
Caro Formigoni, grazie da una del tuo «milione di amici»

Pubblichiamo di seguito altre lettere giunte in redazione dopo la condanna di Roberto Formigoni e dopo la missiva che l’ex governatore ci ha inviato, raccontando la sua detenzione a Bollate. Per scrivere a Tempi: [email protected]. Per scrivere direttamente a Formigoni: Carcere di Bollate, via Cristina Belgioioso, 120, 20157 Milano – Italia. Siate intelligenti e prudenti in quel che scrivete nei messaggi. Che siano testimonianze d’affetto, lasciate perdere altre considerazioni. Noi provvederemo ogni mese a mandargli Tempi con una copia dei vostri messaggi.
Caro Roberto (permettimi di darti del tu, siamo coscritti!), ho letto la tua lettera inviata a Tempi e non ti nascondo di essere stata presa da un fondo di commozione nell’apprendere come trascorri il tuo tempo e tenendo così viva la tua Fede in un ambiente non proprio ideale, o forse ideale lo è perché, come dici tu, siamo tutti esseri umani, ciascuno con la sua storia, facile o difficile, dentro o fuori dal carcere, siamo tutte creature alle quali Dio ha voluto donare la vita. Voglio solo dirti come ti ho conosciuto: attraverso il tuo libro Io e un milione di amici che mi era stato regalato da mio fratello Claudio, ormai dal 1975 monaco benedettino alla Cascinazza di Gudo. E proprio pensando a quel titolo e seguendo poi la tua storia prima politica e poi giudiziaria ho sempre pensato con convinzione: “No, non può aver tradito un milione di amici”, anche se nella vita qualche sbaglio lo commettiamo tutti. Con la preghiera ti sono vicina nella certezza che il Signore e Don Giuss dal Cielo non ti abbandoneranno mai! Sinceramente,
Paola del Ponte (una del milione di amici)
Caro Roberto, quello che emerge dalla tua lettera a Tempi è solo la grande umanità e la continua voglia di contribuire con il proprio impegno al benessere collettivo. Spero sinceramente di poterla rivedere presto libero e senza colpa riconosciuto. Abbiamo ancora tanto bisogno di persone come lei. Forza e coraggio, con un grande solidale abbraccio,
Fabio Ghia
Carissimo Roberto, da subito dopo il tuo ingresso in carcere ho desiderato scriverti pensando che la cosa più terribile per una persona sia la perdita della libertà e c’era in me come un desiderio di non lasciarti solo in questa dolorosa circostanza. Man mano però che ho letto le tue lettere e riflessioni, con commozione, ho capito che non sei mai stato solo. La fede in Cristo, vissuta dentro l’esperienza straordinaria che grazie all’amato don Gius, ci ha raggiunto, non solo non ti ha permesso di sentirti solo ma ha fatto di te un grande testimone di come Cristo rende tutto vero e nuovo, anche una circostanza dolorosa come questa… perché non possiamo fingere che non lo sia. Non ti ho conosciuto proprio da vicino, ma qualche stretta di mano al Meeting o a Cagliari, la mia città, c’è stata ed è sempre stato un attestato di stima e simpatia. E che belle le battaglie del Movimento Popolare! Ho seguito con entusiasmo la tua passione politica, il tuo modo di lavorare innovativo e intelligente nella tua Regione, aperto a tutti per una miglior cura della vita, della salute… Prego per te e mi auguro che presto si riprenda in mano la tua situazione e che le migliaia di firme da tanti uomini apposte per questo diano frutto. Nel frattempo, come ci insegna il don Gius ancora oggi, possiamo offrire ognuno il suo dolore e lasciare che le sue Mani Benevole facciano tutto! Buon studio…. buone letture e buon tutto nella grande “occasione” che vivi un po’ anche per noi tutti. Un caloroso e grato abbraccio.
Marcella da Cagliari
Gent.mo dottor Roberto Formigoni, quando ho appreso della sua carcerazione mi sono sentito profondamente indignato e ho provato un senso di amarezza come se quello che Le è successo fosse capitato a me. Nel tempo però il popolo che le è rimasto vicino, e le numerose testimonianze di affetto lo dimostrano, hanno smorzato questo senso di impotenza e frustrazione; anzi direi che la Sua persona mi sembra uscirne rafforzata, non riducibile al luogo fisico dove si trova, vorrei dire ancora più vivo e libero. La Sua lettera apparsa su Tempi mi ha fatto ricordare alcuni passaggi delle Lettere sul dolore di Mounier; poter volgere in positivo un momento di prova come quello che sta vivendo credo sia la vera potenza del Fatto cristiano. La penso e prego spesso per lei. Sappia che può confidare su un amico anche se non ci siamo mai conosciuti personalmente, ma ho sempre apprezzato il suo operato nella Regione Lombardia che a ragione penso sia da considerare un modello per l’Italia. Spero un giorno di poterla incontrare e fraternamente stringerle la mano. Coraggio, Ad Maiora,
Dr Massimo Bertoletti
Caro Roberto, mi decido finalmente a scriverti. Sono addolorata da tutto quello che ti è accaduto, ed estremamente grata per come stai vivendo le circostanze in cui ora sei. Ti volevo ringraziare perché la tua lettera a Tempi mi ha messo di fronte alla tua riflessione sul “tempo che non va sprecato”. Ti ringrazio, perché la tentazione di pararsi dietro al fatto che si ha una certa età, o che la vita, così intensa di cose da fare, non permetta al mio cuore di essere davanti ad un Altro, questa tentazione è spesso il tessuto della giornata. Ed è esattamente il perdere tempo. Insomma la tua vita in galera è un richiamo a non lasciarmi mettere (o a non mettermi da sola) dietro le sbarre del qualunquista “non vale la pena” o “non è più come una volta”. Così preponderante è la Sua Presenza che mi ricordi Pietro: le catene sono spezzate, lui va verso i fratelli e la Chiesa cresce. Per quel che vale, hai la mia stima e il mio affetto.
Franca Rava
Gent.mo Presidente, sono amica di tanti suoi amici ma non posso usare un termine più familiare e amichevole perché non ho avuto il piacere di conoscerla di persona. Ma il motivo di questo appellativo, apparentemente pomposo, con cui apro la missiva è un altro. La parola Presidente ha un senso per me. È un termine sintetico per dimostrarle rispetto, grande riconoscenza, simpatia, gratitudine per tutto quello che, in 20 anni, ha fatto per la nostra Regione e la nostra città. Nel mio curriculum di cittadina vanto solo una nonna milanese fino al midollo, trasferitasi a Bologna dopo il matrimonio. Ma quei “ciusca”, quei “mi gu fat nagott” ecc.ecc. che ho sentito dalla nascita, mi hanno fatto amare una città che veniva dopo le altre amate e vissute per nascita e per i diversi motivi della vita: Venezia, Bologna, Verona, Firenze, Parigi. Al momento della scelta dopo Parigi… è venuta, naturalmente, Milano, la più internazionale e meno provinciale delle città italiane. Arrivata con la mia famiglia nel ’79 a Milano ho potuto vedere le trasformazioni apportate dalla politica e la modernizzazione della regione, sintetizzate nella città capoluogo. Le “paperasses” o scartoffie legali non mi interessano. Per quel che mi riguarda, mi interessa la generosità con cui è stata trattata la città e la regione durante i suoi mandati. Ricordo che poco prima che finisse il suo ultimo mandato apparve la notizia che sarebbero stati messi in circolazione,a Milano, un discreto numero di autobus ecologici. E così fu. Mi parve una notizia fantastica perché, di solito, chi amministra tende ad approfittare all’interno del periodo di competenza dei provvedimenti adottati a favore del territorio amministrato. Le scrivo, quindi, per significarle la riconoscenza di una cittadina e della sua famiglia e la vicinanza per la dura e difficile prova che deve sostenere. Ed è questo il punto: tutto il pregresso può apparire meno significativo rispetto alla testimonianza che ci offre un comportamento fondato sul messaggio cristiano. Le Invio i migliori auguri e sentiti saluti. Distintamente,
Anita
Foto Ansa
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