Conte A. come Draghi M.: se alla fine non vince è un Conte G. qualsiasi
Mentre scrivo queste brevi, sporche e inutili righe, è rimasto un solo Conte sul nostro orizzonte, Antonio l’allenatore dell’Inter. Ho un debole per lui perché è così poco interista, non è un paraculo come Mourinho che fece credere ai miei friends nerazzurri di essere tifoso più che tecnico. Soprattutto è così poco movimentista. Cioè, il contrario di Giuseppi.
Conte Antonio ha molti difetti, è irascibile, è permaloso, vede nemici dappertutto, non si fida degli addetti stampa (al contrario di Conte Giuseppi), non ha un giornale di riferimento (al contrario del Conte Giuseppi), litiga con i giornalisti che gli pongono domande sgradite o scrivono cose sgradite (come Conte Giuseppi). Non gliene frega nulla di dove si trova, della maglia, dell’identità, gli interessa solo vincere. Conte Antonio è più simile a Draghi Mario, il successore di Conte Giuseppi. Conte A. e Draghi M. sono due grandi specialisti che arrivano, sistemano, se ne vanno. E qui sta il punto, compagni e amici, perché sia Conte A. che Draghi M. hanno un solo risultato a disposizione, alla fine del campionato-mandato: la vittoria.
Se Conte A. non vince lo scudetto, allora è come un Mazzarri, un Benitez, uno Stramaccioni qualsiasi. Se Draghi non ci fa vaccinare e non fa ripartire il paese, allora è come un Conte G. qualsiasi. Ad arrivare secondi bastava Leonardo, a chiudere i ristoranti bastava Giuseppi. Capisci a me.
Foto Ansa
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