Ecco cosa cambierebbe in Francia e in Europa in caso di vittoria di François Hollande
Il primo turno per il rinnovo della più alta carica francese è stato vinto dal candidato socialista François Hollande, che dovrà duellare con monsieur Nicolas Sarkozy in uno scontro all’ultimo voto per prendere possesso, almeno per cinque anni, dell’appartamento presidenziale all’Eliseo. E se vincesse Hollande, cosa accadrebbe alla Francia e più in generale all’Europa? Nei “60 impegni per la Francia”, i punti del programma elettorale che riassumono il pensiero di Hollande, la matrice non lascia dubbi: bisognerebbe prepararsi a un socialismo fatto e finito.
Rigorismo (altro che quello montiano) condito con tante belle tasse, violazione dei diritti non negoziabili con l’introduzione del “diritto” all’eutanasia, statalizzazione dell’intero sistema sociale attraverso il rilancio della scuola pubblica: «pedagogia, formazione e ritmi scolastici, bisognerà mettere tutto in discussione». A cui si aggiunge l’eliminazione di ogni tipo di sgravio fiscale per le imprese. I francesi più ricchi non saranno contenti, perché il programma prevede un innalzamento per scaglioni delle aliquote fiscali (a titolo d’esempio, è previsto l’innalzamento al 45 per cento per i redditi superiori a 150 mila euro) e anche le banche subiranno un incremento delle imposte sugli utili. Va detto che il settore creditizio francese non se la passa benissimo, le banche non sono così solide come in Italia. Altro punto in agenda, in completa controtendenza rispetto alle scelte delle vicine Spagna e Italia, riguarda la riforma pensionistica che vedrà il ritorno, con 41 anni di contributi, della finestra d’ingresso a 60 anni contro i 62 appena varati da Sarkozy. Ma se non tutti i mali vengono per nuocere, un dato positivo lo si può raccogliere: lo strappo con la cancelliera Angela Merkel, che fino a ora ha potuto godere del pieno appoggio del premiere francese Sarkozy.
Le dichiarazioni di Hollande non lasciano il minimo dubbio e, in caso di vittoria finale, appare scontata l’apertura di una crepa all’interno di Eurolandia. Il Fiscal compact (il patto di bilancio sui conti pubblici firmato il mese scorso da 25 paesi europei) non verrebbe recepito dalla Francia, creando così un precedente di rilievo pronto a scatenare un effetto domino. Tra i Pigs, Spagna e Irlanda devono ancora esprimersi a riguardo: un segnale negativo francese sarebbe un forte contributo per il rifiuto dell’austerità voluta dalla Germania. L’altra questione riguarda l’Euro. Di fronte a una disomogeneità così rilevante all’interno del Unione monetaria europea, il distacco della Francia (e del Fondo monetario internazionale) dalle idee franco-tedesche maturate in precedenza, comporterebbe delle modifiche importanti a tutto il sistema. Potrebbe essere la volta buona per gli Eurobond e per politiche monetarie espansive? Magari, anche se siamo già in ritardo rispetto agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna.
@giardser
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