Lettere al direttore

Contestazione Statale Milano. Non c’è testimonianza senza sacrificio

Di Emanuele Boffi
03 Dicembre 2024
Ancora sul convegno interrotto in università. Il comunicato della rettrice e della pastorale dell'arcidiocesi
(foto Tempi)
Lo striscione esposto davanti al banco dei relatori per impedire lo svolgimento dell’incontro “Accogliere la vita”, Università Statale, Milano, 26 novembre 2024 (foto Tempi)

Caro direttore, la contestazione violenta degli universitari di sinistra che non ha permesso lo svolgersi del convegno sulla bioetica a difesa della vita organizzato da Obiettivo Studenti della Statale di Milano, mi ha spinto a fare una riflessione sui temi della missione e della testimonianza del cristianesimo. La testimonianza missionaria, che non occorre venga fatta nei luoghi più poveri del mondo per essere tale, ma che ci vede protagonisti nella scuola, sul lavoro e talvolta anche con gli amici e in famiglia, comporta una prerogativa che si tende a dimenticare, ma che ritengo coessenziale all’impeto missionario. Sto parlando del sacrificio. La testimonianza di Cristo e di ciò che da lui consegue per quanto riguarda ad esempio la difesa della vita, si muovono per forza contro corrente. Contro la corrente di un mondo che, avendo perso l’uso corretto della ragione, spinto dal pensiero dominante della realizzazione del desiderio ad ogni costo, detesta e odia una visione alta, profonda e non istintiva della realtà. Parlando con alcuni amici che lavorano in aziende importanti è sorta la domanda su come si possa essere missionari e testimoni di Cristo in un ambito lavorativo nel quale il momento più alto di rapporto con gli altri si svolge durante i Team Building creati alla fine dei conti non tanto per creare spirito di gruppo, ma per mettere  a nudo la fragilità del singolo offrendo come unica risposta il massimo impegno nel lavoro. Quante volte abbiamo sentito definire “una grande famiglia” l’ambito professionale… Insomma sembra che la proposta di Altro si vada a scontrare non solo contro i temi etici, ma proprio contro la stessa concezione dell’uomo contemporaneo. Alcuni cattolici, forse la maggior parte, hanno cercato di ovviare al possibile scontro col “mondo” in nome del rispetto della libertà dell’altro, decidendo di deporre le armi per evitare di ferire il sentimento altrui. Un cristianesimo che non annuncia è un cristianesimo che non esiste. Un cristianesimo che annuncia deve mettere in conto il sacrificio. Affermare la Verità ha le sue conseguenze, è inevitabile. Nella storia cambia la mentalità, Cristo si scontrò con la legge ebraica e il potere romano, oggi ci scontriamo con il relativismo etico e il buonismo massone. Il cristiano è sempre in minoranza e per testimoniare, cioè essere, deve mettere in conto di perdere la battaglia per vincere la guerra.

Giovanni Zola

Grazie Giovanni, hai già detto tutto tu, non aggiungo altro se non segnalare due comunicati che sono stati resi noti dalla rettrice dell’Università degli Studi di Milano, Marina Brambilla, e dalla pastorale dell’arcidiocesi di Milano. Nel primo, Brambilla, oltre a condannare quanto accaduto, scrive «che la libertà di espressione, il rispetto reciproco e l’importanza di un confronto civile e pacifico (…) costituiscono il cuore pulsante di un’istituzione accademica». E aggiunge: «Per queste ragioni l’ateneo, dopo aver fatto piena luce su quanto avvenuto e aver invitato tutti al rispetto delle regole civili, sta procedendo a una verifica delle responsabilità individuali che saranno segnate da provvedimenti, previa approfondita analisi. […] In questo spirito proporremo agli organizzatori dell’incontro dello scorso 26 novembre di riorganizzare l’evento, invitando contestualmente chi ha altre idee sull’argomento a dibatterne nei modi e nelle sedi opportune».

Nel secondo, don Marco Cianci e i cappellani delle università sul territorio diocesano scrivono: «Quanto accaduto a Città Studi ci rammarica e ci provoca. […] Come credenti nelle parole di Gesù “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 32), siamo incalzati da quanto accaduto a rendere più evidente – attraverso la presenza cristiana in università, semplice e desiderosa di incontrare tutti – che non vi è amicizia, passione per la donna e per l’uomo, accoglienza dell’altro che non ne veneri la libertà, onori i diritti, accolga le domande, tuteli le attese di vita. Desideriamo una università sempre più “laica”, cioè capace di dare spazio ad ogni contributo positivo alla costruzione della cultura e della civiltà della vita, dell’amore e della pace. Per la missione dell’università, c’è bisogno del contributo di tutti».

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“Educarci per educare”. L’Assemblea sinodale del decanato di Varese apre un dialogo con insegnanti ed educatori. È l’educazione al centro della preoccupazione pastorale dell’Assemblea sinodale del decanato di Varese unitamente a diverse realtà educative presenti sul territorio. Un manifesto dal titolo “Educarci per educare” viene distribuito in questi giorni nelle scuole di Varese e nelle realtà educative con lo scopo di sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica su una vera e propria emergenza nazionale. In particolare è rivolto a insegnanti, educatori e genitori a cui si vuole sottolineare l’urgenza di una proposta educativa da offrire a bambini, adolescenti e giovani per “accendere” la loro umanità e aiutarli a scoprire e approfondire il senso della vita. «La preziosa collaborazione alla stesura del manifesto di molte realtà educative – sottolineano i protagonisti dell’iniziativa – è la documentazione che l’educazione non solo è possibile, ma è in atto e che la prima condizione perché ciò accada è la presenza di adulti che vivono in prima persona le domande e le sfide della loro umanità, disposti a giocare la loro esperienza nel rapporto coi ragazzi e in quello che comunicano loro. Siamo convinti che molti adulti sentano e vivano questa responsabilità e insieme si chiedano come aiutare in modo adeguato i più giovani, contribuendo alla riscoperta dei loro grandi desideri, delle loro domande e delle loro attese in una situazione sociale che appare sempre più complessa e difficile come quotidianamente la cronaca ci rivela». L’assemblea sinodale decanale e le realtà firmatarie del manifesto intendono lanciare la proposta di un rapporto e di un lavoro comune con tutte le persone che desiderano condividere e approfondire la propria responsabilità educativa, chiedendo di contribuire con la loro esperienza, le loro domande e difficoltà. Per questo nel manifesto viene indicato un indirizzo email – [email protected] – a cui inviare osservazioni sui contenuti e sulla proposta del manifesto, insieme a domande e contributi per i passi successivi. L’assemblea sinodale e le realtà educative firmatarie, alla luce dei contributi che saranno pervenuti, offriranno la propria esperienza, assieme a proposte e iniziative per cominciare e continuare questo lavoro comune.

Assemblea sinodale del decanato di Varese

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