Lettere al direttore
La prigionia di Cecilia Sala, Gaza e il Te Deum di Ben
Caro direttore, mi pare sempre più chiaro che la giornalista Cecilia Sala è stata imprigionata in Iran come pedina di scambio per ricattare l’Italia e gli Stati Uniti. Nonostante le autorità di quel paese dicano che «ha violato le leggi islamiche», tendo a credere che sia vero quel che scrivono molti giornali e cioè che sia una forma di ritorsione (per poi giungere a uno scambio) per quell’ingegnere fermato a Malpensa.
Graziano Sargetti
È la nostra stessa impressione. Speriamo che Cecilia possa tornare presto a casa.
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Ho letto l’articolo sulla fondazione di padre Trento. In esso è
riportato l’iban per chi vuole inviare somme per sostenere l’opera. Vorrei che si ripubblicasse l’iban e che è si confermi i dati bancari.
Marco Lucariello
Il modo più semplice per fare una donazione all’opera di padre Aldo è tramite il sito della sua fondazione. https://sanrafael.org.py/
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Caro direttore, quello che si può e si deve dire a proposito degli israeliani a Gaza è ciò che cantava Claudio Chieffo nella sua canzone su Auschwitz: «Non è difficile essere come loro».
Guido Clericetti
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Da vecchissimo (quasi la prima ora) abbonato (da qualche tempo non più tale) mi sento spinto, forse a tarda sera, a far presente il mio profondo disagio per quanto trovo spesso a ribadito nella vostra pubblicazione. Ho sempre di più l’impressione di un abbastanza pedissequo allineamento alla lettura mainstream vigente in Occidente: “Israele è una democrazia sacrosanta che combatte con sante ragioni dei terroristi”. Se ne aveste interesse potrei girarvi centinaia di fonti dirette che dicono una storia un po’ diversa; una storia scomoda per il nostro ormai vecchio e decrepito Occidente, una storia che nessuno vuole vedere anche se è sotto gli occhi di tutti, un genocidio della peggior specie. […]
Alfredo Abbondi
Risparmio ai lettori il resto della sua email che contiene ipotesi cospirazioniste non suffragate da alcun fatto, ma, caro Alfredo, non è un genocidio, perché la parola ha un significato ben preciso, e questo non lo è. È una reazione tremenda alla mattanza del 7 ottobre che, diversamente da quel che lei scrive, non abbiamo mai mancato di raccontare attraverso tantissime analisi e testimonianze da Israele e da Gaza. Non ultima quella di suor Nabila che ha scritto per noi un magnifico Te Deum. L’invito, quindi, caro Alfredo, è di riabbonarsi a Tempi: così anche le sue critiche potranno essere più puntuali. Buon anno.
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Caro Lele, ti mando una foto con il mio Te Deum.
Benedetto Frigerio
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