Il Messaggero riprende oggi un lungo servizio del New York Times che racconta degli enormi sforzi prodotti anche a livello di ricerca accademica per cercare di comprendere a fondo le ragioni ideologiche, psicologiche e sociali che spingono tante persone a decidere di diventare terroristi. Un fenomeno, il terrorismo islamico, ultimamente non ancora pienamente “metabolizzato” dai governi di tutto il mondo, se è vero che in molti casi a compiere il passo verso il terrore sono soggetti notoriamente “a rischio” come gli attentatori di Bruxelles, ma in molti altri casi sono autentici insospettabili come l’autore della strage di San Bernardino.
NESSUNA RISPOSTA. Il quotidiano newyorkese, scrive il Messaggero, dà spazio alla delusione dello psicologo Marc Sageman, consulente del governo americano, che ammette: «Nonostante tutti i finanziamenti (alla ricerca sul fondamentalismo islamico, ndr), ogni nuovo episodio di terrorismo ci fa rendere conto che non siamo più vicini a rispondere alla domanda» sul perché tanti musulmani scelgono la via del jihad armato. E d’altra parte quando i ricercatori invece qualche risultato riescono a raggiungerlo, capita spesso che il governo che li ha incaricati di studiare il problema decida di ignorarli, specie se tale risultato può apparire politicamente troppo scorretto.
Abbastanza significativa in proposito la conclusione dell’articolo del quotidiano romano, che riportiamo di seguito:
«Non molto tempo dopo l’11 settembre 2001, per esempio, l’economista di Princeton Alan Krueger ha analizzato l’ipotesi diffusa che la povertà sia un fattore chiave per la formazione di un jihadista, ma non ha trovato alcun legame tra difficoltà economiche e il terrorismo. Più di un decennio dopo, tuttavia, forze dell’ordine e gruppi finanziati dal governo considerano ancora la mancanza di denaro come un indicatore della radicalizzazione. Nel 2011 – continua il Nyt – il presidente Obama ha detto che la Casa Bianca avrebbe raccolto i segnali di allarme dalle comunità, ma negli anni seguenti è stato fatto poco. Piuttosto, la ricerca sembra indicare che quasi tutti sono potenziali terroristi: istruiti, ignoranti, estroversi o solitari. E molti studi sembrano accendere l’allarme sui giovani, adolescenti impazienti di diventare uomini che “lottano per raggiungere una propria individualità”».
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