La Corea del Sud abbatte la mega struttura sgradita al Nord comunista: un albero di Natale

Di Leone Grotti
24 Ottobre 2014
La torre alta 18 metri ad appena tre chilometri dal confine veniva addobbata con una croce luminosa in occasione della festa cristiana. È stata demolita ufficialmente per ragioni di sicurezza, ma molti sospettano un accordo tra i governi

corea-sud-albero-natale-confine-nordIn Corea del Nord il cristianesimo è fuorilegge e Gesù è uno sconosciuto. Ma a Natale le città prossime al confine possono vedere di notte una grande croce luminosa. È l’albero di Natale che il governo sudcoreano consente ai cristiani di erigere tra dicembre e gennaio a tre chilometri dal confine, nella zona militare di Aegibong Peak.

DEMOLIZIONE E SOSPETTI. La scorsa settimana, però, il governo ha demolito la grande torre di 18 metri che a Natale veniva addobbata e in cima alla quale veniva posta la croce. Un ufficiale della Difesa sudcoreana ha dichiarato che l’unico motivo per cui la torre costruita nel 1971 è stata abbattuta riguarda la sua pericolosità: rischiava di crollare. Molti però hanno protestato e il rarissimo incontro avvenuto a inizio ottobre fra tre dirigenti nordcoreani e alti responsabili sudcoreani a Seul ha destato qualche sospetto.

LIBERATO UN AMERICANO. Nel 2004 il governo aveva bloccato l’annuale erezione dell’albero di Natale, ritenuta dal regime comunista del Nord una «grave minaccia e provocazione», dopo che i due paesi avevano accettato di porre fine a qualunque tipo di propaganda lungo il confine. La tradizione però è ricominciata nel 2010, quando il regime di Pyongyang ha ordinato un attacco missilistico contro l’isola sudcoreana di Yeonpyeong, uccidendo quattro persone.
Proprio ieri la Corea del Nord ha rilasciato il cittadino americano Jeffrey Fowle (altri due restano in carcere), detenuto da quasi sei mesi per aver lasciato una Bibbia nel bagno di un locale della città di Chongjin. Molti ritengono che la distruzione della torre possa essere rientrata in un accordo più ampio tra i due paesi.

PERSECUZIONE RELIGIOSA. Non è un ragionamento peregrino, perché la religione è un tema molto sensibile in Corea del Nord, dove l’unico dio che viene venerato è il padre della patria Kim Il-sung. Come confermato anche da diversi testimoni all’inchiesta dell’Onu sulle violazioni dei diritti umani nel paese, «chi pratica una religione viene perseguito come un criminale». Il cristianesimo in particolare è paragonato «alla droga, ai narcotici, al peccato e all’invasione capitalista». I missionari sono paragonati in pubblico a «vampiri che succhiano il sangue». Un albero di Natale e la croce, dunque, sono considerati tanto pericolosi quanto un dispiegamento dell’esercito lungo il confine.

@LeoneGrotti

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4 commenti

  1. kan63

    …aspettiamo il solito commento del troll di turno che ci dice che la Corea del Nord ha ragione…

    1. Sebastiano

      Shiva101 non credo che interverrà, l’ora della pasticca è alle 6:30

    2. Carlo

      …e chi avrebbe ragione? Gli Americani…? Siamo sicuri che Pyongyang abbia la bomba otomica, razzi a lunga gettata, cani che sbranano i detenuti, carceri per calciatori “brocchi”, …? Certo che si, perbacco! Lo dicono perfino gli Americani…

      1. Mappo

        Carlo, lo dicono persino i nord coreani, quindi per favore cerca di non essere più realista del re.

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