Tutte le bugie di Biden sull’Afghanistan
Il discorso di Joe Biden sull’Afghanistan non valeva il costo del viaggio dalla residenza estiva di Camp David alla Casa Bianca. Il presidente americano ha scelto di giocare sulla difensiva, non ha fatto che discolparsi, addossando le colpe del disastro della caduta repentina e imprevista di Kabul nelle mani dei talebani su tutti tranne che sulla propria amministrazione. Ha accuratamente evaso il motivo principale per cui si è resa necessaria la conferenza stampa e ha condito il suo discorso con un sacco di menzogne, omissis e mezze verità. Biden, in sintesi, non ha nulla da rimproverarsi, neanche davanti alle foto delle persone che si aggrappano disperate agli aerei che volano via dall’inferno afghano, solo per ricadere nel vuoto. L’ottusità del presidente democratico, sconcertante e imbarazzante allo stesso tempo, è la migliore dimostrazione di quanto sia in difficoltà in queste ore, criticato tanto dai nemici repubblicani quanto dagli amici democratici.
Tutte le bugie di Biden sull’Afghanistan
Ha innanzitutto incolpato Donald Trump per aver firmato con i talebani un accordo nel febbraio 2020, affermando di avere le mani legate. Ma Biden sa benissimo che non è così: quell’accordo prevedeva precise condizioni che i talebani non hanno mai rispettato. È stato il presidente democratico ad annunciare il ritiro senza condizioni e ad avallare la violazione degli accordi pur di porre fine alla madre di tutte le “guerre infinite” americane. Poteva non farlo, ma l’ha fatto.
Biden ha accusato i suoi predecessori per non aver abbandonato prima l’Afghanistan, i residenti di Kabul per non essere scappati per tempo, l’esercito afghano per non aver combattuto, il governo locale per essersi dato alla macchia. Ha puntato il dito contro tutti per meglio nascondere una delle frasi chiave del suo discorso: «Non ci aspettavamo che i talebani avrebbero vinto così presto». L’intelligence, insomma, ha fatto un bel buco nell’acqua: pensava che il governo afghano avrebbe resistito 18 mesi. Invece è capitolato dopo due.
Il terrorismo islamico è vivo e vegeto
Soprattutto, Biden ha mentito quando ha detto che non ha senso per gli americani continuare a combattere nelle “guerre civili” degli altri, dopo aver assolto la propria missione principale: sconfiggere Al Qaeda. E anche quando ha affermato che gli americani sono entrati in Afghanistan per difendere la sicurezza nazionale americana e non per trasformare il paese in una democrazia perfetta.
Se i predecessori di Biden, pur desiderandolo tanto quanto lui, non se ne sono mai andati dall’Afghanistan è perché sapevano che quella minaccia rappresentata da Al Qaeda alla sicurezza nazionale americana si sarebbe ripresentata tale e quale subito dopo il ritiro delle truppe alleate. Per questo era necessario che l’Afghanistan, almeno in parte, cambiasse e non finisse di nuovo nelle mani dei talebani. Ora gli analisti prevedono che tra due mesi Al Qaeda tornerà a rifiorire nel paese, dal quale non se n’è mai davvero andata: valeva davvero la pena combattere 20 anni per così poco?
È probabile inoltre che la rapida vittoria talebana, insieme alle immagini della rocambolesca fuga americana, verrà utilizzata come potente propaganda per suscitare nuove “vocazioni” jihadiste in tutto il mondo. Questo non rappresenta forse un pericolo per la sicurezza nazionale americana?
Arrivano la Russia e la Cina
Se esercito e governo afghano non hanno certo fatto belle figure, esistono anche delle attenuanti: il ritiro massiccio americano ha fatto sì che l’esercito non potesse più utilizzare l’aviazione, ad esempio. E il ritiro incondizionato dichiarato da Biden ha convinto i talebani che non c’era nessuna ragione valida per continuare a trattare la costruzione di un governo di unità nazionale. Sarebbe stato molto più efficace e rapido combattere.
Ieri Biden ha insistito nel promettere che non abbandonerà il popolo afghano e che continuerà a battersi per il rispetto dei diritti delle donne con la diplomazia. Ma la diplomazia, purtroppo, non può tutto, soprattutto in mancanza del deterrente costituito da una forza militare presente sul territorio. La diplomazia americana, inoltre, potrebbe essere sostituita da quelle russa e cinese.
La presenza degli Usa cambia eccome
Insopportabile, infine, l’affermazione del presidente secondo cui «dobbiamo dirci la dura verità: se fossimo rimasti altri cinque anni, non sarebbe cambiato niente». Lo vada a dire a quelle donne di Kabul, e non solo, cui i talebani hanno già cominciato a bussare alla porta per imporre il burqa e per renderle di nuovo schiave. E chissà, magari anche per riprendere a lapidarle allo stadio ogni venerdì. Proprio come accadeva 20 anni fa.
Foto Ansa
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!