Cari vescovi, che scempio di carità e verità sulle benedizioni delle unioni gay
Cronache dalla quarantena bis / 21
Cari capi della Chiesa cattolica, cari parroci, vescovi, cardinali, cosa possiamo fare per voi? Dico noi battezzati, ultimi degli ultimi della poderosa brigata che, scazonte o poliedrica, zoppa nel corpo e nell’anima, sempre peccatrice eppure sempre presente, seguitando sulla strada dei nostri padri, santi e martiri, siamo rimasti ben attaccati al Suo corpo, il corpo del Risorto che è la Chiesa. Annuncio e presenza agli uomini che Uno di noi è risorto, e che Costui è veramente il Figlio di Dio.
Oggi, data di pubblicazione di queste righe, noi non possiamo prescindere dal fatto che il Verbo si è fatto carne ed Egli abita in mezzo a noi: quali che siamo, cattivi, distratti, omertosi, poveretti, sconclusionati, adatti o non adatti a vivere, maliziosi, viziosi. Qualunque cosa noi siamo, ciò non può togliere e tantomeno impedire che Egli sia, tra noi, «la via, la verità e la vita».
Le polemiche più assurde sul responsum
Perché allora mi permetto appellarmi e chiedere a voi, sacerdoti e vescovi, che incarnate il sacramento supremo, quello del dono totale di sé a Dio anche nella forma visibile, sociale, pubblica di esseri umani che per grazia di Dio sono stati chiamati al Suo servizio, per così rendere agli uomini il più grande servizio che si possa rendere loro, e cioè che vale la pena vivere, che la vita ha un perché e questo Perché supremo ha un nome, il nome di Gesù, ricapitolatore di tutte le cose in cielo e in terra? Mi appello a voi perché è ormai evidente a tutto il popolo la difficoltà, sofferenza e solitudine in cui vi trovate, illustri schiere di ministri del Nostro Signore Gesù.
Le ultime circostanze che vi hanno nuovamente trascinato nelle polemiche – le più assurde e anche le più in malafede –, lo sapete, riguardano il responsum della Congregazione per la dottrina della fede in tema di benedizioni delle unioni sessuali tra persone dello stesso sesso. La Congregazione, con l’avallo del Papa, non poteva che ribadire la verità di sempre: ci mancherebbe, le persone che vengono sotto il manto della Chiesa a chiedere una benedizione, sempre saranno benedette. Ma mai sarà benedetto l’errore per quanto si mostri carico di sentimenti, emotività, tenerezze. Mai la Chiesa potrà separare ciò che Cristo ha unito indissolubilmente per l’eternità: e cioè la caritè nella veritè, caritas in veritate, come propugna l’omonima enciclica di Benedetto XVI.
Il monito di Benedetto XVI
Cosa sono allora nelle orecchie dei fedeli queste proteste tanto vigorose quanto insensate che salgono finanche ai vertici delle Conferenze episcopali che dovrebbero esserci testimoni e guide di carità nella verità, tanto più quando ribadita autorevolmente da madre Chiesa? Proprio come lamentava Benedetto XVI, si sentono i discendenti degli apostoli, sacerdoti e vescovi, mordere e mordersi vicendevolmente come cani. Al che, lo stesso papa Benedetto aveva ammonito:
«Se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi gli uni gli altri».
Ecco. Cosa mai state dicendo minacciando di distruggervi gli uni gli altri? Leggiamo ovunque di conflitti interni e di una ribellione, a proposito del responsum (e non solo), sempre più vasti e diffusi. Ribellione che si organizza e, come nel caso della Germania, sembra sia benedetta addirittura dai vescovi in capo alla Conferenza episcopale.
Parroci tedeschi in aperta contravvenzione
Vescovi che si lamentano pubblicamente del responsum. Vescovi che mordono addirittura la Congregazione della fede per quel responsum. Vescovi che supportano con il loro incoraggiamento e benedizioni, giornate di protesta o addirittura, come nel caso di un gruppo di parroci tedeschi, di aperta smentita e contravvenzione al responsum, alla carità nella verità, chiamando alla mobilitazione e alla distribuzione della benedizione qualunque forma di unione sessuale. E con ciò – è chiaro – condannandosi al grottesco e a benedizioni prive di ogni valore: poiché il tralcio che è staccato dalla vite è destinato a morire, a seccare e a essere gettato via, come dice Gesù nel Vangelo.
Ma cosa è diventata la Chiesa agli occhi degli stessi che la dovrebbero guidare, tanto più, negli occhi sconcertati dei fedeli che dalla Chiesa si attendono verità, conferma della fede e testimonianza che l’errore non prevarrà, mai, in Colei a cui Cristo ha dato il potere di sciogliere e legare in cielo e in terra?
Sotto attacco e sotto ricatto
Cosa possiamo fare come battezzati, noi che non possiamo non vedere e non fremere per l’insensatezza e lo scempio di carità e verità che si consumano nel pubblico agone, come se perfino la Chiesa dovesse dipendere, nei suoi movimenti e nelle sue indicazioni, dalla canea di un potere da avanspettacolo ma feroce, privo di alcun desiderio di verità, senza alcun criterio di vera umanità e che per nascondere la sua totale disperazione si nasconde nell’esaltazione del puro sentimentale?
Lo sappiamo bene, cari uomini di Chiesa cattolica, che da molti anni siete sotto un attacco e un ricatto pubblico, da parte di mass media, politica e tribunali internazionali, che ricorda per certi aspetti i malvagi protagonisti del libro dell’Apocalisse. Non è una novità che i poteri di questo mondo tentino di ridurre al silenzio il corpo di Cristo. E se non tace, triturarlo fino a provare a distruggerlo, fino a ucciderlo. Illusione! Quanti regni, regimi e rivoluzioni, fin da Erode dei tempi di Gesù, hanno versato il sangue dei cristiani? Ne son piene le fosse comuni e i tumuli dell’umanità. Ma ne avete la prova: la Chiesa è imperitura perché è opera di Dio, non dell’uomo.
L’essere non può non essere
Noi battezzati, ultimi degli ultimi delle immense schiere di cristiani che ci hanno preceduto e che ancora oggi versano copioso il loro sangue, una quantità di martiri come mai ci sono stati prima di oggi, dall’Africa al Medio Oriente, dalle Indie all’Estremo Oriente, noi poveracci ma resi per grazia di Dio cristiani, assicuriamo che è cosi. Non praevalebunt. Perché ne siamo così certi? Per esperienza. Come direbbe il poeta e scrittore (tra l’altro di esplicita esperienza omosessuale e imprigionato per questo in epoca di regime protestante, non cattolico) Oscar Wilde: Cristo non insegna niente a nessuno ma basta essere portati in Sua presenza per diventare qualcuno.
Egli non insegna. Egli è. Il suo corpo, la Chiesa, è. Perciò, l’essere è e non può non essere, Cristo: carità nella verità. Forza, cari nostri capi e sacerdoti: la carità nella verità rende liberi. Non l’ambiguità o, peggio, la mimesi con il potere mondano della menzogna reclamizzata come amore.
Foto Ansa
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