Corea del Nord, per 40 giorni «tutti gli esseri umani che mangiano» dovranno coltivare riso: «È il tempo della morte»
«Cosa? Adesso siamo tutti agricoltori?». Così hanno reagito molti nordcoreani dopo che il 20 maggio il regime comunista di Kim Jong-un ha proclamato una nuova iniziativa nazionale, ovviamente obbligatoria: «Mobilitiamoci tutti con la massima efficienza e dedichiamo tutti i nostri sforzi all’agricoltura».
«BATTAGLIA VERSO LA VITTORIA». La «battaglia della coltivazione del riso verso la vittoria», come dichiarato da fonti interne al paese a DailyNk, «durerà 40 giorni, fino a giugno, e vi dovranno partecipare tutti i nordcoreani a partire dalle scuole elementari. Non saranno esclusi neanche ufficiali di partito, impiegati statali, lavoratori di imprese statali e casalinghe». Non solo, «tutti gli studenti dovranno portarsi da sé il cibo e gli strumenti per la semina e andare nelle fattorie collettive», i kolchoz nordcoreani, «delle loro province».
CHI FORNISCE IL CIBO? Per 40 giorni, tutti i nordcoreani dovranno dunque «dissodare, diserbare e seminare». Sarà necessario anche un altro tipo di lavoro: rotaie temporanee verranno costruite dappertutto per portare avanti e indietro lavoratori e materiali. Il rischio è che, come si è già verificato in passato, «nell’assalto ai convogli» molti rimangano feriti. Un altro problema dei nordcoreani in queste occasioni è rappresentato dal cibo: chi fornirà le razioni a tutti i lavoratori? La risposta temuta è una sola: nessuno, ognuno dovrà arrangiarsi.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]«UMANI CHE MANGIANO». I «periodi di totale mobilitazione» esistono da quando esiste il regime stalinista in Corea del Nord. Quest’anno però si celebra il 70esimo anniversario della fondazione del Partito dei lavoratori e il dittatore Kim ha chiesto di «decorare l’anniversario con risultati splendenti nella produzione agricola». Un’altra novità di quest’anno è la mobilitazione dei più piccoli: «Le autorità – afferma un’altra fonte – quest’anno hanno ordinato anche ai bambini delle elementari di recarsi a irrigare i campi e curare le piantine». È inusuale anche che alle casalinghe venga chiesto di svolgere questo lavoro, ma quest’anno sono chiesti sforzi a «tutti gli esseri umani che mangiano».
VANGHE, NON TRATTORI. Siccome i kolchoz non hanno strumenti sufficienti per svolgere i lavori che vengono richiesti dalle autorità, tutto il peso della produzione è stato scaricato sui cittadini, che si sono presentati nei campi con pale e picconi per dissodare centinaia di metri cubi di terreno. Macchinari come trattori e quant’altro non esistono. Al posto dei secchi, c’è chi ha portato «le bacinelle che usa in casa per lavarsi». A molti residenti è stato addirittura chiesto di “offrire” migliaia di won, la moneta nordcoreana, per comprare tutto il necessario «per la battaglia».
«IL TEMPO DELLA MORTE». L’obiettivo della mobilitazione è di «prevenire la carestia», come quella degli anni 90 (conosciuta come «l’ardua marcia») che ha portato alla morte di tre milioni di persone, e «la siccità». Per questo i residenti dovranno anche «scavare pozzi» e «costruire sistemi di irrigazione». Per capire quanto è temuta e quanto sarà drammatica questa «battaglia di 40 giorni» per il popolo della Corea del Nord, basta riportare come la gente descrive usualmente questo periodo: «È arrivato il tempo della morte».
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4 commenti
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Mentre il resto del modo gira gli occhi altrove…….non vedo perciò non so….
Comunque pare che i figli dei ricchi e dei funzionari del partito comunista (in pratica la stessa cosa) possano evitare questo lavoro obbligatorio tramite il pagamento di una somma equivalente a circa 60$ cifra pari al valore di 100 chili di riso o di una tonnellata di cemento. Ovviamente si tratta di una cifra assolutamente fuori dalla portata del resto della popolazione. Questo denaro viene incamerato dalla scuola che con questi soldi può effettuare investimenti visto che il governo centrale demanda in tutto e per tutto alle scuole ogni programma di edilizia scolastica e che le scuole devono reperire anche i fondi e i finanziamenti, perché lo Stato non sgancia un centesimo.
Sì, la carestia seguita al “Grande Balzo in Avanti” in Cina (1959-’62) ha portato addirittura a 30 milioni di morti. L’ha descritta molto bene la scrittrice Jung Chang in “Cigni selvatici – tre figlie della Cina”.
Di solito queste iniziative demenziali portano ad un drastico crollo della produzione. E’ già successo così nella Cina maoista e nella Cambogia dei Khmer Rossi