Difendiamo papa Francesco dai “gattolici”

Di Luca Del Pozzo
13 Gennaio 2022
Con la sua catechesi su denatalità, animali domestici e adozioni, Bergoglio ha colto nel segno. E Feltri ha avuto una reazione spropositata
Papa Francesco in compagnia di alcuni bambini

Papa Francesco in compagnia di alcuni bambini

Che in Italia esista, e non da ieri, una “questione demografica” è un dato di fatto. Tutti gli indicatori statistici restituiscono l’immagine di un paese il cui futuro, per usare un eufemismo, è a dir poco plumbeo. E come se non bastasse, le previsioni dell’Istat sulla popolazione italiana al 2070 dicono che ci saranno sempre meno famiglie.

Per l’esattezza, si prevede un crollo dal 32,1 al 23,9 per cento delle famiglie con figli da qui al 2040, a fronte del quale le coppie senza figli saliranno dal 19,8 al 21,6 per cento. Non ci vuole un genio per capire che se ci saranno sempre meno famiglie ci saranno anche, e di conseguenza, ancor meno figli. Con tutto ciò che ne consegue.

E che non si tratti di un problema di poco conto è testimoniato dal fatto che ogni volta che si parla di denatalità arrivano puntuali da ogni dove commenti e appelli e richieste per invertire la rotta, per fare di più e meglio a sostegno della famiglia eccetera, eccetera. Il che è senz’altro positivo, ci mancherebbe.

Due cani e due gatti

C’è però un “però”. Anzi due. Il primo è che i succitati appelli sono spesso connotati da un pungente odore di tappo inasprito da una massiccia dose di ipocrisia, se solo si pensa che arrivano (non tutti, sia chiaro, ma buona parte sì) da quegli stessi ambienti culturali che “l’utero è mio e me lo gestisco io”, che “l’aborto è una conquista di civiltà”, che “il mondo rischia il collasso demografico se non si adotteranno serie politiche di controllo delle nascite”, e via dicendo; secondo, e cosa più importante: l’altro giorno papa Francesco parlando dell’adozione nel contesto di una bellissima catechesi su san Giuseppe, ha ricordato una verità di tutta evidenza ossia il fatto che «tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno soltanto uno perché non ne vogliono altri, ma hanno due cani, due gatti… Eh sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Sì, fa ridere capisco, ma è la realtà. E questo rinnegare la paternità e la maternità ci sminuisce, ci toglie umanità».

Dal che l’invito ad aprirsi e a pensare all’adozione. Apriti cielo. Per aver osato mettere il dito nella piaga denunciando un fenomeno – noto non a caso col nome di “free child culture” – che è sotto gli occhi di tutti e che ha una radice innanzitutto culturale e solo dopo economica, dal mondo animalista ma anche da quello femminista per tacere di improvvisati esperti di san Francesco di cui non eravamo a conoscenza, è partito l’immancabile rimbrotto all’indirizzo del Pontefice.

Le critiche (?!) di Feltri

Tra i vari critici di papa Francesco un posto a parte se l’è ritagliato Vittorio Feltri. Il quale, occupandosi della vicenda a più riprese (segno evidente che la lingua batte dove il dente duole), ha rivolto al Pontefice una serie di critiche una meglio dell’altra, prima definendo «inaccettabile» ciò che il Papa ha detto; poi chiedendo ironicamente scusa per averlo «colto in contraddizione”; per finire col suggerimento di chiedere scusa lui «per aver attaccato “gattolici” praticanti e i cinofili».

Non solo. Sorvolando sulla stantìa polemica che il Papa (e con lui il clero tutto) non potendo avere figli in quanto celibe non sa di cosa parla e anzi meglio farebbe a tacere, Feltri ha aggiunto alle sue argomentazioni un paio di punti degni di nota.

Il primo (sintetizzo): proprio Bergoglio che ha preso il nome del santo di Assisi che era fratello di tutti, animali compresi, dovrebbe sapere – pregasi allacciare le cinture – che «difficilmente chi non ama le bestie riesce ad amare un figlio, specie se adottivo». Dal che se ne deduce, stando a codesta stringente logica, che tutti i papà e le mamme che non hanno animali in casa è gente incapace (o quasi) di amare i loro figli adottivi. La qual cosa si commenta da sola.

Il secondo punto riguarda il fatto che secondo Feltri – anche qui, dando voce ad un luogo comune – il vero motivo per cui non si fanno figli è che non ci sono/sarebbero soldi a sufficienza. Intendiamoci, nessuno nega che esista un problema di ordine economico. Ma resta il fatto che ragionare in questi termini significa guardare al dito per non vedere la luna.

Problemi economici

Intanto, Feltri per primo sa benissimo che comprare e mantenere cani e gatti costa, e parecchio anche (per non dire dei cavalli, vero?); secondo, e cosa più importante: come disse qualche anno fa al Corriere della Sera Patrizia Farina, demografa dell’Università Bicocca di Milano, «i problemi economici – che pure esistono – frenano l’idea di fare un secondo o un terzo figlio. Ma quando non si mette al mondo il primo figlio lo si fa principalmente per tanti altri motivi».

Tanti altri motivi tra i quali metterei – si può dire? – una buona dose di egoismo (lo stesso, per capirci, di chi ricorre dell’utero in affitto pur di avere un figlio). Perché poi qualcuno dovrebbe spiegarmi come mai nell’Italia del dopoguerra, dove certo non si stava meglio di oggi, la gente si sposava e di figli ne faceva, eccome. «Non di solo pane vive l’uomo», disse quel Galileo. Vale ancora?

Una società che ha perso le sue coordinate, che ha perso cioè quell’humus culturale per cui anche chi non credeva viveva etsi Deus daretur, poi non stupisce se oltre a chiudersi al futuro arriva a credere che la vita di cani e gatti e degli animali in genere valga tanto quanto (se non di più) quella di un essere umano.

Foto Ansa

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