«Ciellino aborto mancato». La sinistra impedisce convegno all’università
Martedì 26 novembre avrebbe dovuto svolgersi in un’aula dell’Università Statale di Milano davanti a trecento persone l’incontro “Accogliere la vita, storie di libere scelte” organizzato dalla lista Obiettivo Studenti, espressione degli universitari cattolici di Comunione e Liberazione. Non è stato possibile. Un gruppo di sinistra, Studenti indipendenti Statale con altre sigle come Udu, Rebelot, Cambiare Rotta, ha inscenato una protesta che non ha permesso di ascoltare gli interventi delle tre relatrici invitate a parlare: Soemia Sibillo, direttrice del Centro Aiuto alla vita Mangiagalli, Chiara Locatelli, neonatologa presso il Policlinico Sant’Orsola di Bologna, Costanza Raimondi, assegnista di ricerca in bioetica all’Università Cattolica.
Nelle intenzioni degli organizzatori, si sarebbe dovuto, dopo l’introduzione di Raimondi sul concetto di libertà, dare la parola a Locatelli e Sibillo per permettere loro di raccontare le esperienze di donne che hanno scelto, pur in mezzo a difficoltà e vicende drammatiche, di dare alla luce i propri figli. Il tema non era dunque la 194/78, ma ciò che la legge stessa prevede: offrire alle madri una scelta consapevole.
In seguito all’accaduto, Obiettivo Studenti ha diramato un comunicato che, con parole nette e intelligenti, chiede a tutti di condannare l’episodio.
Urla, bestemmie, spintoni
Già nei giorni precedenti all’incontro, gli Studenti indipendenti avevano via social minacciato il boicottaggio dell’evento: «Non possiamo accettare la presenza di questi soggetti in università, non possiamo accettare che il nostro ateneo permetta lo svolgimento di un evento del genere. Fuori i movimenti cattolici antiabortisti dalle nostre università, dai consultori, dagli ospedali, dalle nostre mutande».
Ancora prima del convegno, un gruppetto di loro si era ritrovato armato di striscione fuori dall’aula e aveva intonato vari cori contro il governo e i dirigenti dell’università, colpevoli di aver concesso l’uso dell’aula. Poi, si sono riversati all’interno, disturbando a più riprese il primo intervento, quello di Raimondi, con colpi di tosse, brusii, bestemmie, urla, domande astruse sul pensiero di Hannah Arendt (ma l’hanno mai letta?), rivelando così i propri intenti. Hanno più volte tentato di staccare la spina ai microfoni, riuscendo infine a lasciare l’aula nella penombra. Quando ha preso la parola Sibillo, un altro gruppo è entrato a forza in aula, ha fatto cadere uno dei responsabili della sicurezza dell’ateneo, ha srotolato uno striscione davanti al palco dei relatori, ha impedito alle relatrici di intervenire.
Gli insulti e l’applauso
Per circa tre quarti d’ora è andata avanti la contestazione con fischi, insulti («vaffanculo, vaffanculo») e slogan tipo «fuori Cl dall’università», «ma quale stato ma quale dio sul mio corpo decido io» e «il ciellino non è malato, è solo un aborto mancato».
I ragazzi di Obiettivo Studenti non hanno reagito. Nemmeno quando a un loro responsabile che cercava di riportare la calma è stata versata in testa dell’acqua. Solo quando l’addetto alla sicurezza dell’università, l’uomo che era stato spintonato e fatto cadere a terra durante l’irruzione, ha risposto ai vaneggiamenti di uno dei più agitati di Studenti indipendenti, dicendogli «hai detto la tua, ora lascia che loro dicano la loro», è scattato un fragoroso applauso che ha rivelato come la maggior parte dei presenti fosse lì per ascoltare e non per contestare.
Se non c’è scelta, non c’è libertà
Chi scrive era presente. È stata una scena patetica. Gli studenti di sinistra hanno cercato in ogni modo di provocare gli altri, attendendosi probabilmente una reazione che poi avrebbero prontamente denunciato come aggressione ai loro danni (son fatti così questi sinceri e tolleranti democratici).
È un peccato che non abbiano potuto ascoltare gli interventi di Locatelli e Sibillo (ma possono rimediare cliccando sui loro nomi). Avrebbero potuto scoprire che quella libertà per le donne che tanto sentono messa a repentaglio, è in verità garantita proprio da chi loro vorrebbero cancellare.
Se anziché ripetere come utili idioti gli slogan del potere avessero un po’ di onestà intellettuale, potrebbero almeno riconoscere che esistono nel nostro paese tante piccole e grandi realtà che, come previsto dalla stessa legge 194, offrono a ogni donna la possibilità di una scelta alternativa all’interruzione di gravidanza. Se non c’è scelta, non c’è libertà.
Lo sapeva persino il primo medico che in Italia praticò un aborto, Giorgio Pardi, che proprio a questo giornale spiegò perché lui – ateo e difensore della 194 – da primario della Mangiagalli fece in modo che dentro l’ospedale (e non fuori) nascesse il primo Centro di Aiuto alla vita italiano. È probabile che, oggi, i ragazzini petulanti di Studenti indipendenti impedirebbero pure a Pardi di parlare in pubblico.
Cittadini e pappagalli
Si consolino i ragazzi di Obiettivo Studenti, già i padri dei loro padri subirono trattamenti simili. A loro andò pure peggio: a quella verbale si unì la violenza fisica.
Cinquant’anni dopo, il piccolo episodio ci consegna un’importante lezione: dai frutti si riconosce l’albero. Da una parte, ragazzi che vorrebbero, anche dentro le aule dell’università, portare a conoscenza dei loro coetanei le vicende di tante donne che, accolte nelle loro difficoltà, hanno liberamente scelto di non abortire. Dall’altra, una gioventù confusa che blatera di diritti, ma poi è incapace di riconoscere quello elementare della libertà altrui.
Da una parte, i figli di padri che in mezzo secolo di storia hanno generato opere, vicinanza vera alle donne, esempi amorevoli e non ideologici di sostegno ai più deboli, un’educazione positiva alla cittadinanza e alla tolleranza. Dall’altra parte, è rimasta solo la muffa di vecchi slogan, ripetuti a pappagallo da chi è incapace di confrontarsi.
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2 commenti
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Almeno i padri erano utili idioti. Loro sono proprio inutili. Involuzione della specie.
60 anni dopo…. quando la storia si ripete, le tragedie diventano FARSA.