
Il conservatorismo: un mosaico di intuizioni

Prima ancora di accreditarsi come costruzione ideologica sistematica, il conservatorismo potrebbe a buon diritto presentarsi come “postura intellettuale”. Quale atteggiamento di disincanto epistemico nei confronti delle aspirazioni valoriali e delle promesse coltivate da approcci teorico-normativi di matrice liberale, esso trova occasione di nascita e di sviluppo nell’alveo di quegli stessi liberalismi di cui pretende di farsi coscienza critica. Al netto delle sue eterogenee articolazioni entro specifiche coordinate storico-culturali, è possibile sostenere che, in linea generale, il conservatorismo rivendichi le ragioni della propria legittimità attraverso l’esibizione di una specifica pretesa: quella di svelare le insidie annidate in un’idea di progresso dalle nervature atomizzanti, sempre più insensibili al richiamo di un bene che poggi sul saldo ancoraggio di pratiche relazionali e visioni sostantive del bene e del giusto improntate al valore della comunità. Quest’ultima, intesa principalmente come esperienza di condivisione solidale di identità, tradizioni e prospettive di convivenza entro istituzioni come quella familiare e quella religiosa, rifugge tanto le derive dell’individualismo radicale, della tecnocrazia e del nichilismo, quanto quelle di un utopismo collettivista, enfatizzando la difesa di un ordine sociale fondato sulla trasmissione di valori ritenuti funzionali allo scopo della coesione morale. […]
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