Dolce e Gabbana: «Italia autolesionista con noi. Omofobia? Mai avuto problemi»

Di Benedetta Frigerio
09 Settembre 2013
I due stilisti al Telegraph: «Ci sentiamo traditi dopo tanti sacrifici. Ma difendiamo il nostro Paese». Tradizioni comprese: «Mai creduto al matrimonio gay»

In un’intervista pubblicata dal Telgraph venerdì scorso, 6 settembre, gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno raccontato il loro amore per Italia, che hanno celebrato in tutto il mondo attraverso l’alta moda, esaltando la donna, l’arte, il cibo e la famiglia mediterranei. Ancora scioccati dalla condanna a un anno e otto mesi per evasione fiscale dopo un processo quanto meno discutibile, i due hanno dichiarato di essersi sentiti traditi dopo tanti sacrifici fatti per sostenere il “made in Italy” nel mondo. Ma nonostante quello che sentono come un «tradimento», i due stilisti hanno difeso il loro Paese per la sua cultura e la sua accoglienza, chiarendo anche che non si sono mai sentiti discriminati a causa della loro omosessualità. Anzi.

DOPO TANTI SACRIFICI. In merito alle accuse i due stilisti hanno ribadito al quotidiano britannico la loro convinzione di essere innocenti: «Non ci posso credere, Sono ancora sotto schok», ha dichiarato Gabbana. «Amiamo i vestiti. Amiamo disegnare abiti. Non abbiamo cominciato questa professione per guadagnare soldi». Ad aiutarli non c’è mai stato nessuno, continua Gabbana, «tranne la famiglia di Domenico». Per Dolce la sensazione dopo la sentenza è quella di «un padre che ha lavorato molto per far studiare il figlio. E poi il figlio, ingrato, gli volta le spalle e dice che non gli importa nulla dei sacrifici di suo padre…».

DIFFICOLTÀ ANCHE ALL’ESTERO. Gabbana denuncia anche l’autolesionismo della condanna: «Non si rendono conto che abbiamo 4 mila dipendenti e che, indirettamente, diamo lavoro a 20 mila italiani? Non sanno che abbiamo reinvestito ogni centesimo nella nostra azienda?». E anche se la tentazione di vendere ad altri colossi della moda è grande, i due non ci pensano, sebbene «la situazione ci abbia causato molti problemi anche all’estero». Dolce e Gabbana hanno spiegato che in Belgio, ad esempio, dove avevano chiesto un prestito a una banca per aprire un nuovo negozio, hanno ricevuto una risposta negativa per via del processo aperto in Italia.

ESSERE GAY IN ITALIA. L’intervista si conclude comunque con un elogio alla donna e alla famiglia italiane, e all’immancabile domanda sul matrimonio gay gli stilisti rispondono insieme: «Cosa? Mai!». «Non credo nel matrimonio gay», chiosa Dolce, aggiungendo che nella cattolica Italia la sessualità di D&G, omosessuali dichiarati, non è «mai» stata un problema: «L’industria della moda è piena di gay», ha sottolineato. «Le autorità italiane dovrebbero procedere con cautela nel loro processo contro Dolce e Gabbana – avverte il Telegraph – perché rischiano di alienarsi i migliori ambasciatori dell’Italia».

@frigeriobenedet

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14 commenti

  1. Piero

    La cosa più divertente è vedere i troll dare lezioni di ortodossia cattolica agli altri…
    da sbellicarsi…………

  2. Anni

    Niente scondi ai “frosci” che paghino tutto fino all’ultimo centesimo”

    1. Aurelio

      Vergognati sudicio troll.

      1. Anna

        Vergognarmi di che? Piuttosto dovreste vergonarvi voi di sostenere la causa di due evasori da una parte e di piangere per il bilancio statale dall’altra

        1. Aurelio

          Io sostengo solo che TU sei un TROLL.

  3. aruka

    ma dove li vedete tutti questi omosessuali imboscati per timore di ripercussioni? io li vedo tutti apertamente dichiarati. il problema della violenza non è un problema di omofobia, ma un semplice problema di bullismo, che colpisce diverse persone: omosessuali, obesi, nerd, secchioni, donne, vecchiette…

  4. Franco

    Toccherá denunciarli per omofobia….

  5. Italo Sgro

    Il matrimonio gay è pura ideologia pervertitrice. Anche il dsm fu cambiato dietro forti pressioni della lobby. Ora il National Institute for Mental Health dice nel suo sito che il dsm non ha validità e che i pazienti hanno bisogno di ben altro.

    1. cornacchia

      è questo il punto. Se, davvero, l’omosessualità fosse stata inserita nel DSM per un buon fine, ossia il benessere del paziente, i gay non avrebbero avuto alcun interesse a farla depennare. La realtà è che la malattia, nell’ambito della sessualità, è stata percepita come sinonimo di perversione o motivo di repressione. Con grave danno per il fondamentale diritto dell’individuo al godimento esistenziale.

      1. H.Hesse

        Il “diritto dell’individuo al godimento esistenziale” è un esempio veramente fenomenale di come l’ideologia riesca a trasformare l’esistenza umana in una sommamente vana ricerca del “Wolkenkuckucksheim”!

        1. cornacchia

          Mi pareva che fosse un’espressione di Epicuro. Se preferisci rettifico: diritto al benessere individuale ex art. 32 Cost., inteso non solo come assenza di malattia, ma come piena gratificazione fisico-spirituale.

          1. H.Hesse

            Rettificare? E perché? Non ti pare che faccia già ridere abbastanza?

          2. cornacchia

            Ma sei d’accordo o no?

    2. Anna

      Se tu capissi le cose, sapresti che il National Institute for Mental Health ha solo dubbi sul modo in cui nel dsm si diagnosticano le malattie, cioè in base al numero dei sintomi e dalla loro incidenza statistica. Ma capisco che a voi piaccia raccontarvi le balle fino a farvelo sembrare vere.

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