La preghiera del mattino

Dopo tanta isteria antimeloniana, si torna alla tradizionale gogna

Di Lodovico Festa
29 Giugno 2023
Rassegna ragionata dal web su: la campagna mediatico-giudiziaria contro Daniela Santanchè, i dubbi di un fronte garantista sempre più largo, la guerra interna al “Sole” sul caso Minenna
Daniela Santanchè
La ministra del Turismo Daniela Santanchè (foto Ansa)

Sul Sussidiario Anselmo Del Duca scrive: «In politica il fattore tempo è decisivo. Scelte giuste, se fatte nel momento sbagliato, possono costare care. Con la regola del fattore tempo Giorgia Meloni sta andando a scontrarsi sempre più spesso. Il caso più clamoroso è quello della ratifica del Mes, ma non è l’unico».

Del Duca non sbaglia nel sostenere che questo è un momento cruciale per Giorgia Meloni: urgono decisive questioni nazionali e la situazione internazionale è per molti versi ingarbugliata. L’opposizione, sostanzialmente diretta dai quotidiani di proprietà ElkannAgnelli, dopo tante campagne più o meno isteriche, ora ne ha individuata una, come da tradizione, definita da una vicenda giudiziaria, il famigerato caso Santanchè. In sé l’ennesima campagna non pare particolarmente insidiosa ma si innesta in un quadro nel quale il centrodestra sta cercando un suo equilibrio post-berlusconiano. I rischi dunque non mancano. Anche se Palazzo Chigi, vedi le nomine di Fabio Panetta e Francesco Paolo Figliuolo, dimostra una certa capacità reattiva.

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Su Fanpage Tommaso Coluzzi scrive: «Giorgio Mulé ha spiegato di essere d’accordo con la linea leghista, sempre a Un giorno da pecora: “È giusto che lei spieghi i contorni della vicenda affinché non ci siano dubbi”, ha detto l’esponente forzista, “è giusto che la chiarisca, in Parlamento o in tv, contribuendo a eliminare qualunque possibile velo di incertezza”. Poi la parziale rettifica arrivata in serata: “Alcuni resoconti di agenzia rischiano di travisare il mio pensiero” ha affermato in una nota, ”ho detto e ribadisco che non rilevo ombre e non ho motivo di dubitare della correttezza da lei rivendicata. Sarà lei, se ritiene, a precisare o intervenire nelle sedi che eventualmente riterrà opportune”».

Dopo aver commesso un inopportuno errore Mulé, già giornalista e ora parlamentare sveglio e intelligente, si è affrettato a correggersi. Forse, però, bisognerebbe pensare un po’ di più prima di parlare.

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Su Startmag Francesco Damato scrive: «Persino l’Unità di Piero Sansonetti, che non si lascia scappare occasione di pizzicare in fallo La Russa, ha titolato in sostanziale soccorso suo e della Santanchè: “Leva gli scandali ai giornalisti e che resta? Fango in mano”».

Un elemento positivo in questa situazione ingarbugliata è l’esistenza di un fronte garantista sempre più largo che comprende anche Matteo Renzi e Sansonetti.

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Su Huffington Post Italia Pierluigi Battista scrive: «E se Marcello Minenna fosse innocente? Se per caso la magistratura avesse preso un granchio (ipotesi inverosimile in Italia, beninteso) non resterebbe forse Marcello Minenna massacrato dalle intercettazioni pubblicate dai giornali in estasi o in crisi di astinenza? Non resteranno le Porsche e tutte le amenità che forse nemmeno fanno parte del reato contestato ma sono suggestive, favoriscono il tiro al bersaglio, sono il sale del linciaggio mediatico a prescindere dall’esito giudiziario che secondo dettato costituzionale (la Costituzione più bella del mondo: battuta fantastica) stabilisce l’eventuale colpevolezza del reo solo con una sentenza definitiva?».

Anche sul caso Minenna non mancano le voci garantiste, che però si intrecciano con altre complicate manovre come quelle che un’area di redattori del Sole 24 ore, più supinamente sdraiati sul “pensiero unico”, hanno organizzato contro Fabio Tamburini perché ha fatto scrivere Minenna. Si vorrebbe così far pagare al direttore del Sole la sua libertà di pensiero e di conseguenza intimidire una Confindustria per il suo non partecipare alle isteriche campagne contro Giorgia Meloni.

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