C’era una volta la legge fatta per l’uomo. Ora c’è il processo Ruby

Di Luigi Amicone
26 Giugno 2013
All’origine del caso prima ancora che nella sentenza, c’è una idea di giustizia che isola il principio di legalità dal principio di legittimità. È la campana a morto della legge fatta per l’uomo e per la sua libertà

Sei anni per una telefonata. Uno per sfruttamento di prostituzione giovanile. Interdizione alle cariche pubbliche in perpetuo. Totale: sette anni di galera e abrasione del suo nome, Silvio Berlusconi, dal libro della cittadinanza e onorata società civile. Una sentenza esagerata, lo pensano tutti, ma non politica se per politica si intende il ’92, le monetine su Craxi, l’affare Di Pietro e il tre volte “resistere” di F. S. Borrelli impugnando come coltello dalla parte del manico la Costituzione.

Nella sentenza cosiddetta sul cosiddetto caso Ruby c’è altro. Per prima cosa c’è l’antipolitica giunta alla fase di legittimazione grazie al vigore sostanzialista ostile per cultura – chiamiamola così – al fondamentale principio di diritto che nell’incertezza delle prove, pro reo.
Nella sostanza, nella vox mediatico-giudiziaria, B. è colpevole. Dunque puniti e indagati anche i testimoni a discarico perché se il testimone d’accusa è un eroe della società civile, chi difende B. nel processo Ruby non può non mentire.
In secondo luogo c’è – e ’l modo ancor m’offende – all’origine del processo prima ancora che nella sentenza, una idea di giustizia che astrae e isola il principio di legalità dal principio di legittimità. Non ci sono parti che si considerino offese eppure c’è una condanna pesantissima.

Tutto legale, la legge è legge, hanno solo applicato il codice. Non sentite anche voi in queste frasi di ovvia ovvietà risuonare la campana a morto della legge fatta per l’uomo e per la sua libertà? Non sentite che il mezzo si è impossessato dei fini? Non avvertite che giustizia è in mezzo a noi non per renderci tutti più liberi, ma più intercettati, origliati, spiati e dati in pasto ai giornali?

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1 commento

  1. Cisco

    Il mezzo si è imposessato dei fini, ma come (quasi) sempre la colpa non è mai di una sola parte: che cosa ha fatto il centrodestra, anche culturalmente e non solo politicamente, per affermare una giustizia e delle leggi che fossero il giusto mezzo per tutelare l’uomo? Ricordo sommessamente che Berlusconi nel 94 voleva Di Pietro ministro della giustizia. Poi sono sempre degli uomini che applicano la legge, e quindi le ingiustizie purtroppo ci saranno sempre. Poi adesso pare che arrivi Marina, lei sì che risolleverà le sorti dell’Italia e delle migliaia di carcerati che attendono vergognosamente quelle giustizia umana che nessuno – ma proprio nessuno – sembra volergli dare.

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