Come nelle migliori dittature, il ministro Qin Gang viene purgato in Cina

Di Leone Grotti
26 Luglio 2023
Scomparso da un mese, il titolare degli Esteri è stato sostituito da Wang Yi. È la conferma che sotto il regime di Xi Jinping nessuno è al sicuro e regna il terrore
L'ormai ex ministro degli Esteri della Cina, Qin Gang

L'ormai ex ministro degli Esteri della Cina, Qin Gang

Una tresca amorosa con la donna sbagliata, un vago problema di salute o un gravissimo quanto sconosciuto errore politico. Non si sa perché Xi Jinping abbia fatto rotolare la testa di Qin Gang, ma da ieri è ufficiale: il ministro degli Esteri della Cina è stato rimosso e sostituito dal suo predecessore, Wang Yi. L’ex ambasciatore negli Stati Uniti era letteralmente scomparso da 30 giorni e la notizia che tutti si aspettavano, quella della sua epurazione, è stata data ieri dalla Televisione centrale cinese dopo una riunione straordinaria del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo.

La misteriosa sparizione di Qin Gang

L’ultima apparizione ufficiale di Qin risale al 25 giugno, quando incontrò a Pechino i suoi omologhi di Sri Lanka e Vietnam, prima di ricevere il viceministro degli Esteri russo, Andrey Rudenko, volato nella Città proibita dopo il tentato golpe della Wagner. Poi più niente.

Quando il 4 luglio l’incontro tra il ministro degli Esteri cinese e il rappresentante della politica estera europea, Josep Borrell, è stato rinviato, ai funzionari dell’Ue è stato detto che era «risultato positivo al Covid», nonostante la Cina abbia dichiarato «sconfitta» la pandemia da mesi.

Le voci sulla sua scomparsa si sono intensificate il 13 luglio, quando al posto di Qin si è presentato all’incontro con i rappresentanti della diplomazia dell’Asean in Indonesia l’ex ministro Wang Yi. Anche allora, la portavoce del dicastero parlò di «problemi di salute», senza specificare. La scorsa settimana, interrogata di nuovo su dove fosse il ministro, la portavoce ha risposto: «Non lo so».

La pista “sentimentale”

È possibile che si perdano le tracce di un ministro in Cina, il paese dove non si può muovere un passo senza essere sorvegliati? Ovviamente no. E di sicuro la causa della rimozione di Qin Gang non è legata a problemi di salute, visto che il comunicato non li cita e non sono mai stati forniti dettagli in merito.

Anche per questo si è ricamato su un presunto errore “sentimentale” di Qin, in un paese dove non c’è separazione tra pubblico e privato, soprattutto quando un politico cade in disgrazia ideologica.

La tresca con la donna sbagliata

Durante il suo mandato di ambasciatore negli Stati Uniti, iniziato nel luglio 2021 e durato 17 mesi, il 57enne membro del Comitato centrale del Partito comunista cinese avrebbe avuto una storia con Fu Xiaotian, famosa giornalista di Phoenix Tv, emittente con base a Hong Kong. La donna ha avuto un figlio l’anno scorso, circa nove mesi dopo aver intervistato Qin Gang a Washington.

Una relazione extraconiugale non è un buon biglietto da visita in Cina, dove Xi Jinping ebbe a dire dopo essere stato eletto per la prima volta presidente nel 2012, ammonendo i membri del Partito comunista cinese: «Vi trascinate nella tomba mangiando o bevendo o vi rovinate tra morbide lenzuola».

La Commissione centrale per l’ispezione disciplinare del Partito comunista avrebbe chiesto conto a Qin di questa relazione mentre era ancora ambasciatore e forse, alla luce degli ultimi sviluppi, la risposta non è stata soddisfacente.

Fedelissimo dell’imperatore Xi Jinping

È impossibile sapere se sia stata la tresca con Fu Xiaotian a rovinare la brillante carriera dell’ex ministro, conosciuto per il suo approccio muscolare alla diplomazia, per la sua difesa ultranazionalista della Cina e per la sua piaggeria nei confronti di Xi Jinping.

Il consigliere di Stato è sempre stato considerato un fedelissimo dell’Imperatore cinese: dopo aver ricoperto la carica di portavoce del ministero degli Esteri tra il 2011 e il 2015, è stato alla guida del team cerimoniale che organizzava i viaggi del presidente dal 2018 al 2021. A dicembre, dopo 17 mesi da ambasciatore negli Usa, è stato nominato ministro degli Esteri, ma non è durato neanche sette mesi, nonostante non abbia mai risparmiato lodi sperticate al leader: «La razza umana ancora una volta si trova a un crocevia della storia», disse a marzo, «e il presidente Xi Jinping ha indicato la giusta via per la governance globale a vantaggio del mondo, della storia e dell’umanità».

Cosa insegna il “caso Qin Gang”

Poiché corruzione e scandali sono il pane quotidiano del Partito comunista, è altamente probabile che il passo falso di Qin sia stato più grave di una banale tresca amorosa, qualcosa in grado di giustificare la sua epurazione a cinque settimane da un importante e fruttuoso incontro con il segretario di Stato americano Antony Blinken, che lo aveva invitato negli Usa.

Quale sia è impossibile saperlo, ma la rimozione di Qin Gang dimostra che la corte dell’Imperatore Xi non è unita come vorrebbe far credere, ma divisa da lotte intestine profonde. Inoltre, la fine di Qin segnala ancora una volta che nessuno, neanche un importante membro del Partito comunista e del governo, può considerarsi al sicuro in Cina. Non è esagerato dire che nella Città proibita di Xi regna il terrore: anche chi lo venera pubblicamente ogni giorno è costantemente in pericolo di “sparire” da un momento all’altro. Nell’opaca “democrazia con caratteristiche cinesi”, chi è all’apice del potere non deve rendere conto a nessuno.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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