Caso Metropol, Savoini: «Mi hanno dipinto come un mostro, ma ora partono le querele»

Di Peppe Rinaldi
30 Aprile 2023
Archiviata l'inchiesta, parla il dirigente della Lega: «Attraverso me, hanno colpito Salvini che, allora, era al 35 per cento»
Protesta tra i banchi del Pd in aula della Camera contro il ministro Matteo Salvini sul caso Savoini, durante l'esame delle norme per la promozione della lettura, Roma 16 luglio 2019 (Ansa)
Protesta tra i banchi del Pd in aula della Camera contro il ministro Matteo Salvini sul caso Savoini, durante l'esame delle norme per la promozione della lettura, Roma 16 luglio 2019 (Ansa)

Ora che il caso Lega-Russia si è concluso con l’archiviazione dell’inchiesta della procura milanese, nella quale si ipotizzava il finanziamento illecito a quel partito e la corruzione internazionale di quattro persone ad esso collegate, il protagonista centrale del “caso Metropol” (dal nome dell’hotel moscovita dal quale tutto è nato quattro anni fa) può liberamente parlare. Gianluca Savoini, presidente dell’associazione Russia-Italia, dirigente della Lega e già portavoce di Matteo Salvini, è il classico “fiume in piena” come si direbbe con un tipico slogan giornalistico.

Savoini, si sente sollevato per com’è andata a finire?

Sono sollevato per gli esiti della vicenda giudiziaria, conclusa con un nulla di fatto.

Però?

Però sono anche molto arrabbiato con i responsabili mediatici che hanno creato questa grande macchinazione che ha portato, inevitabilmente, ad una inchiesta. Sono arrabbiato perché d’improvviso m sono trovato ogni giorno sui giornali italiani e internazionali dipinto come un mostro, un criminale amico dei criminali, un tangentista.

Ma è il lavoro dei giornalisti.

Per me sono imbrattacarte, non sono giornalisti. Sono spie travestite da giornalisti. Chi ha fatto questo l’ha fatto per conseguire un chiarissimo obiettivo.

Quale?

Colpire, attraverso me, la Lega di Salvini che, non dimentichiamolo, in quel periodo viaggiava attorno al 35 per cento. Il combinato disposto di interessi globalisti, italiani e un po’ di fuoco amico – all’epoca c’era il cosiddetto governo giallo-verde -, tutte queste cose hanno mostrificato me e tutta la politica di Salvini. L’obiettivo era infame.

Ci sono riusciti?

Ci sono riusciti perché il vero obiettivo non era trovare i reati che, come abbiamo visto, non c’erano, l’obiettivo era creare una mentalità, una opinione pubblica orientata. Salvini è stato assediato anche da esponenti dello stesso governo cui partecipava, come ho detto. In un colpo solo, abbiamo rotto qualsiasi ponte con la Russia – parlo come Lega -, improvvisamente non si poteva fare più nulla, era il 2019, non c’era ancora la guerra con l’Ucraina ma c’era sicuramente una tensione altissima.

Cosa potevate fare allora voi come Lega?

Cercavamo di allentare la tensione, non temevamo la guerra fredda ma proprio quella praticata. Alla fine possiamo dire che la Lega aveva ragione.

“La Lega aveva ragione”?

Assolutamente, lo scriva pure: la Lega aveva ragione. Con la Russia abbiamo provato ad avere un rapporto normale. La Russia era un partner strategico fondamentale, non solo economico, ma geopolitico, c’era la lotta al terrorismo e un’altra serie di questione centrali, invece di buttare benzina sul fuoco come facevano altri, noi dicevamo: “signori, attenzione che a scherzare col fuoco prima o poi ci si brucia”. E infatti…

Secondo lei, questa vicenda ha influito sui rapporti, anche attuali, con la Federazione russa?

Sicuramente. Oggi abbiamo attraversato il Rubicone. Tutte le relazioni diplomatiche con la Russia, che non era più comunista, e tutti i rapporti in corso o in via di costruzione sono andati in pezzi.

Irrimediabilmente?

Sì, almeno finché ci saranno gli attuali governanti dell’Ue, non si possono avere più rapporti con la Russia. Se tu continui a mandare armi, quindi a schierarti anche tu contro la Russia, è inevitabile che accada e che i rapporti siano perduti.

È una sua opinione oppure è condivisa da altri?

Per la verità lo dicono sia la stessa Russia che le cancellerie europee.

Casi simili al suo si sono verificati anche in altri paesi?

Sempre nel fatidico 2019, una settimana prima delle europee, ricorderà che il capo del partito nazionale austriaco fu travolto da un altro caso mediatico quando crearono una finta figlia di un fantomatico oligarca russo e, durante una festa privata, tra i fumi dell’alcol, gli fecero dire cose sconvenienti per il suo Paese. Però, anche lì non c’erano reati, si trattava di un altro trappolone.

E lei si era accorto di tutte queste trappole?

Io lo dicevo anche a Salvini: stanno preparando una polpetta avvelenata contro di noi. Ogni tanto compariva qualche articolo, un trafiletto di qua e un altro di là per mano dei soliti imbrattacarte che dicevano «ma cosa stanno facendo, cosa stanno preparando?» e cose di questo tipo.

Va bene, ma è la lotta politica che è fatta così.

Siamo d’accordo. Politicamente hai tutto il diritto di dirmi quel che vuoi, anche in maniera brutale, puoi definirmi come vuoi, amico dei russi, degli oligarchi o altro, ma quando si dice che sei un ladro, un malfattore, che prendi le tangenti, qui le cose cambiano.

Ripeto: non ha mai avuto avvisaglie di quel che ora sta denunciando?

Sì, da tempo mi sentivo spiato, pedinato, mi avevano rubato un paio di volte i telefonini in circostanze strane. Le persone che frequentavamo in Russia, anche imprenditori accreditati, ci dicevano che erano giunte loro telefonate di un sedicente giornalista nelle quali li si invitava a dichiarare che quelli della Lega che venivano in Russia lo facevano per finanziare il partito in cambio di ventimila dollari.

È un’accusa grave.

Queste cose sono successe davvero, questi pseudo o, forse, veri giornalisti promettevano soldi a chi avesse sostenuto che prendevamo denaro per finanziare la Lega. Ecco, noi eravamo in quelle condizioni lì. E io dicevo «stiamo attenti che la polpetta arriverà».

E puntualmente è arrivata.

Appunto. Poi vedo che, ancora oggi, c’è qualcuno che sostiene che non siamo noi a dover chiedere le scuse bensì dobbiamo scusarci perché anche se non c’è reato le trattative sono state fatte lo stesso. Ma quali trattative, dico io, e cosa significa? Per loro è reato anche solo parlare, il solo provare a creare dei contatti commerciali alla luce del sole. Se fai affari nell’area atlantica sei bravo, se ti rivolgi verso l’altra parte sei un tangentista, un delinquente ed altro.

Come ha vissuto questo periodo?

È stato un po’ lungo, ma questo è dipeso dai tempi della giustizia italiana, poi ci si è messo anche il Covid. Sono stati momenti duri. I magistrati hanno fatto il loro dovere ed è finita come doveva. Nonostante ciò, questi calunniatori servi di altri poteri continuano a dire “eh sì ma la trattativa c’è stata”. Ma non si vergognano?

Forse no.

Ora ne risponderanno nelle sedi opportune.

Come ha annunciato Salvini stesso?

Esattamente, adesso partono querele a raffica. La settimana prossima saremo al lavoro con gli avvocati, faremo una grande ricerca di chi poi riceverà nostre notizie.

Ora cosa farà?

Non ho mai cambiato la mia visione delle cose. Aggiungo, però, che non è che deve per forza esserci un pensiero unico e quindi dobbiamo obbligatoriamente leggere la realtà allo stesso modo.

In che senso?

Siamo in una “Unione sovietica europea”.

Unione sovietica europea?

Non è mia ma del fondatore del mio partito.

Bossi?

Lo disse agli inizi anni 2000. Bossi sosteneva che ci avviavamo verso una Unione sovietica europea. Il suo vaticinio, in un certo senso, s’è avverato. A Bruxelles fanno il contrario di quel che esprime il voto popolare. Accade in politica estera, per le politiche sull’immigrazione clandestina, sul lavoro… insomma, questi fanno esattamente quello che vogliono in contrasto con ciò che i popoli esprimono col voto. È gente che non è mai stata eletta da nessuno.

Ha mai avuto la sensazione che nel suo schieramento politico qualcuno approfittasse delle sue disgrazie?

Non direi, di certo non nella Lega. Poi, c’è sempre qualcuno che si frega le mani, ma questa è un’altra storia.

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