Cecilia Sala e le malelingue
Dopo la liberazione della giornalista Cecilia Sala è rimasto solo Dagospia a sfogare il proprio risentimento contro il governo. Sala è tornata ieri in Italia dopo che era stata arrestata il 19 dicembre a Teheran con la strana accusa di «aver violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran». Detenuta nel carcere di Evin, aveva informato i familiari di dormire per terra in una cella con la luce sempre accesa. Solo l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, aveva potuto incontrarla il 27 dicembre.
La sua sorte è apparsa subito legata a quella dell’iraniano Mohammed Abedini Najafabadi, un ingegnere esperto di droni che era stato arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa, su richiesta degli Stati Uniti. Nei giorni scorsi, Giorgia Meloni si era recata a Mar-A-Lago per incontrare il presidente designato Donald Trump. Un incontro che molti giornali italiani avevano definito «inusuale», ma durante il quale, almeno secondo quanto ha scritto il New York Times, la nostra presidente del Consiglio aveva «premuto aggressivamente» per la nostra connazionale. Ieri la liberazione della giornalista del Foglio e Chora media.
Augias e Santoro
Si tratta di un indubbio successo della diplomazia italiana e in particolare della premier Meloni che, come ha detto nei giorni scorsi la madre di Sala, Elisabetta Vernoni, «ci ha messo la faccia». È presto per capire cosa sia avvenuto nelle segrete stanze e, forse, non lo sapremo mai. Ma anche solo stando ai fatti – che, poi, sono gli unici che contano – non si può non registrare il grande risultato ottenuto da Palazzo Chigi. Un risultato che, con coro unanime, è stato riconosciuto anche dagli avversari politici, da Renzi a Schlein, fino a Conte.
Dopo le polemiche dei primi giorni, la richiesta di discrezione da parte della famiglia ha permesso che sulla vicenda calasse il giusto riserbo. Un riserbo tenuto soprattutto dagli esponenti della maggioranza e dai giornali a essa vicini perché a sinistra sono stati in molti – da Renzi a Corrado Augias a Michele Santoro – a continuare a soffiare sul fuoco, ironizzando malevolmente sul volo negli Stati Uniti della premier, sui contratti con Starlink di Musk, su un esecutivo in difficoltà dopo le dimissioni della direttrice del Dis, Elisabetta Belloni. Il ritorno a casa di Sala è la risposta più efficace alle malelingue: i fatti hanno sempre ragione.
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