Che si tratti dell'Isis o dei salafiti, il progetto prevede la cancellazione dei confini politici, culturali, religiosi per imporre a tutti la stessa teocrazia anonima, astorica e omogeneizzante.
Imprigionati e perseguitati dal regime, eppure fieri della propria fede. Un testimone d’eccezione ci racconta la vita nel paese dove i cristiani vengono uccisi con una tortura che si chiama “Gesù Cristo”
«Dal settembre scorso il bilancio è di 53 villaggi dati alle fiamme, 808 vite spezzate, 57 feriti, 1.422 case e 16 chiese distrutte». La denuncia del vescovo della diocesi di Kafanchan
Siria. «Il crocifisso è crivellato di colpi e mutilato, e tuttavia è restato sulla croce cinque anni, solidale con le nostre sofferenze e il nostro isolamento»
Egitto. Dopo le cosiddette “primavere arabe” del 2011, i copti hanno vissuto in uno stato di crescente tensione. Dal 2013 bruciate una quarantina di chiese
Iraq. Anche se l’Isis è militarmente “finito” e scacciato dalla regione, rimane l’ideologia dei musulmani radicali, dice l'arcivescovo siro-cattolico di Mosul
Intervista a Tewfik Aclimandos, docente egiziano di Storia contemporanea del mondo arabo: «Ad oggi non c'è alternativa ad Al-Sisi. I sauditi smettano di guardarci come inferiori»