La persecuzione delle minoranze religiose ha raggiunto «livelli critici in Pakistan», la discriminazione riguarda «quasi tutti gli aspetti della vita di un fedele cristiano, indù o ahmadi». E il governo «ha sistematicamente fallito nella sua missione di proteggere i diritti delle minoranze», rivela l’ultimo rapporto sul Paese musulmano pubblicato dalle associazioni Minority Rights Group International e Sustainable Development Policy Institute.
CRESCENTE EMARGINAZIONE. Il rapporto evidenzia alcuni degli aspetti più critici della persecuzione religiosa in Pakistan: l’abuso della legge sulla blasfemia, la riduzione in schiavitù dei lavoratori appartenenti alle minoranze, i rapimenti e le conversioni forzate all’islam, gli attentati a istituti privati e luoghi di culto non musulmani. Ma il rapporto dal titolo “Alla ricerca della sicurezza: la crescente emarginazione delle comunità religiose in Pakistan” si concentra anche su aspetti meno discussi.
SCUOLA. La discriminazione spesso non dipende dalle leggi ma è radicata nella società e comincia sui banchi di scuola. Nonostante l’articolo 22 della Costituzione pakistana affermi che nessuno «è costretto a ricevere un’istruzione religiosa […] diversa dalla propria religione», gli studenti non musulmani «non hanno la possibilità di partecipare a corsi diversi da quelli di studi islamici», si legge nel rapporto. Quando si tratta di islam, poi, nessun errore è ammesso: emblematico il caso di un ragazzo cristiano che per aver sbagliato a scrivere una parola di un poema religioso è stato «espulso dalla scuola».
LAVORO. Per quanto riguarda il lavoro, non esiste solo il problema della schiavitù. Le minoranze sono spesso costrette a svolgere i lavori più umili. I cristiani che puliscono le strade ad esempio vengono «trattati dalla gente come se avessero la lebbra». Il problema non è semplicemente economico: «Nessun cristiano – spiega un attivista – potrebbe mai aprire un ristorante in Pakistan a causa della persecuzione religiosa. Nessun musulmano accetterebbe mai di prendere cibo da un cristiano. Per strada i cristiani non possono vendere cibo nelle bancarelle perché i musulmani non glielo comprerebbero mai. Possono fare le pulizie in casa dei musulmani ma vengono mal pagati e spesso sono cacciati in base alla falsa accusa di essere dei ladri».
CIMITERI. Ogni pakistano che appartenga a una minoranza sperimenta in vita atti discriminatori ma questi non cessano neanche quando la persona è defunta. Spesso le famiglie degli ahmadi, che credono in un profeta venuto dopo Maometto, non possono seppellire i propri cari nei cimiteri comuni. In un caso avvenuto nell’ottobre 2013, il cadavere di un indù è stato dissotterrato da un gruppo di musulmani, fomentati dagli imam delle moschee, e portato fuori dal cimitero perché «questo è solo per musulmani». Il rapporto termina con una critica al governo pakistano perché «difenda in modo efficace le minoranze», nella speranza che simili richiami non vengano ignorati come in passato.