Non si sono fatte attendere le reazioni contro il rinnovo delle convenzioni alle scuole d’infanzia paritarie votate nel Consiglio Comunale di Bologna, con una maggioranza composta da Pd, Pdl e Lega. È sceso in pista il “Comitato art. 33” che ha proposto un referendum consultivo che, se avesse successo, bloccherebbe la delibera appena votata. «È una pura follia amministrativa. Nonostante sia riuscita a scongiurare già tre volte una risposta positiva dei garanti, questa volta non ce l’ho fatta. Nell’attesa la deliberazione è sospesa». Dice così a tempi.it Valentina Castaldini, battagliera pidiellina nel Consiglio Comunale bolognese. «Il rischio è che lo stanziamento dei fondi, che è annuale, dovrà essere ogni volta ridiscusso: e su questo sono molto preoccupata».
Il segretario Pd Raffaele Donini ha dichiarato: «Noi siamo favorevoli a continuare a concedere finanziamenti alle private. Con un milione di risorse, il 3 per cento del budget complessivo della scuola, si dà la sicurezza di un posto alla materna a 1736 bambini. Se si spostasse quel milione alle scuole comunali i soldi basterebbero per circa 150 bambini».
È ideologico pensare che le scuole paritarie siano il male assoluto. basta leggere i bilanci. Donini lo ha fatto e lo dice senza mezzi fronzoli: senza le paritarie il Comune non avrebbe abbastanza soldi per garantire il posto a scuola a tutti i bambini. Questo referendum è scandaloso perché i soldi che verrebbero spesi per metterlo in piedi, circa cinquecentomila euro, basterebbero a garantire il posto alla materna a settecento minori. Siamo alla una pura follia amministrativa. Farò un esposto al Tar, perché alla fine il referendum se lo paghino i garanti.
Le preoccupazioni del Pd bolognese sono la conferma che i dati di Agesc sui costi del sistema scolastico sono veri.
Sicuramente: se andate a vedere i libri dei bilanci comunali vi accorgerete che un bambino che frequenta una scuola comunale costa settemila euro, ad una scuola paritaria costa settecento euro.
Donini accusa i suoi colleghi della maggioranza, quelli di Sel, di agire per «pura ginnastica ideologica».
C’è una sinistra storica, che in questa città ha creato cose importanti, che si rende conto che quei servizi non si possono più gestire economicamente, e quindi richiede la collaborazione del privato e della cooperazione sociale: tutto ciò per dare un servizio al cittadino. Davanti a questa evidenza l’ideologia non ha più spazio, non deve avere spazio. Sa a che cosa era arrivato a proporre il Movimento Cinque Stelle?
No, ce lo dica.
Tra i loro emendamenti alla delibera, si chiedeva che nelle paritarie di ispirazione cattolica (per la cronaca, le uniche paritarie a Bologna, tranne una) si formasse una classe “laica”, a parte, per le famiglie che, non credenti, avessero deciso di frequentare quella scuola.
E ora? Che cosa accadrà?
A settembre andrò in tutte le scuole e cercherò di creare comitati in difesa della delibera.
Dicendo cosa?
Al Comune di Bologna vengono dati ogni anno trentacinque milioni di euro per l’intera gestione scolastica della scuola materna: di questi, un milione andrebbero alle scuole materne paritarie. Questa è la verità, l’amministrazione cittadina deve raccontare come gestisce i suoi soldi.