Cosa non quadra nella condanna a Formigoni
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Come sanno i lettori di Tempi, noi abbiamo sempre avuto seri dubbi sull’inchiesta Maugeri che ha portato ieri alla condanna a 7 anni e mezzo dell’ex governatore lombardo Roberto Formigoni. In verità, non siamo gli unici. Probabilmente nessuno se ne ricorderà, ma quando questa storia iniziò l’attento cronista del Corriere della Sera, Luigi Ferrarella, nelle pieghe di un articolo di cronaca, si domandò (cito a memoria): «ma come faranno i giudici a condannare Formigoni per degli atti – le delibere regionali – approvati all’unanimità?». Già, come faranno?
Provvedimenti giusti
Qui di seguito vi proponiamo la lettura di uno stralcio dell’articolo apparso oggi sul quotidiano Libero a firma di Lorenzo Mottola in cui si elencano i punti problematici della sentenza.
«Il primo: se è giusto condannare Formigoni, allora bisogna perseguire anche tutti i consiglieri lombardi che in quegli anni formavano l’opposizione, Rifondazione comunista inclusa. La ragione è che i regolamenti grazie ai quali la Maugeri e il San Raffaele hanno ottenuto i rimborsi contestati sono stati votati dall’intera aula del Pirellone. Approvati all’unanimità. Solo in un secondo momento la giunta è intervenuta convertendo il tutto in delibere. E questo semplicemente perché si trattava di provvedimenti giusti sotto ogni punto di vista: le strutture sanitarie erano vincolate dalla legge a fornire alcune prestazioni di pronto soccorso. Prestazioni molto care, che avrebbero appesantito in maniera eccessiva i bilanci delle aziende sanitarie private. E di conseguenza la Regione aveva pensato di contribuire. Dove sta il furto? Non è chiaro».
Corte dei Conti
«Secondo: praticamente tutti gli altri protagonisti della vicenda – come il potentissimo direttore sanitario dell’epoca, Carlo Lucchina – sono stati assolti. E questo perché le delibere erano esenti da vizi e non comportavano affatto un ingiusto esborso per le tasche dei cittadini lombardi. D’altra parte mai la Corte dei Conti s’era sognata di impugnare queste leggi, giudicate del tutto legittime. Solo Formigoni e il suo finanziatore sono stati colpiti».
Il guadagno di Daccò
«Alla luce di ciò ci si potrebbe chiedere come sia maturata la condanna. Il fatto è che Formigoni e Daccò sono amici da anni e che quest’ultimo era un uomo molto ricco. Di conseguenza spesso si occupava di saldare il conto di cene e di viaggi fatti insieme. Questi favori, secondo la Procura, sono prova certa di corruzione. Resta però da capire cosa ci avrebbe guadagnato Daccò, visto che – come dicevamo – i soldi alle cliniche sarebbero arrivati lo stesso».
Foto Regione Lombardia da Shutterstock
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