Cota: «Mi contestano scontrini per 25 mila euro, ne ho fatti risparmiare 200 mila solo tagliandomi lo stipendio»

Di Luigi Amicone
06 Dicembre 2013
Rimborsopoli Piemonte. Ecco perché un governatore che ha ridotto drasticamente i costi della politica è finito nel tritacarne per la bazzecola dei rimborsi

 Pubblichiamo ampi stralci della conversazione fra il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota e Luigi Amicone contenuto nel numero in edicola del settimanale Tempi

In Piemonte, da qualche mese, è fuoco ad alzo zero contro il presidente della Regione Roberto Cota. «Un attacco mediatico e politico concentrico, dal giorno dopo la mia elezione». Quando parla con Tempi, il governatore non sembra intimorito. Sa di essere un corpo estraneo che gli elettori hanno piantato nel cuore postcomunista e azionista del paese. Per l’establishment piemontese, il giovane leghista è un pericoloso barbaro venuto a sovvertire l’ordine costituito da marche troppo limitrofe alla Lombardia. «Ho subito capito che la mia elezione aveva turbato gli equilibri di potere specialmente nell’ambito della città di Torino». Equilibri tra poteri antichi e opachi che non vedono di buon occhio il centrodestra a guida leghista eletto nelle regionali del 2010.

“COTA A CASA”. «Cota ha vinto le elezioni ma non le ha vinte», profetizzò in lacrime l’ex governatrice democratica Mercedes Bresso, detta “la zarina”. Cota aveva vinto e la Bresso, che non ha mai accettato la sconfitta, da tre anni vaga alla ricerca di un arbitro giudiziario che annulli la partita. Ma questo arbitro non si trova. Così, da qualche mese, anche il Partito democratico ha deciso di seguire la drastica strategia, avvalendosi di slogan non proprio originali (“Cota a casa”) e di mezzi non proprio pertinenti (una pagina su Facebook, ovviamente chiamata “Cota a casa”), per obbligare e piegare il governatore alle dimissioni. Al suo posto, si vocifera, ci starebbe meglio Sergio Chiamparino. Guarda un po’. Idea brillante? Chissà. Il sindaco Chiamparino ha lasciato Torino in mutande e il suo erede Fassino neanche con i salti mortali riesce a ripianare i bilanci. Però Chiamparino si presenta meglio della zarina, accusata dalla Corte dei Conti di aver nascosto parte di un debito che sotto la sua gestione, dal 2006 al 2010, è cresciuto del 64,4 per cento: passando da 3 miliardi e mezzo a quasi 6 miliardi.

PROCESSO MEDIATICO. Per sobillare l’opinione pubblica contro Cota, i media, Repubblica in primis, si sono affidati a documenti «trafugati e manipolati, in violazione del segreto istruttorio e resi pubblici allo scopo di creare un processo mediatico. […] A me e a quaranta consiglieri è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini», prosegue Cota. «Chi non rientra nella conta», osserva ironico il governatore è «la sinistra». «Ai consiglieri del Pd non è arrivata nessuna notifica». Il presidente del Piemonte spiega di non essere preoccupato. «Non ho nulla da nascondere». «Mi contestano 25 mila euro di rimborsi in tre anni, ma da quando sono in carica ho tagliato il mio stipendio di 5 mila euro al mese».

TAGLI AI COSTI DELLA POLITICA. Il risparmio che la riduzione dello stipendio di Cota porta al Piemonte è di 200 mila euro in tre anni. In confronto, i 25 mila contestati e non ancora dichiarati illegittimi, sono una bazzecola. «Non solo da quando sono presidente della Regione l’indennità della presidenza è stata portata dai quasi 12 mila euro al mese che percepiva la “zarina” Bresso ai 7 mila euro attuali, ma abbiamo dimezzato la indennità di fine rapporto dei consiglieri e cancellato quasi completamente il finanziamento dei gruppi consiliari». I risparmi sono indiscutibili. «Le due mensilità di fine rapporto, calcolate per ogni anno in carica dei singoli consiglieri, sono state ridotte a una: da circa 100 mila euro da versare a ogni consigliere si è passati a 40 mila. Per quel che riguarda i finanziamenti ai gruppi consiliari si è passati da 100 mila euro all’anno per ogni consigliere a 5 mila».

DEBITO PIEMONTESE. L’amministrazione Cota si è distinta anche per la gestione difficile del debito della Regione. «Una spesa sovrabbondante causata dall’errata gestione del bilancio e della macchina della Regione delle amministrazioni precedenti. Solo di debiti nascosti dalla sinistra abbiamo scovato quasi 900 milioni», ricorda Cota. «I buchi nascosti li abbiamo rintracciati prima che lo facesse la Corte dei Conti; fa sorridere che adesso si metta a controllare gli scontrini dei consiglieri» osserva. Il problema maggiore del debito era la sanità. «Dal primo giorno del mio insediamento ho capito che si trattava di una polveriera». «Abbiamo rispettato il piano di rientro e siamo riusciti a ridurre la spesa sanitaria di 400 milioni di euro senza rinunciare alla qualità del servizio, e anzi migliorandola, come sostiene una ricerca di Agenas».

SPENDING REVIEW. Molti dei suoi nemici, Cota crede di esserseli fatti proprio nel tentativo di riformare il sistema sanitario regionale. A qualcuno non è piaciuto il fatto che abbia introdotto il bonus bebè di 250 euro e che abbia portato le associazioni per la vita all’interno degli ospedali per applicare in modo corretto la 194. «Ma credo di avere infastidito molti soprattutto per un’idea della sanità diversa dai miei predecessori. La sanità è sempre stata due cose: centro di potere e centro di spesa», prosegue Cota. «E in Piemonte il delta tra il costo ottimale e quello finale è enorme a causa di un centro di potere che si è dotato di molte sovrastrutture».«Io sto cercando di cambiare le cose. Siamo riusciti a dimezzare il deficit e puntiamo a non averlo». Purtroppo, conclude Cota, «il debito non si può cancellare e ci vorranno anni e anni per rimettere a posto la macchina regionale».

@LuigiAmicone

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35 commenti

  1. poveritalia

    Su Connottu, lei è noioso.
    Vuole nascondere la sua banalità con discorsi fintamente sofisticati.
    Lei scrive su di un giornale Cattolico negando che se uno ruba è ladro.
    Si rilegga i dieci comandamenti. C’ è scritto tutto li.

  2. prof

    leggendo alcuni commenti ci si rende conto del perchè abbiamo la classe politica che ci meritiamo.
    Credo che maggior parte delle persone in fondo non gliene freghi nulla dell’onestà di un politco.

    L’importante è che se è un politico dalla parte sbagliata paghi le pene più dure, paghi tutto quello che non hanno pagato gli altri, e se è dalla parte giusta che non sia tanto fesso da dimettersi e regga al processo mediatico di quegli ipocriti cretini che o sono in malafede o sono tanto ritardati da credere veramente che a qualcuno importi qualcosa di cosa sia giusto e cosa sbagliato.
    Perchè cosa è giusto e cosa è sbagliato non vale nulla di fronte alla prospettiva di costruirsi un mondo semplice, chiaro: in questo mondo lo sai chi è il buono e chi è il cattivo, sai chi non ti mentirà mai e chi ti mente sempre, e quando ti sembra i buoni siano finiti a fare i cattivi non ti devi preoccupare: ci penserà Repubblica, o Libero, o Tempi a tranquillizzarti: tranquillo! non ti sei sbagliato, non sei stupido, sei sempre stato nel giusto. E’ come la mamma quando eravamo bambini.

    Per un mondo cosi vale la pena lasciare da parte menate inutili e dolorose, l’alternativa a questo paradiso è l’inferno del mettere sempre in discussione ciò che si considera vero, con il rischio di scoprire che la verità non esiste, la si cerca sempre solo per non trovarla, e che nessuno, mai, ti può dire cosa pensare: perchè ne sa quanto te.
    Bell’affare. Meglio un mondo semplice, a costo di fregarmene dell’onestà, della verità, del prossimo, di tutto.

    1. Giorgio

      Pensare che la verità non esiste è ben più comodamente rinunciatario che credere a quella dei giornali.
      Almeno chi crede ai giornali si sforza di fare un atto di fede.

      1. prof

        il fatto che non esista una verità oggettiva non significa che non abbia senso cercarla.
        Il cercarla essendo consapevoli di questo è un atto di fede.

        Credere nei giornali è solo un atto di (comoda) fiducia, non di fede.

        1. Giorgio

          Dunque secondo il Prof è sensato cercare una cosa che non esiste.
          Ecco, a parer mio questa e la madre di tutte le seghe mentali!
          “Ma nove per nove, farà ottantuno?” (cit. da una memorabile battuta di Troisi nel film “Non ci resta che piangere”)

          1. prof

            forse ti devi chiarire le idee sul concetto di “fede” giorgio.
            E’ pieno di gente nel mondo che crede in cose la cui esistenza non sarà mai oggettivamente dimostrabile, e non si fanno menate mentali: si chiamano credenti.
            Se sei credente pure te forse è proprio il caso che ti chiarisci la differenza tra, per esempio, credere in una vita dopo la morte e credere in un editoriale di Amicone.

          2. Giorgio

            Vedi, caro il mio prof, la “fede” per un cristiano consiste nel credere che la Verità con la “v” maiuscola ESISTE e ha pure un nome: Gesù Cristo.
            Tu invece hai scritto che la verità non esiste ma che è ugualmente sensato cercarla.
            Ti sembra che ce l’abbia chiara la differenza tra la “fede” e la “sega mentale” mio caro prof?

          3. gatt

            ovviamente no: dal momento che ha scritto che credere nei giornali è un atto di fede mi sono convinto che lei ha le idee confuse a riguardo.

            Credere in una Verità come Gesù Cristo è credere in qualcosa che non può essere provato, di cui non avrai mai certezza materiale nella tua vita.
            Però tu credi che esista, ne hai fede.
            Si vada a leggere le discussioni filosofiche e scientifiche su cosa si possa definire come esistente, e vedrà che- al di là di chi dice che nulla si può definire esistente- tutto ciò che è oggetto di fede non può rientrare in nessuna categoria di “esitenza”.
            Dio, Krishna, Allah formalmente non esistono.
            Se esiste una definizione di esistenza (scusa il gioco di parole) questa è vincolata alla nostra capacità di comprendere e conoscere, ciò che è oggetto di fede va ben al di là di quello che possiamo capire e catalogare.
            Per questo ha senso credere in cose che “non esistono”.

          4. prof

            scusi, “prof” non “gatt” 🙂

  3. ramon

    dicembre 2012: il governo monti impone un tetto massimo alla retribuzione lorda dei consiglieri regionali: 11000 Euro; in piemonte ed in veneto hanno ridotto gli stipendi (rientrando nel tetto massimo stabilito), ma hanno aumentato di molto la diaria (reddito non tassabile). ergo, al netto delle tasse sono riusciti ad aggirare la legge monti. al netto delle tasse la loro remunerazione è aumentata.
    VERGOGNA!!!
    Caro amicone, stai cercando di difendere l’indifendibile e, soprattutto, come di consueto in italia, racconti parte della verità. cordialmente, cambia mestiere!!! ontologicamente non mi sembra molto corretto quello che fai.

    1. Luigi Lupo

      Mi hanno tolto la prima risposta al tuo commento dove avevo messo un link di un sito, tenuto da un noto professore della Bocconi, dove si dicono le cose che dici tu con tanto di tabelle esplicative. Spero che il moderatore lasci almeno questa risposta a testimonianza che quanto dici è vero e che anche il giudizio su Amicone non si può che condividerlo!

  4. Francesco

    Va bene tutto, la lobby di Repubblica, i poteri forti, l’idea di sanità diversa, e così via, ma quando ti compri le Marlboro, Cota, pagatele tu, e che cavolo!

  5. Luigi Lupo

    Cota dice che ha diminuito la spesa della politica. La redazione di Tempi potrebbe chiarire se risponde al vero che, nella regione Piemonte, sia stata ridotta l’indennità dei consiglieri ma sia stata aumentata la diaria, con il risultato che al netto i consiglieri ricevono, se non di più, almeno quanto percepivano in precedenza. Si tenga presente che mentre l’indennità è tassata la diaria no e questo porta al risultato di cui sopra.

  6. pietro

    Fatemi capire: se uno ruba tanto e fa un cattivo lavoro deve andare in galera, se invece ruba poco e fa un cattivo lavoro si deve dimettere, mentre se ruba poco ma fa un buon lavoro allora tutto ok. Davvero state sostenendo questo? Siamo davvero arrivati a questo punto? Io sono un datore di lavoro e se pesco uno dei miei dipendenti che accolla all’azienda (quindi anche agli altri dipendenti suoi colleghi) spese ingiustificate, io lo licenzio in tronco, non mi interessa di quanti soldi porta all’azienda. Se vuole dei benefit ulteriori per il suo lavoro, me lo dice e rinegoziamo il suo contratto, non mi prende per il culo in questo modo. Non è moralismo il mio, semplicemente non potrei più fidarmi di quella persona a cui avevo dato fiducia, oltre che una carta di credito. Vorrei vedere chi di voi avrebbe il coraggio di fare diversamente e dire a questa persona di non preoccuparsi, in fondo una cena di qua, una vacanza di la che vuoi che sia. Ma dove cazzo stiamo andando a finire??? Il signor Cota e compagni hanno deciso di servire i cittadini percependo uno stipendio (lauto) concordato. Punto! Questi sono gli accordi caro sign. Cota, se lei e i suoi amici siete uomini onesti e di parola, vi atterrete a ciò che avete sottoscritto. Tutto il resto sono solo inutili chiacchiere.

    1. Luigi Lupo

      Dieci e lode per il suo commento!
      Concordo in pieno.

    2. Su Connottu

      Sig. Pietro,
      mi scusi ma il suo ragionamento non è così chiaro.
      Se il suo dipendente presenta una nota spese, con o senza anticipo, e lei si accorge, solo dopo approvazione e contabilizzazione della nota, che alcune voci non sono rimborsabili, ciò costituisce motivo di licenziamento non tanto per il suo dipendente, ma piuttosto per lei, che ha dimostrato superficialità nel controllo contabile. Il suo dipendente non è necessariamente tenuto a sapere cosa è rimborsabile e cosa no, lei invece sì.
      Saluti

      1. Andrea Pinato

        Sig. Su Connottu,

        Non arrampichiamoci sugli specchi.

        Quando ti fai rimborsare le cartucce per il fucile da caccia, sigarette, profumi (esempi consigli lombardia) sperando che nessuno se ne accorga o che ci sia un tacito silenzio perchè “così fan tutti” sei un ladro.

        Se (SE !! ) Cota ha ridotto la spesa sanitaria ha fatto il lavoro per cui viene (BENE !!) pagato, nulla di più nulla di meno.

        Se (SE!! ) Cota ha gonfiato le note spese per i suoi comodi è un ladro, punto.

        Certa ( CERTA, non tutta !!) magistratura è un male, ma è anche un cancro questa stramaledetta idea che rubare per il partito (tangenti, rimborsi gonfiati) non sia rubare.

        Maledizione che ci portiamo dietro da almeno 40 anni.

        1. Giorgio

          Mi pare di dover dire, a questo punto, che alimentare la “clientela” politica redistribuendo agli amici degli amici i quattrini delle tasse estorte ai cittadini me non sembra poi molto meno riprovevole che coi suddetti quattrini comprarcisi le mutande.
          De gustibus…

          1. Andrea Pinato

            sig. Giorgio, ovviamente concordo.

            Quello che non trovo ovvio è che la classe politica e certe linee editoriali pensino che rubare non è rubare se c’è una “modica quantita” (“bazecole” dice Amicone nel sottotitolo).

            L’esperienza degli ultimi 40 anni insegna che questa etica “relativista” sul concetto di onestà porta a disastri e degenerazioni che alla fine si pagano.

            Senza togliere che gli uomini sono uomini nel bene e nel male, senza moralismi, ed essendo cosciente che la cronaca odierna porta a diffidare (eufemismo) sia dei politici sia di una parte (PARTE!!) della magistratura.

            In altri paesi sono meno “relativisti” e la pubblica amministrazione ha uno standard di efficienza e senso del dovere che noi ce lo sognamo.

            Noi pensiamo di essere più furbi e i risultati si vedono.

            Concorda?

          2. Giorgio

            Non posso che apprezzare il fatto che lei ci tenga alla mia concordia.
            E non si può negare che un ladro di polli sia un ladro di polli.
            D’altra parte non riesco a biasimare più di tanto il ladro di polli che, da una magistratura ideologicamente prevenuta viene messo alla gogna al posto di colui che, nell’apparente legalità, sperpera miliardi della collettività per foraggiare gli amici degli amici che gli consentono di restare sullo scranno.
            Insomma, chi non si sorprende a provare un po’ di simpatia per ladruncolo che viene additato al pubblico biasimo mediatico dalle stesse autorità che chiudono tutti e due gli occhi di fronte a mancanze mille volte più consistenti?
            Me la consente questa debolezza, anche se lei ha perfettamente ragione?

    3. Andrea Pinato\

      Grazie Pietro.
      A quello che ha detto nulla da aggiungere, salvo piena e totale condivisione.

    4. Tizio

      I rimborsi sono fatti dalla Lega Nord, non da Cota. Non è lui che consegna gli scontrini. E’la Lega, uno dei tanti funzionari a farlo.
      Per il resto mi sembra chiaro l’articolo.
      In politica le scelte non sono che relative. O Cota o gente come Bresso. Io preferisco Cota. Voi, gente che fa miliardi di debito.

      1. Luigi Lupo

        Ammesso che i rimborsi funzionano come dici, ma il problema rimane. Chi ha dato alla lega lo scontrino delle mutande?? Una volta arrivato a casa gettava lo scontrino e tutto finiva li.

  7. poveritalia

    Leggendo i commenti Facebook di Mariano e Michela, si capisce molto bene perché l’ Italia è diventata quella che è.
    Chissà , se hanno figli, cosa gli insegnano.

    1. Su Connottu

      Per esempio, il primato della coscienza e dell’autonomia di giudizio rispetto ai titoli di “Repubblica”.
      Per un altro esempio, la presunzione di innocenza. Oppure ancora la distinzione tra la sfera privata e la responsabilità politica. Lei che ha da insegnare? L’onestà di chi da buoni consigli quando non può dare il cattivo esempio?
      Guardi che se crede di agevolare la sua legittima opinione citando la coda di paglia del partito democratico che ipocritamente mette alla gogna i propri rappresentanti che finiscono nei guai, compie un autogol clamoroso. E il fatto che questi casi vengano usati, anche dalla magistratura, come foglia di fico per contrabbandare indipendenza, ovviamente farlocca, ne è un’ulteriore conferma.
      Io non darò mai mezzo voto a chi vuole occuparsi della cosa pubblica costruendo la propria carriera sulla pelle altrui, indossando abusivamente la toga del giudice e fottendosene del bene comune. Questi “onesti” li lascio con molto piacere alla sinistra. Ma vi rendete conto che sulla battaglia dell’etica politica siete arrivati a teorizzare barriere sociologiche e antropologiche, salvo poi ascrivervi il copyright su figure come Nelson Mandela?
      Ecco perchè Cota non deve dimettersi, assumendosi anche il rischio di un maggior danno personale nel caso in cui qualcuna delle accuse dovesse rivelarsi fondata.

  8. poveritalia

    La Magistratura indaga dappertutto. Se indagasse da una parte sola, i Giornalisti del’ altra parte farebbero i titoloni.
    Purtroppo sono i destrorsi più sprovveduti che non sanno o non ricordano che anche a sinistra hanno trovato i ladri. Solo che a sinistra i ladri non li difende nessuno, mentre a destra c’ è tutto un popolino che li difende.

    Quando hanno beccato il consigliere regionale lombardo o il sindaco di Bologna, il loro partito li ha costretti a dimettersi, senza fare tante storie.
    Che sia perché, per uno da una parte, ce ne sono 100 dal’ altra?
    Capita la differenza???

    1. Antonio

      Mi dispiace, ma nel caso specifico rimane la questione: ci si scandalizza qualche migliaio di euro spesi da Cota e non si dice niente sui milioni spesi negli anni passati dalla giunta di sinistra. Ed anche la magistratura segue la stessa linea: indaga su qualche migliaio di euro spesi da Cota e non sui milioni spesi prima. Si può dire quello che si vuole, ma rimane un’assurdità.

    2. beppe

      poveritalia, la differenza è che la sinistra ha il filo diretto con procure, giudici ecc. e quando decide lei non esce neanche uno spillo. la sinistra ha la presunzione di superiorità morale, il potere dalla sua parte, tiene in scacco e sotto ricatto tutti gli statali, la maggior parte dei giornalisti. la sinistra E’ SOLO POTERE E DESIDERA SOLO IL POTERE A TUTTI I COSTI. e se qualche volta il popolo le disobbedisce si incazza.

  9. Su Connottu

    Sono d’accordo con la maggior parte dei commenti: se Cota si dimette è un cretino.

  10. Antonio

    Per quanto mi riguarda si potrebbe anche comprare il corredo intero se fosse in grado di sistemare le finanze della Regione.
    Oltretutto posso capire il disappunto per le mutande, ma le restanti spese credo siano in gran parte legittime, per cui stiamo distutendo al massimo di qualche centinaio di euro.
    E poi che ipocrisia: si passa sotto silenzio lo sperpero di milioni fatto dalla precedente amministrazione di sinistra e si discute di pochi migliaia di euro. E dove sono i magistrati che indagano su tutto in Italia?
    Ha dimenticavo, lo sperpero della sinistra è spese pubblica legittima e mai e poi mai c’è da sospettare corruzione.
    Ma quando si farà la riforma della magistratura? Cosa dobbiamo aspettare ?
    Cari Lupi e Formigoni, va bene tutti i problemi economici, ma la libertà non mi pare sia un aspetto secondario del benessere di un popolo.

  11. poveritalia

    Credo che il guasto maggiore prodotto da chi ha avuto egemonia politica ed economica in questo ventennio, sia avere istituzionalizzato che la politica è un mestiere, non più una vocazione.
    Al servizio del proprio o di altrui amicali interessi economici e non dei bisogni della collettività.
    Così ci sta benissimo che un politico dica: va be mi sono comprato pure la mutande coi soldi della collettività, che male c’ è …
    Così ci sta che se la Magistratura indaga e accerta le malefatte, è la Magistratura (sinistra, comunista) a dover essere messa a tacere.
    Ci sta meno bene che la deriva affaristica abbia ormai tolto qualsiasi connotazione valoriale ad una parte della Società che si autodefinisce Cattolica.

    1. viccrep

      e’ bene che la magistratura indaghi ma lo faccia su tutti, in piemonte indaga solo lega e ldl, della sinistra nulla e silenzio, questo è vergognoso

  12. Pietro

    Cara redazione di Tempi,
    vi leggo da molto tempo ma sinceramente non capisco come si possa difendere, se questi fatti fossero verificati, il sign. Cota e i suoi consiglieri. A difesa delle presunte “spese pazze”, fin dal titolo spostate l’attenzione sul fatto che l’amministrazione Cota ha fatto risparmiare molti più soldi di quelli che ha INDEBITAMENTE speso. E allora? Moralmente cosa cambia? Stiamo parlando di persone che guadagnano sicuramente più di 5.000 euro al mese, tutti, nessuno escluso. E ci vengono a dire che non riescono a comprarsi le mutande con 5, 6, 7 mila euro al mese? Si dice: ho rinunciato a un’enormità di soldi, ora ne guadagno un sacco, quindi abbigliamento, ristoranti, vacanze, caffè e mutande li metto in conto ai cittadini. Ma che diavolo di ragionamento è? Boh!

    1. CRISTIANO

      Sono d’accordo che usare i nostri soldi per spese personale sia in ogni caso sbagliato.
      Credo anche che, entrati nel mondo della politica, locale o nazionale, quando vedi tutti intorno a te che rubano alla grande, le mutande siano il minimo. Ripeto, non dico che sia giusto, anzi, ma credo che i problemi grossi siano altri e non le mutande di Cota.
      Non voto Lega ma è chiaro ormai chiaro che parte della magistratura ha un piano ben definito in testa…

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