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Credo avesse ragione Carlo Bo quando, aprendo negli anni Settanta un convegno su Charles Péguy, disse che nella sua voce c’è «tanto di quell’esplosivo che da solo sarebbe sufficiente a buttare all’aria gli edifici della nostra tranquillità». Che poi, a detta del poeta francese, sono gli edifici del mondo orgoglioso della propria modernità: «Il mondo delle persone intelligenti; progredite, scaltrite, delle persone che la sanno lunga, alle quali non si può darla a intendere. Il mondo di quelli che non hanno più niente da imparare. Di quelli che fanno i furbi. Che non si fanno imbrogliare, che non sono degli stupidi. Come noi. Vale a dire: il mondo di quelli che non hanno una mistica». Che poi, a ben guardare, questo mondo, «si rivela essere un’immensa casa asilo per vecchi. Un istituto di pensionati. Nell’economia, nella politica, nel diritto come nell’etica, nella psicologia, nella metafisica, se non abbiamo occhi migliori, finiremo per percepire solo una cosa: quanto questo t...
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