cattolici irakeni vs islamisti

Di Gian Micalessin
06 Marzo 2003
Harmuta - Una goccia nel mare arabo e musulmano, il 2,7%, forse meno. 500mila infedeli tra 22 milioni di sciiti e sunniti iracheni.

Harmuta – Una goccia nel mare arabo e musulmano, il 2,7%, forse meno. 500mila infedeli tra 22 milioni di sciiti e sunniti iracheni. 500mila “diversi” anche nei suoni della lingua, quella assira ultima vestigia della leggenda di Babilonia. Sono i cristiani dell’Irak. I cattolici più antichi, gli ultimi eredi della parola di San Paolo. Un vaso di coccio tra vasi di latta. Un pugno di sopravvissuti per i quali ogni cambiamento è sinonimo di rischio. Nello Stato crudele, ma laico di Saddam non danno fastidio. Sopravvivono con un patriarca a Bagdad e vescovi, chiese e villaggi antichi qui nei territori del Kurdistan. Ma il domani è già un’incognita. In un paese dove gli sciiti sono il 60% la parola assimilazione è un’ipotesi. Una paura che fa a pugni con le speranze del dopo Saddam. Nel villaggio caldeo di Harmuta Jabnar, il direttore della scuola cattolica, le paure te le elenca alzando un dito per volta. «C’è Saddam e quella è una tragedia per tutti. Ma dopo di lui cosa succederà? Noi siamo caldei, ma anche curdi, una minoranza tra la minoranza. Se qui arriveranno i turchi cosa faremo? Tra i curdi non c’è discriminazione, ma domani cosa succederà? Se a Bagdad ci saranno gli sciiti le chiese resteranno ancora aperte? Potremo andare ancora a trovare i nostri fratelli nel sud del paese?» Per i “fossili” viventi del cattolicesimo la sopravvivenza è lotta quotidiana. L’ultima battaglia di Harmuta, 50 case roccaforte secolare di cristianità è quella della moschea. Una moschea che i musulmani dell’altra parte del villaggio volevano costruire accanto alla chiesa, in mezzo alle case di pietra della comunità cattolico-caldea. La piccola guerra di Harmuta è finita quando i maggiorenti dell’Unione Patriottica Curda di Jalal Talabani – la fazione curda che controlla quest’angolo d’Irak – ha dato ragione agli arrabbiati caldei. Di moschee vicino alla chiesa non se ne parla più, ma la pace quella vera non è tornata. Da quel giorno un muro di diffidenza e ostilità divide le due parti del villaggio. Le regole per Jabmar da allora sono chiare. «Io ai musulmani non do più niente, neanche la terra da lavorare, piuttosto vado nei villaggi caldei o in città e mi cerco qualche cattolico che ha bisogno di guadagnare. Con loro “halash!” finita, finita per sempre».

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