terzo e facciamo che possa essere pagato. Magari ci sono aziende che hanno molto lavoro, non riescono a dare ferie e alla fine finiscono fuorilegge. Liberiamo allora una cifra che l’azienda può pagare, mettendo soldi in tasca ai suoi dipendenti. L’errore di Polillo è pensare che la crisi sia dalla parte dell’offerta: sbagliato, è esattamente il contrario! È inutile e dannoso far lavorare di più la gente se poi non c’è chi consuma. Non è con i magazzini strapieni che aumenti il Pil.

La riforma Fornero sulle pensioni, con tutte le polemiche sugli esodati, è nata male e gestita ancora peggio?
È un chiaro esempio di inesperienza. Mai un ministro, anche meno capace della Fornero, avrebbe fatto un errore del genere. Considero il ministro del Welfare brava e caparbia: ma sui numeri degli esodati bastava che chiedesse per iscritto all’Inps: che non facesse affermazioni senza poterle provare. Anche se adesso è costretta a rivedere il numero di chi si trova senza salario e senza pensione, ho fiducia che raddrizzerà la barca.

L’ex ministro Treu propone una riammissione part time al posto di lavoro e, sul modello tedesco, l’incasso anticipato di parte della pensione. Può essere una proposta attuabile?
Treu non tiene conto che il 98 per cento delle imprese ha meno di venti addetti. Una proposta del genere va bene per aziende al di sopra dei cento dipendenti, ma sotto questi numeri è impossibile riammettere questi lavoratori. Non si vogliono affrontare i costi: non si è accettato lo “scalone” di Maroni, poi sono stati fatti gli “scalini”. Sapete quanto sono costati gli scalini alle imprese? Le abbiamo lasciate sole a decidere se rinnovare o meno il personale, con le scadenze pensionistiche continuamente modificate. L’azienda non è un ammortizzatore degli errori della società: l’impresa ha una sua vita, se non le dai regole certe, chiude.

Ichino insiste con incentivi e sgravi fiscali.
Sulla riammissione di questi lavoratori, le imprese risponderanno sempre in ordine sparso: non si risolve così il problema. E se dovessero riassumerli d’imperio, io come industriale farei le barricate. Le ripeto il dato: il 98 per cento delle aziende ha meno di venti dipendenti, il 95 per cento ne ha meno di dieci. Certe proposte sono tarate per imprese al di sopra dei cinquanta, che sono una minoranza.

Insomma, non se ne esce più?
La soluzione presentata da Monti potrà risolvere, sì e no, il problema del venti per cento degli esodati.

Il ministro Passera  ha affermato che la priorità del governo è l’abbassamento delle tasse. Ma ha aggiunto che senza una seria spending review, l’aumento dell’Iva sarà inevitabile.
Abbassamento delle tasse: frase già sentita. La spending review è una barzelletta: dal 2001 al 2009, il costo del pubblico impiego, solo in salari, è aumentato di 40 miliardi. Adesso stanno parlando di tagli per quattro miliardi, mi spiego? Dal mio osservatorio vedo aziende che chiudono, si ristrutturano, razionalizzano: nel pubblico impiego non ho visto nulla di tutto questo. Per un certo periodo della mia vita ho fatto l’assessore e so di che cosa sto parlando: si vuole tagliare la spesa degli enti locali, senza avere il coraggio di ridurre i dipendenti, come si fa? In Italia le spese continuano a crescere, ma ormai paghiamo di tasse più di qualsiasi altro paese europeo, tranne Svezia e Danimarca, ma tra poco le raggiungiamo. Bisogna rivoluzionare la Pubblica Amministrazione, con un taglio drastico di spesa. E l’aumento dell’Iva farà peggiorare la situazione: dopo la cura da cavallo, ci faranno anche l’iniezione.

E se uscissimo dall’euro?
Certi divorzi costano più dei matrimoni. Fosse anche possibile, non sarebbe il momento. E forse l’Italia è il Paese che trae più beneficio dall’euro: per la disciplina che impone e soprattutto perché siamo commissariati e senza questo commissariamento saremmo usciti dai conti molto più pesantemente.

@carlocandio

Tags: bortolussicgia mestreelsa forneroesodatiferiegianfranco polillomario montiriforma pensioni
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