
Dopo il referendum: noi ci siamo, al lavoro!

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato dell’associazione Esserci.
Il risultato del referendum costituzionale ha premiato inequivocabilmente il No, con il oltre il 59 per cento dei voti. Si tratta di un dato interessante, di cui essere contenti. Eravamo contrari alla riforma proposta per ragioni di metodo (sua divisività), di merito ed anche per realistiche valutazioni sull’operato del governo. Soprattutto eravamo preoccupati di un disegno riformatore quale tassello di una complessiva politica nemica della vera sussidiarietà (in nome della “disintermediazione”), del federalismo e propensa a lasciare ad una minoranza la decisione su questioni decisive come quelle sulla guerra o la pace o su rilevanti temi etici e di coscienza, come il fine vita, la famiglia, eccetera.
L’esito referendario ha smentito ancora una volta (dopo Trump e la Brexit) le élites del pensiero politically correct e dei mass media; fortunatamente non ha vinto l’ideologia del “cambiamento a tutti i costi”, né hanno fatto presa i presunti ricatti dell’Europa, dei mercati, delle banche, eccetera. Ed è stucchevole sentire ancora una volta da parte di costoro il ritornello del popolo ignorante, del voto “di pancia” e del “populismo” dilagante! Si tratta, invece, di capire che il “senso comune” ha solide ragioni e pure una certa “protesta” va compresa, non solo disprezzata.
Il nostro è stato un No responsabile e costruttivo: scampato il pericolo non si può stare fermi, né illudersi che tutto possa magicamente migliorare. Siamo consapevoli che qualche riforma sia necessaria, perciò rilanciamo l’idea di una prossima legislatura Costituente, con il coinvolgimento di tutte le forze presenti nel paese. Occorre ripartire ancora una volta dalle ragioni della società civile capace di organizzarsi, dai suoi ideali, dai suoi problemi reali e dalla capacità di fare politica sul serio, cioè responsabilmente, con continuità e senza demagogia. Perciò la formula “Più società, meno Stato” è ancora valida e la facciamo nostra una volta di più, consapevoli che essa va attuata sempre più in profondità.
Non ci tiriamo indietro, disponibili a un sostegno a personalità e forze politiche rispettose di quegli ideali “tradizionali” di pluralismo sociale ed istituzionale, che la riforma metteva inopinatamente in discussione e che ancora in troppi non considerano.
Foto Ansa
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