Di Maio, da “Impegno Civico” a “Impegno Persico”
In fondo ci mancava Giggino Di Maio. Ora che lo sappiamo inviato speciale nel Golfo persico per conto della cosiddetta Unione europea, su precisa indicazione dell’Alto commissario Borrell (senza la “i” finale…), la sua assenza dal proscenio s’è fatta meno pesante per chi, con autentica passione entomologica, ne aveva osservato la traiettoria politica. Ci mancava il suo aplomb semi sartoriale, lo sguardo profondo, gli annunci simil biblici di povertà abolite e bimbi da sottrarre all’elettroshock del Pd dalle parti dell’Emilia-Romagna. Ma, soprattutto, ci mancava il vuoto allo stomaco, quasi d’aria, che ti arpionava ogni volta che lo sentivi parlare e, trepidante, divoravi le unghie pensando «ora la dice, ora la dice!» che manco il direttore di un famoso giornale piemontese alle prese con storia e geografia (e politica) poteva garantirtela tanta apprensione.
E ne disse, infatti, di tutti i tipi Di Maio, oltre a farne. Stabilito che il Golfo persico non si trovi in America del sud, l’ex leader dei cinquestelle ora potrà scaricare tutto il proprio peso politico e culturale tra Abu Dhabi, Riad e Doha. Salvo sorprese, s’intende, perché la cortesia fatta all’Italia dal Leviatano di Bruxelles potrebbe pure prendere una piega diversa. Si vedrà.
Ciao ciao rivoluzione degli onesti
Lo cercavi nella sua Pomigliano D’Arco ma non lo trovavi il già vice presidente della Camera, già ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, già vice premier, già ministro degli Esteri, già “capo politico”, qualunque cosa abbia voluto dire, del M5s e, mestamente, poi della gemmata “Impegno Civico”.
«Ci accorgiamo della sua presenza in città solo quando notiamo le auto della scorta sotto casa dei suoi genitori» ha dichiarato qualche giorno fa in un’intervista Raffaele Russo detto Lello. Chi è Russo? È il volto della nemesi, la vendetta del cielo, la verità che ti porge il conto: ha 84 anni (ottantaquattro), socialista del garofano, ex senatore ma soprattutto già sindaco di Pomigliano per ben sei volte, la prima nel periodo del secondo governo di Francesco Cossiga. Oggi Russo sembrerebbe avviato verso il settimo mandato essendo il candidato di una larga coalizione, più o meno civica e riformista, che va da destra fino al Pd locale, in tutto undici liste di sostegno (gli altri sono tre outsider di varia estrazione, totale quattro liste): proprio lui, il muro che Giggino in doppiopetto doveva abbattere ramazzando il campo della politica cittadina a suon di vaffa, il simbolo da annientare per far spazio al “Nuovo & Onesto”, oggi torna e, con un implicito sberleffo da 84enne, si riprende la scena e forse pure il potere.
Se lo facesse
A Giggino questo ritorno sarà sembrato un Congresso di Vienna, una Controriforma, essendosi immaginato, et pour cause, come Napoleone o Lutero, specie dopo l’invenzione di quell’“Impegno Civico” che negli ultimi tempi lo induceva ad affettare le parole a labbra tirate per auto-inibirsi la fuoriuscita di indisciplinati «se farei» o inconsulte esortazioni al suono di «lo facesse» e «lo dicesse».
Oggi che sembrava essersi ritirato a vita privata (in che senso?) e dopo che Pomigliano aveva fatto battere il cuore ai tanti Enrico Letta sparsi sul territorio italiano grazie al “Campo largo” che portò all’elezione di Gianluca Del Mastro (Pd, M5S, Europa Verde ed altri), poi sfiduciato da tredici consiglieri comunali dopo circa due anni, il Pd e i 5S non solo non sono riusciti a rifarlo questo benedetto Campo largo ma addirittura non sono riusciti a presentare la lista per il prossimo 15 maggio. Forse avevano già la testa nel Golfo, non di Napoli però. Da “Impegno Civico” a “Impegno Persico” è stato un attimo, a molti apparso come un’eternità.
Un alert per Elly Schlein
A Pomigliano D’Arco il M5s, o quel che ne resta, punta ora da solo su Marco Iasevoli, 43enne, responsabile diocesano e dirigente nazionale dell’Azione cattolica, giornalista di Avvenire, mentre il Pd si è imboscato nella flotta guidata da Lello Russo dopo essersi sfilato all’ultimo momento dall’appoggio al “cattolico” giallo. Uno smacco per Giggino, comunque la si veda. E un nuovo, piccolo alert per Elly Schlein che, nonostante l’invio del commissario Misiani in funzione anti De Luca, forse neppure ha messo bene a fuoco dove si trovi Pomigliano. Per ora s’accontenta di Udine.
In fondo, all’origine dell’implosione dell’amministrazione “campoallargata” c’era stato proprio il nostro Giggino che, non pago di aver rimpinzato ministeri e uffici romani vari di amici pomiglianesi sottratti un po’ all’agricoltura e un po’ alle assemblee d’istituto, ne aveva disseminato altri nelle istituzioni locali: tutti, ovviamente, obbligati poi a seguirlo in Impegno Civico, con ciò che ha significato in termini di consenso e di gestione delle istituzioni fino al tracollo della giunta.
Ti preferivo prima
Immaginarselo come un involontario Saturno che divora i suoi figli è forse troppo per il politico italiano che chiamò in diretta mondiale «mister Ping» il presidente cinese Xi Xinping, diciamo che si sono auto-divorati di qua e di là tra le residue schiere di sostenitori all’indomani dell’abbandono del Movimento 5 stelle. Tra questi svetta l’ex leader grillina in Regione Campania, quella Valeria Ciarambino, notoriamente querula e prolissa, apostrofata in diretta Tv da un De Luca infastidito dalle urla in aula della consigliera ma per nulla intimorito dalle accuse scontate di body shaming, come un’irritante «chiattona», alludendo alla silhouette poco ortodossa della consigliera.
«Sono venuta a dirti che non sono più una rivoluzionaria, oggi amo le istituzioni» avrebbe scherzosamente confidato allo stesso Lello Russo la consigliera regionale, che ebbe proprio Di Maio come testimone di nozze, dopo l’ingresso in Regione Campania. Che Russo ora si avvii a dare il dispiacere finale al nostro ex ministro degli Affari esteri, ora inviato Ue nel Golfo persico, lo si intuisce dalla risposta che riferisce di aver dato a Ciarambino nella stessa intervista: «Ti preferivo quando eri rivoluzionaria». Come a dire: facevi meno danni.
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