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Cina, «sessioni di critica e autocritica» per tutti i funzionari. Il revival maoista del presidente Xi
Il fascino di Mao Zedong in Cina non è mai venuto meno e il nuovo presidente del partito comunista Xi Jinping non perde occasione per dimostrarlo. Dopo aver lanciato la grande campagna di «ritorno alle masse», in pieno stile maoista, Xi sta imponendo ai funzionari nazionali e locali «sessioni di critica e autocritica».
«CHE PERSONA SONO DIVENTATO». Come riporta il South China Morning Post (Scmp), il presidente cinese avrebbe condotto personalmente il primo di quattro appuntamenti consecutivi della durata di mezz’ora con i funzionari dell’Hebei il 23 settembre. Tutti sono stati invitati a denunciare i «propri peccati politici» e quelli degli altri. Uno di questi, intervistato dall’agenzia Xinhua, ha dichiarato: «Preparando la confessione, mi sono accorto di che tipo di persona sono diventato. Mi è venuto da piangere». Un altro ha detto: «Ogni membro della Commissione permanente [del partito dell’Hebei] si è autocriticato e ha criticato i compagni. Dopo che siamo stati promossi abbiamo cominciato infatti a essere arroganti, perché abituati ad essere riveriti dagli altri».
«L’IMPORTANTE È CORREGGERSI». Secondo il Scmp, anche i 25 membri permanenti del Politburo del Pcc hanno dovuto partecipare a una sessione segreta. Mao ha creato il sistema della “critica e dell’autocritica” per dare ai membri del partito «l’occasione di correggersi» e tornare sulla retta via, ogni qual volta sbagliavano. Infatti, soleva dire il Grande timoniere, «neanche noi siamo infallibili, possiamo sbagliare. L’importante è correggersi». Chi non accettava di correggersi, però, veniva epurato dopo essere bollato come “borghese”, “controrivoluzionario” o “revisionista”. Anche chi ammetteva l’errore, di conseguenza, veniva punito.
RITORNO ALLA RIVOLUZIONE CULTURALE. Non è la prima volta che la Cina fa ritorno a slogan e pratiche maoiste tipiche della Rivoluzione Culturale. Pochi giorni fa, il famoso blogger Charles Xue, arrestato per aver diffuso online dei “rumors”, è stato costretto ad autoumiliarsi in pubblico davanti alla televisione di Stato, che ha poi mandato in onda le sue confessioni in tutto il paese. Xue ha dichiarato di «aver gratificato a lungo la mia vanità» e di «aver abusato della mia influenza online e del potere delle mie opinioni personali, scordandomi chi fossi». «Prima di tutto non ho verificato i fatti, poi non ho offerto suggerimenti per risolvere i problemi e infine ho semplicemente diffuso queste idee emotivamente». Per fortuna, ora si è autocorretto.
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4 commenti
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peccato che questa pratica sia diffusa soltanto in cina, vorrei vederli i nostri politici a scusarsi a reti unificate per le cazzate che fanno
Non sapevo Barilla fosse cinese…
Ma che “bravi” questi kompagni!!!!!!