
Paradosso, l’unità dell’Occidente passa da democratici Usa e destre europee

A volte nella politica i paradossi accadono velocemente, ancora di più se la politica internazionale precipita rapidamente come in questi mesi. Negli ultimi anni, almeno in Italia, la sinistra dei Renzi, Gentiloni e Letta sembrava essere sempre dalla parte giusta sul piano internazionale. Con una certa America non trumpiana, per l’integrazione europea, scettica verso Putin, poco entusiasta della Cina. Era la destra nuova, quella sovranista, a sembrare spesso disallineata a gran parte dell’élite occidentale: euroscettica, affascinata da Putin, vicina alle intemperanze istituzionali di Trump. In poco tempo, invece, tutto si è ribaltato.
La sinistra europea senza linea di politica estera
Oggi la destra italiana ed europea è con l’Ucraina e con Israele, e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden può contare maggiormente proprio sulla destra che sulla sinistra europea in termini di politica estera. In questo c’è tutto il paradosso e la debolezza dei progressisti italiani ed europei. Di fatti, sui recenti sviluppi delle crisi internazionali la sinistra italiana, e non solo, pare andare in ordine sparso. Questa, ad esempio, è la sintesi della posizione del Pd sulla guerra tra Hamas e Israele. La segretaria Schlein si esprime con timidezza un sostegno solidale a Israele, condanna Hamas e il suo stragismo terrorista, ma nel frattempo pezzi del partito partecipano alle manifestazioni pro-Palestina insieme agli altri partiti di sinistra, ai centri sociali dove lo stato di Israele è, con un eufemismo, poco apprezzato. Riunioni di piazza in cui si contesta l’astensione, insieme a tutti gli altri paesi occidentali, in sede di risoluzione Onu su Gaza del governo italiano.
Gli Zerocalcare e le Amnesty International che boicottano il Lucca Comics per il patrocinio dell’ambasciata israeliana non aiutano la leadership del Pd, al contrario mostrano uno schieramento diviso tra chi detesta Israele e chi ne difende l’esistenza. La sinistra italiana senza regia riflette il disagio della sinistra europea. Anche qui c’è una posizione scomoda: tutti condannano l’eccidio di Hamas, ma al tempo stesso vorrebbero Netanyahu fuori dal governo e un Israele più debole e meno interventista a Gaza. Tutto ciò sempre con l’idea di fondo di un Occidente che si sente colpevole anche per i crimini altrui. In virtù di questi dilemmi morali, nascosti dietro una ipocrita preoccupazione per i civili di Gaza usati proprio da Hamas come scudo umano, la sinistra europea ed italiana non ha più una linea di politica estera.
L’antisemitismo woke e l’unità dell’Occidente
Al tempo stesso, alcune frange più estreme, in nome dell’antiamericanismo e delle teorie critiche, assumono posizioni quasi antisemite. È il caso delle associazioni studentesche americane dell’Ivy League, e di molti professori delle stesse, che oramai manifestano contro Israele, trascurando Hamas, incolpando i paesi occidentali di sfruttamento e oppressione. Anche qui una spaccatura, con la sinistra democratica e moderata che si dissocia da quella woke e ultra-progressista. Il ritorno della questione Israelo-palestinese spacca dunque la sinistra che non riesce più a tenere insieme le sue ambiguità. L’unità del mondo occidentale oggi passa dai democratici americani moderati e dai partiti del centro e della destra europea. Sembra un paradosso, una convergenza parallela, ma è la realtà a cui oggi siamo aggrappati.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!