

L’agenzia di stampa nordcoreana ha già cancellato il suo nome da oltre 500 articoli: Jang Song-thaek, zio del dittatore comunista Kim Jong-un, non esiste più neanche negli archivi dei giornali dopo che il nipote ne ha ordinato l’uccisione ieri, avvenuta per fucilazione o impiccagione.
«PEGGIORE DI UN CANE». Jang, il marito della sorella dell’ex dittatore Kim Jong-il, dopo essere stato umiliato in pubblico e arrestato pochi giorni fa durante l’incontro dei membri del Comitato centrale del Politburo del partito, è stato condannato a morte e ucciso dopo che la corte marziale l’ha riconosciuto colpevole di essere il «peggiore traditore della nazione di tutti i tempi» e di voler tentare un «golpe controrivoluzionario» per deporre il terzo Kim «e prendere il potere con la scusa dello stato disastroso dell’economia».
Jang è stato costretto a riconoscersi colpevole delle accuse e ad accettare la definizione di essere «peggio di un cane».
REAZIONE DEI NORDCOREANI. Come rivela una fonte interna alla Corea del Nord di Daily Nk «la notizia si è sparsa per il paese rapidamente. La maggior parte delle persone ora critica apertamente Jang dicendo che “ha avuto la punizione che meritava” e “come si può essere così traditori dopo aver ricevuto l’amore del Generale (Kim Jong-il, ndr)?”».
«Ma – continua la fonte – il modo in cui parlano rivela chiaramente che non pensano quello che dicono. Però il popolo sa che questo è un momento in cui bisogna fare la massima attenzione a quello che si dice. La notizia, ad ogni modo, ha scioccato tutti».
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IL CUOCO DEL REGIME. Tra i più sorpresi, anche il cuoco di sushi di Kim Jong-il, che oggi è tornato a vivere in Giappone, Kenji Fujimoto: «Incredibile, impossibile – ha dichiarato a un giornale sudcoreano – Jang aveva sempre mostrato assoluto rispetto per Kim. La sua epurazione è stata sicuramente portata avanti da “forze oscure” e Kim non deve aver avuto scelta. I nemici di Jang gli hanno teso una trappola, perché lui era il più grande ostacolo per i nemici di Kim».
REGNO DEL TERRORE. Che Fujimoto abbia ragione o meno, l’uccisione di Jang resta un evento senza precedenti e carico di conseguenze per il paese come spiega il grande esperto di Corea del Nord Andrei Lankov: «Kim Jong-un dimostra che nessuno è immune, nessuno è salvo: lui può decidere di uccidere chiunque e nessuno oserà dire una parola. Tutti diventeranno più ubbidienti, ma meno operosi: gli ufficiali saranno terrorizzati all’idea di fare qualunque cosa che non gli venga esplicitamente ordinata e questa passività non è un bene in un paese che ha bisogno di idee per uscire dalla crisi in cui versa».
CROLLA IL MITO DEI KIM? Sempre secondo Lankov, «un tempo chi veniva epurato non veniva mai ucciso. Ora è diverso. La posizione di un ufficiale è sotto costante minaccia e quindi molti potrebbero pensare a iniziative drastiche come un colpo di Stato o una cospirazione o scappare in Corea del Sud. Il terrore porta ad azioni imprevedibili».
L’uccisione di Jang, infine, potrebbe portare al crollo di diversi miti tra il popolo nordcoreano: «La propaganda di regime ha sempre diffuso l’idea che non ci sono persone malvagie ai vertici e che tutti sono uniti attorno al leader. Ora l’unità è infranta. Inoltre, Jang era un membro della famiglia Kim. Significa che Kim Il-sung, il padre della patria, ha fatto sposare alla figlia un traditore. Come può il suo genio essere stato ingannato? Il giudizio che aveva sulle persone e la politica non era infallibile e unico nel mondo? Molte persone cominceranno a farsi queste domande e a mettere in discussione i leader».
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