Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Cultura

Dacci oggi il nostro “food” quotidiano (e sarebbe meglio non fosse troppo “fast”)

Ieri sedersi a tavola significava guardare negli occhi qualcuno e rapportarsi con lui. E oggi? In un mondo dai ritmi frenetici il food non può essere che fast. Esattamente come le relazioni

Alen Custovic
12/01/2014 - 1:10
Cultura
CondividiTwittaChattaInvia

«Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Parole che conosciamo tutti, quelle che si trovano esattamente in mezzo alla preghiera più importante. Ma che cos’è il cibo per noi? Per noi pasciuti di questo Occidente tardo capitalista che gli alimenti li vediamo dietro pellicole di plastica; tagliuzzati e precotti, surgelati quando non del tutto pronti da servire in tavola. Oggi si va di fretta. Chi potrebbe negare l’affermarsi della cultura del fast food? Della logica cronometrica attestata anche in cucina dalla diffusione di apparecchi figli della velocità come il bollitore elettrico o il microonde.
Scagli la prima pietra chi non ha mai trangugiato un panino in piedi, magari camminando e tenendo d’occhio le lancette dell’orologio… E cosa mai vorrà dire questo fast food, letteralmente cibo veloce? Innanzitutto l’espressione ha in sé una contraddizione logica, perché il cibo ha bisogno di tempo, sia per essere preparato sia per essere consumato.

Lord Northcliffe, magnate dell’editoria inglese, ai suoi giornalisti profeticamente diceva che per mantenere vivo l’interesse dei lettori potevano contare su quattro temi invincibili: crimine, amore, denaro, cibo. Ebbene, nonostante tutti dominino indistintamente nella nostra agenda mediatica, solo l’ultimo dei quattro è un aspetto imprescindibile e universale dell’esistenza umana.

L’alimentazione odierna l’uomo l’ha conquistata in primis dominando la cottura, che secondo l’antropologo francese Claude Lévi-Strauss è «l’invenzione che ha reso umani gli umani». La dimensione del cibo si pone a metà strada tra natura e cultura, tra istinto di sopravvivenza e impalcature di significati, a volte del tutto patetici. Vengono alla mente gli inflazionati format televisivi in cui cuochi più o meno improvvisati gareggiano secondo le logiche del fast food, cucinano in tempi strettissimi, mimando però i piatti della nouvelle cuisine. Format dove si dice di tutto ma non si menziona mai che il cibo è e resta un dono. Sottolineatura non di poco conto.

LEGGI ANCHE:

Fabrice Hadjadj

Dio ci scampi dalla spiritualità (e dal salutismo). Intervista a Fabrice Hadjadj

16 Luglio 2020
fao egitto chiesa cristiani copti

Egitto. L’epopea dei cristiani di Fao, che non possono celebrare il Natale

5 Gennaio 2020

Con un aneddoto che strizza l’occhio allo sport, potremmo rituffarci in quel torpore del luglio 2006, alla vigilia della finale del Campionato mondiale di calcio: Italia-Francia. Il commissario tecnico, Marcello Lippi, se ne esce con quel famoso «Stasera ci sediamo di fronte a una tavola ben imbandita: vincerà chi avrà più fame». E gli Azzurri vinsero perché ebbero fame. Avere “fame” nella vita e della vita è molto importante; lo sanno bene gli studenti figli degli immigrati di prima generazione che non di rado raggiungono profitti scolastici sbaragliando compagni italiani. Lo sanno gli italiani che emigrano all’estero in cerca di fortuna. Lo sanno quelli che restano in un sistema sociale sempre più disorientato.

Che sia il pranzo della domenica, il banchetto di festa o la più scarna tavola quotidiana, è nella condivisione del cibo che si riscopre la natura più squisitamente relazionale dell’uomo. Non sarà forse un caso se il momento eucaristico viene istituito da Gesù proprio durante un banchetto, chissà, magari anche per rammentare di preservare quella convivialità in cui si dialoga, ci si conosce e, facendo ciò, ci si riscopre comunità in cammino. Perché il pane e il vino, il corpo e il sangue si riscoprono tali solo nel vissuto quotidiano di cui l’alimentazione scandisce i ritmi.

Davanti alla regina al plasma
Certo, è difficile costruire convivialità mangiando in piedi, incalzati dal tempo, o tra le tavole domestiche del nuovo millennio dove regna indiscussa la regina al plasma. Ne sono consapevoli i manager devoti alla mensa aziendale, dove più che ritrovare convivialità si discute di strategie vincenti e si studiano le mosse dei concorrenti, ingurgitando qualcosa senza prestare attenzione al gesto. Ma nella ruota del meccanismo delle priorità c’è anche la madre che, per la fretta di uscire, nello zaino del figlio prima di mandarlo a scuola infila una di quelle brioche industriali che se prende mezz’ora d’aria diventa dura come la pietra, accompagnata magari con un succo solo al 40 per cento di frutta.

Parlando di cibo è impossibile non accennare all’enorme spreco che ne facciamo. Gli ultimi dati della Fao dicono che su una popolazione terrestre di 7 miliardi di persone, produciamo alimenti per 12 miliardi, eppure circa 850 milioni soffrono la fame. In Italia ogni anno una famiglia media getta 50 chilogrammi di cibo. Non bisogna essere matematici di professione per fare due più due e capire che c’è qualcosa che non funziona. E perché mai? Semplicemente perché il cibo è sacro. Ce lo ricordano i fratelli ebrei e musulmani, quelli osservanti, i cui ritmi alimentari sono scanditi da tradizioni kosher e halal, dove dalla macellazione al consumo del cibo tutto viene scandito da indicazioni di ciò che è “adatto” e “lecito”.

Ma noi siamo lontani da tutto ciò; siamo piuttosto vicini al cosiddetto junk food, “cibo spazzatura” (anche questa è contraddizione logica), ovvero a tutti quegli alimenti di bassa qualità, ricchi di conservanti, coloranti e sostanze chimiche che proprio bene alla salute non fanno: pop corn, pizza surgelata, patatine fritte e in busta, wurstel, tramezzini sganciati dai distributori in cambio di una moneta, bibite gasate analcoliche e dietetiche e chi più ne ha più ne metta. Insomma, vale il detto dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei. Prima digestio fit in ore, ammoniva il moto latino della scuola medica salernitana, ovvero la prima digestione avviene in bocca. Certo, bisogna vedere però cosa si mette in bocca…

La costruzione dell’identità
Ma se la fame resta quella di cibo, è anche vero che quest’ultimo è strumentale nel sottolineare le differenze tra gruppi sociali e culture. L’alimentazione è una voce importante nella costruzione dell’identità personale, “di genere”, che serve a rafforzare il senso di gruppo. Vengono in mente i Promessi Sposi, quando fra Cristoforo sale al palazzo di don Rodrigo per tentare di distoglierlo dal suo progetto su Lucia. Entrato nella sala, Manzoni racconta: «Don Rodrigo era lì, in capo di tavola… Alla sua destra sedeva quel conte Attilio suo cugino e, se fa bisogno di dirlo, suo collega di libertinaggio e di soperchieria… A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far stare a dovere don Rodrigo. In faccia al podestà, in atto d’un rispetto il più puro, il più sviscerato, sedeva il nostro dottor Azzeccagarbugli, col naso più rubicondo del solito…». Insomma, il cibo ridefinisce anche i rapporti di potere.

Troppo spesso ci dimentichiamo che, oltre che funzionale alla sussistenza, l’atto di mangiare è caratterizzato da una forte componente semantica: il cibo è anche fonte di relazione. Ad esempio, prepararlo in casa è atto d’amore. In generale, fermarsi a mangiare vuole dire creare occasioni di dialogo. Perché alimentarsi è anche un processo simbolico. Come la tavoletta spezzata in due nell’antica Grecia, il sumbolon appunto, permetteva con il combaciare delle due parti di riconoscere i possessori legittimi, così l’alimento è un continuo rimando a qualcos’altro, a un alterità che sta oltre noi, da cui comunque dipende la nostra stessa possibilità di nutrirsi. In altri termini, consumato nel modo più naturale, il cibo ha in sé una capacità essenziale, che poche altre dimensioni del nostro quotidiano hanno: ci fa riscoprire bisognosi di qualcosa, affamati, non autosufficienti.

Giovani bulimiche o anoressiche, tra i più gravi disturbi dell’adolescenza, e non solo, ci ricordano che anche i problemi psicologici passano attraverso il cibo; tanto che il semiologo Roland Barthes sentenziò che parlare e mangiare sono attività inseparabili. In effetti, oggi i nostri stessi ragionamenti sono spesso metaforicamente attanagliati dalla logica del “cibo veloce”, del pensiero prêt-à-porter, quello istantaneo e immediato, perciò non di rado omologato. Così in cucina, a una “cottura” lenta che esalti i sapori, si preferisce un approccio da barbecue. E chiunque ne abbia fatto uno sa quanto sia facile che la carne bruci fuori, restando cruda all’interno; un po’ come i pensieri dominanti, quelli per cui bisogna dire qualcosa a ogni costo, magari strillarlo con slogan da manifesto. Poi vai a vedere cosa c’è dietro e scopri un vuoto abissale. Carne cruda.

L’insegnamento dei nonni
Ed ecco che è servito un “pensiero del barbecue”, figlio di una “cucina” conformista, da catena di montaggio; creatura più dell’indifferenza e della pigrizia che della ponderazione e della passione, il cui emblema potrebbe essere l’hamburger. Ma il pensiero non può essere credibilmente paragonato all’hamburger, piuttosto la vera attività del pensiero in cucina verrebbe da paragonarla alle polpette, che hanno bisogno di tempo per rapprendersi. A questo proposito i frati nel refettorio ci insegnano che si può mangiare senza furia, che è possibile sfamarsi senza ingordigia trasformando ogni boccone in gioia e, perché no, in mite preghiera.

Perché se è vero che in qualche modo siamo anche ciò che mangiamo, forse bisognerebbe anche ricordarsi dei nostri nonni che, contadini o impiegati, a un certo punto si fermavano, tiravano in barca i remi, si stiracchiavano e si sedevano da qualche parte e magari mormoravano due parole di ringraziamento per quel cibo, che non rinunciavano ad innaffiare con del vino, poco ma buono. E lentamente davano vita al rituale più antico di sempre, mangiare.
Alla luce di quanto detto e dei tempi in cui viviamo, viene alla mente il film Onorevoli, e il grande interprete di un’epoca, Totò, nel personaggio di Antonio La Trippa, che parlando di cose “serie” domanda: «A proposito di politica, ci sarebbe qualche cosarellina da mangiare?».

Tags: cibofamefaofast foodjunk foodpromessi sposispreco cibo
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Fabrice Hadjadj

Dio ci scampi dalla spiritualità (e dal salutismo). Intervista a Fabrice Hadjadj

16 Luglio 2020
fao egitto chiesa cristiani copti

Egitto. L’epopea dei cristiani di Fao, che non possono celebrare il Natale

5 Gennaio 2020

Ai tanti cattolici don Abbondio farei rileggere la risposta del cardinale Federigo

29 Marzo 2019
epa07016104 A man looks for food in a dumpster in Caracas, Venezuela, 12 September 2018. Economic activity in Venezuela has been reduced by 50.61 percent since President Nicolas Maduro took office in 2013 according to the Finance Commission of the National Assembly.  EPA/MIGUEL GUTIERREZ

Venezuela. «L’esodo forzato» dei giovani e la risposta della Chiesa

11 Ottobre 2018

Cibo, ma non solo: il 23 e 24 settembre, in 1.000 piazze solidali, arriva #iosprecozero

13 Settembre 2017

Vini rossi, in Italia scendono i consumi. Volano invece in estremo oriente

1 Settembre 2017
Per commentare questo contenuto occorre effettuare l'accesso con le proprie credenziali.

Video

Foto Red Dot per Unsplash
Ambiente

Stop auto endotermiche? «Decisione ideologica»

Redazione
9 Giugno 2022

Altri video

Lettere al direttore

L’aborto non può essere considerato un diritto naturale

Emanuele Boffi
29 Giugno 2022

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Dite alla Nato che anche nello scontro Turchia-Grecia ci sono aggressore e aggredito
    Lodovico Festa
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Loro cantano “Imagine”. Noi cantiamo “Martino e l’imperatore”
    Emanuele Boffi
  • Cartolina dal Paradiso
    Cartolina dal Paradiso
    L’ideale cristiano non è la brava persona di successo, ma il santo
    Pippo Corigliano
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Vasilij Grossman, la Russia e Macron
    Rodolfo Casadei
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    I sabati di lavoro dei profughi ucraini per i polacchi «in segno di gratitudine»
    Angelo Bonaguro

Foto

Ragazza in bicicletta
Foto

Esame di maturità. Un rito di passaggio

27 Giugno 2022
Egisto Corradi
Foto

La faccia più vera

26 Maggio 2022
Foto

Il potere dei senza potere e la guerra in Ucraina

20 Maggio 2022
Foto

“Investire in educazione”. Incontro sulla mostra “Alleanza scuola lavoro”

10 Maggio 2022
Foto

“Droga, le ragioni del no. Scienza, prevenzione, contrasto, recupero“

2 Maggio 2022

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2021: euro 155.773,68. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist