Con una bozza della Corte suprema i progressisti scatenano la guerra preventiva sull’aborto
«È tempo di dare ascolto alla Costituzione e restituire la questione dell’aborto ai rappresentanti eletti del popolo». Nella serata di lunedì il giornale online Politico ha pubblicato quella che sembrerebbe essere la bozza di un parere del giudice della Corte suprema americana Samuel Alito sul caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, nel quale il giurista conservatore afferma che la sentenza Roe v. Wade che nel 1973 fece diventare l’aborto un diritto costituzionalmente protetto è «estremamente sbagliata e profondamente dannosa» e che per questo deve essere annullata.
Proteste di piazza contro la Corte suprema
Secondo Politico quel parere, datato 10 febbraio, avrebbe ottenuto il voto favorevole di quattro degli altri giudici nominati dai repubblicani, Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett. Contrari i tre democratici Stephen Breyer, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan, incerto il presidente John Roberts. La Corte suprema si esprimerà ufficialmente sul caso che potrebbe ribaltare la storica sentenza sull’aborto a fine giugno, ma come prevedibile lo scoop di Politico – clamoroso perché unico: mai un parere non ufficiale della Corte suprema era stato pubblicato da un giornale mentre un caso era ancora pendente – ha immediatamente diviso l’opinione pubblica e provocato proteste di piazza davanti alla Corte Suprema a Washington, difesa dalle forze dell’ordine con delle transenne, con i manifestanti che hanno intonato cori contro la «feccia fascista» della Corte.
Come detto, però, il parere attribuito ad Alito è una bozza, una delle numerose che nei mesi precedenti una sentenza circolano tra i giudici della Corte. Essa non rappresenta necessariamente la decisione finale del tribunale sul caso e nemmeno il pensiero attuale della maggioranza. Certamente è coerente con il tenore delle argomentazioni orali di dicembre nel caso che sfida la Roe v. Wade sul divieto di abortire dopo 15 settimane in Mississippi.
La questione morale dell’aborto e l’autorità del popolo
Il leak di Politico è stato seguito da editoriali indignati sui giornali liberal, chiamata alle “armi” della protesta da parte di giornalisti, politici democratici, influencer e grandi imprenditori come Bill Gates. E a proposito di fake news, nella narrazione social un parere vecchio di tre mesi è diventato sentenza definitiva, e spacciato come la Corte trumpiana che vuole impedire alle donne di abortire. Non è così.
«L’aborto pone una profonda questione morale», si legge nel documento. «La Costituzione non vieta ai cittadini di ogni Stato di regolamentare o vietare l’aborto. [Le sentenze] Roe e Casey si sono arrogate quell’autorità. Ora annulliamo tali decisioni e restituiamo tale autorità al popolo e ai suoi rappresentanti eletti». Nessun divieto di aborto imposto dai giudici, insomma, ma la possibilità per ogni Stato di decidere la propria legislazione sull’interruzione di gravidanza (sempre che la decisione finale sia effettivamente in linea con il parere di Alito).
L’obiettivo di chi ha fatto circolare la bozza
Il tentativo neppure troppo velato di chi ha fatto circolare la bozza e aizzato la protesta social e mediatica è quello di fare passare la Corte come un’istituzione in balìa di una maggioranza trumpiana intenzionata a ribaltare cinquant’anni di conquiste progressiste. Non è così (basta vedere i no della Corte ai tentativi dell’ex presidente di fare invalidare le presidenziali del 2020). Affidare la questione dell’aborto alle legislazioni nazionali, e dunque al voto dei cittadini, non facendone più soltanto una questione di privacy del singolo, è legittimo e nei poteri della Corte. Non è una battaglia reazionaria e passatista, tanto che gli stessi democratici sanno quanto il tema sia tutt’altro che superato, e che la maggioranza degli americani sia contraria all’interruzione di gravidanza dopo il terzo mese.
Spingere alla guerra civile mediatica, alla divisione, all’esasperazione delle posizioni facendo circolare la bozza e dandole una lettura definitiva serve a fare pressione sulla Corte suprema, i cui giudici devono ancora decidere nel merito, e possono benissimo – come spesso succede – cambiare idea rispetto a un parere di febbraio. L’alzata di scudi dei media progressisti, le accuse di personaggi influenti come Bill Gates, le proteste di piazza, in una parola la tattica progressista di buttarla in caciara hanno l’obiettivo – questo sì conservatore nel senso negativo del termine – di lasciare le cose come stanno e non affrontare la questione dal punto di vista politico. Ma almeno hanno dato al Partito democratico qualcosa su cui fare campagna elettorale in vista delle elezioni di midterm.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!