Scuole serali

Cari Renzi e Berlusconi: le riforme in Italia sono solo un compitino. La storia si fa in Europa

Di Gianmario Gatti - Mauro Grimoldi
01 Agosto 2014

La nostra preferenza per il Patto del Nazareno è nota. Ora la difficoltà che sta incontrando l’iter di approvazione delle Riforme da parte di una varia opposizione segnala la vecchiaia più che l’anzianità della classe politica italiana. Infatti qualsiasi riforma è perfettibile, ma impantanare tutto significa non capire il tempo. Possiamo sintetizzare in questo modo gli elementi che caratterizzano lo Stato, come teorizzato nella sua formulazione classica fino a Hegel: 1. Il suo regno si estende su un territorio definito (territorialità); 2. Lo Stato detiene l’autorità suprema: esso costituisce un apparato di governo che regola la società nel suo complesso.

Questo Stato non c’è più, eroso dalla globalizzazione economica. La sovranità complessa si situa nel contesto della globalizzazione, cioè di una società “orizzontale” spazialmente, perché è orizzontale la linea che connette potenzialmente tutti con tutti – dove la distinzione “qui” e “là” non significa più nulla con l’interazione tra i terminali dei computer e i video -; e orizzontale temporalmente, perché la società globale tende a schiacciarsi sul presente, togliendo peso sia alla tradizione, sia al futuro. (si vedano in proposito gli studi di Maria Rosaria Ferrarese).

In certo senso ci sembra interessante paragonare l’attuale situazione a un fenomeno della storia antica (e qui ci riferiamo a quanto scrive il prof. Miglio nelle sue Lezioni di politica): gli achei, che sostituiscono la struttura politica dei sistemi egeo-cretesi, hanno una fisionomia tipica della fase in cui la specie umana vive di pastorizia. Il carattere mobile di queste popolazioni è determinato soprattutto dalla necessità di trovare nuovi pascoli. Di qui nasce una sintesi politica: l’aggregarsi non ha riferimento al nesso tra l’uomo e il territorio, perché il territorio è ridotto a zero. 

Questo “nomadismo” è, oggi, il carattere della globalizzazione, in cui lo spazio tende a zero e i capitali, finanziario e reale (delocalizzazione industriale), si muovono dove è più conveniente spostarsi. Il nomadismo dei capitali, del lavoro, dell’informazione stanno togliendo alla politica – la cui sintesi era lo Stato nazionale – il territorio. Alcuni studiosi parlano a questo proposito di atopia. Lo stato nazionale assomiglia a quello che Weber, riferendosi alle popolazioni del Mediterraneo orientale, definiva “monarchia di servizio”, perché legato solo e semplicemente a problemi di organizzazione dei servizi. Le Riforme di Matteo e Silvio vanno infatti nella direzione di una organizzazione statuale più efficiente nella gestione dei servizi.

Democrazia, Stato di diritto, Autorità sono elementi che si configurano politicamente in Europa: è questo il nuovo territorio in cui giocare l’intelligenza, la visione politica. In particolare ci pare che in Europa si decida la partita intorno alla definizione di una nuova Politica del Diritto; anche, ma non solo, per superare il grave errore commesso dalla sinistra italiana, nella Seconda Repubblica, di far dirigere la politica alla Magistratura, scardinando uno dei capisaldi della tradizione giuridica – istituzionale dell’Occidente: l’equilibrio dei poteri, il sistema di checks and balance.

Cari Matteo e Silvio, far passare le Riforme è un dovere. Se ne sarete capaci avrete svolto, però, solo un compitino. È in Europa che vedremo se sarete politici degni di nota e di storia.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.