Cose viste e sentite al Meeting di Rimini

Di Emanuele Boffi
26 Agosto 2024
Professori che puliscono tavoli, bambini che si picchiano coi martelli, Giussani e il buon vino. Disordinato elenco di una settimana alla kermesse di Cl
(foto Meeting Rimini)
(foto Meeting Rimini)

Ho visto Bianca, 17 anni, terza liceo classico, addetta allo svuotamento e ricambio sacchetti, scrutare perplessa dentro un cestino della spazzatura e sospirare sconsolata: «Questo no, è ancora pieno». Bianca a casa non lava nemmeno un bicchiere, ma qui vorrebbe fare di più, contribuire di più, svuotare più bidoni.

Ho visto un tizio, professore quasi in pensione, volontario armato di spruzzino e spugnetta, pulire i tavoli dell’area food con lo stesso impegno con cui durante l’anno espone ai suoi alunni la vita di Dante e Manzoni.

Ho visto Emanuele, Luca e Samuele spiegare a serpentoni infiniti di visitatori il martirio di Franz e Franziska, la loro vita, la loro storia e ogni volta riscoprire, loro in primis, cosa significhi dare la vita per i propri amici.

Ho sentito Annarita parlare di suo papà Enzo, medico, morto in un incidente stradale 25 anni fa, cui è stata dedicata una mostra. L’ho vista indicare una frase su un pannello, commuoversi e dire «anche io vorrei essere santa come lui» (e dite voi se questo non potrebbe essere il titolo di uno dei prossimi Meeting).

Ho visto bambini suonarsele cristianamente di santa ragione con i martelli di Tempi, mamme che tentavano inutilmente di sedare la faida, padri che si univano fanciullescamente alla lotta familiare.

(foto Flikr Meeting)
(foto Meeting Rimini)

I vantaggi di essere disabili

Ho sentito Ubaldo raccontare con maestria la figura di William Congdon, parlare della “melezza” di Cézanne e della «nebbia monumentale della Bassa», di un quadro tutto giallo con un sole giallo in un angolo giallo che, se qualcuno avesse osato affermare che era astratto, «Bill l’avrebbe strozzato».

Ho sentito Giancarlo spiegare che la «ripetizione» può non essere una forma arida e stanca con cui si fanno le cose, perché «ri-petere significa “chiedere di nuovo”», che è proprio quello che fanno tutti i bambini del mondo, senza mai stancarsi, quando giocano.

Ho sentito Sebastiano raccontare che tanti anni fa chiese a don Giussani cosa c’entrava Dio col fatto che lui non riuscisse a vendere il vino prodotto dall’azienda di famiglia di Alcamo e che quello gli rispose: «Io lo devo assaggiare questo vino e, se è buono, ti aiuto a venderlo» (ah, questi “affaristi” di Cl/1).

Ho visto con i miei occhi un ragazzo in carrozzina, detto “lo squalo”, gonfiare il petto perché, girando la fiera con quelli con la maglietta rossa, ha raccolto tantissimi soldi in donazioni: «Sai, se sei disabile, è più facile» (ah, questi “affaristi” di Cl/2).

Ho sentito Adriano raccontare che durante un viaggio in Terra Santa nel 1986, «quando si era andati all’Orto degli ulivi, tutti i pellegrini poi erano entrati in un negozio per comprare i ricordi e don Giussani si era accorto che un venditore ambulante era rimasto addolorato e sconfortato perché nessuno aveva comprato qualcosa da lui. La mattina dopo ha fatto ritornare il pullman in quel luogo e ha invitato tutti a comprare qualcosa da quel venditore» (ah, questi “affaristi” di Cl/3).

(foto Meeting Rimini)
(foto Meeting Rimini)

Il programma di domani e quello di una vita

Ho sentito una giovane sposa elencare tutta d’un fiato al suo maritino il programma del giorno: «Appena arriviamo abbiamo la prenotazione alla mostra di De Gasperi poi ci guardiamo quella del fotografo americano che mi dicono sia bellissima poi cafferino veloce poi a mezzogiorno l’incontro sui social e l’intelligenza artificiale poi piadina rapida e alle tre l’incontro sul titolo poi col Gio e le Patti ci vediamo all’area sport ma solo per un gelato perché alle 17 ho prenotato la mostra di Russia cristiana e dopo dobbiamo correre a sentire l’incontro con don Paolo e mangiare e poi precipitarci al concerto testimonianza di Ruggeri ma poi appena finito dobbiamo tornare in albergo perché dobbiamo ancora fare il check-in e domani dobbiamo alzarci presto perché per colpa tua ci siamo svegliati tardi e abbiamo trovato un posto a due ore di macchina da qui. Questo, oggi. Vuoi sapere il programma di domani?». Alla domanda ho visto il terrore baluginare nei suoi occhi.

Ho scoperto che Baroncini, il primo prete del movimento che fece venire una domanda pure a papa Wojtyla («e chi è questo don Fabio?») diceva sempre che bisogna stare «davanti ai muli, dietro ai cannoni, lontano dai superiori» e ho pensato che anche Luigino Amicone si sarebbe entusiasmato a sentire un programma di vita così.

Ho visto e sentito tutto questo. Sono stato una settimana di fine agosto al Meeting di Rimini. L’anno prossimo si torna per costruire in luoghi deserti con mattoni nuovi.

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