Bentornato esame di maturità (più o meno)
In Italia, parafrasando il film Harry Potter e la pietra filosofale, “all’esame piace cambiare”. Infine, dopo tanta trepidante attesa e il solito rincorrersi di voci di corridoio, docenti e studenti han trovato tra l’albero di Natale e la calza della Befana il disegno della maturità 2022. Coi primi vagiti del nuovo anno il ministro dell’istruzione Bianchi dovrebbe firmare l’ordinanza relativa.
Salvo stravolgimenti dell’ultimo momento, tornerà il tema, comune per tutti gli indirizzi di studio.
Il colloquio orale poi si aprirà con la discussione della “tesi di diploma”, maquillage del fu elaborato, che, come i personaggi delle Metamorfosi di Ovidio, sembra ogni anno cambiare scorza, ma non sostanza.
Bentornato tema
Come giudicare il pacchetto maturità 2022, se effettivamente sarà quello sopra profilato?
Il ritorno del tema è sicuramente un fatto positivo, un miglioramento rispetto all’avvilente colloquio orale in cui soltanto è consistita la maturità nei due anni scorsi. Scrivere obbliga a mettere in atto una serie di meccanismi complessi con cui gli studenti si cimentano dalla prima elementare ed è giusto e bello che essi abbiano un momento conclusivo d’esame dedicato a questo. L’attenzione all’uso delle parole, alla concatenazione dei concetti, alla ragionevolezza del discorso, sono tutti elementi che contribuiscono a dare dignità all’esame di maturità. Il contraltare della parola scritta poi è anche un bene per chi nel solo esame orale risulti per qualsiasi ragione penalizzato.
Materie di indirizzo
Chi non è tornata è la prova relativa alle materie d’indirizzo. E questo invece non può che essere un fatto grave. Averla tolta per non ripristinarla più equivale a dire a quei ragazzi che da cinque anni si addentrano nel labirinto delle parole di Omero e Virgilio, a quelli che piroettano sulle montagne russe di funzioni, seni e coseni, a quelli che hanno ascoltato e ripetuto la musica delle lingue straniere, a tutti coloro insomma che hanno scelto e si sono dedicati ad approfondire un lato specifico del prisma bello della conoscenza, che in fin dei conti tutte queste attività non hanno dignità.
Il crogiolo dell’esame, infatti, forse anche più che valutare, attribuisce valore all’azione del pensare; e la forma scritta lo fa innescando una serie di procedimenti su cui i ragazzi hanno fatto esercizio a iosa che sono tipici e che non pertengono al momento dell’orale. Non è certo per paura della prova di maturità che gli studenti dovrebbero imparare a tradurre le versioni o ad affrontare un problema matematico; ma il sapere di non trovarsi questi esercizi alla fine del percorso demotiva (e sminuisce) chi quel percorso lo ha svolto (magari con tanta fatica), e ancor di più chi, affascinato, lo ha appena intrapreso.
Un esame degno di questo nome
L’esame di maturità che si prospetta nel 2022 sarà quindi il segno di una ripresa rispetto al biennio funesto della pandemia? Parzialmente sì. Ma al contempo questa struttura di prove è una spia che denuncia il precario stato di salute della scuola superiore in Italia oggi. O infatti sussiste una situazione di così gravi carenze nei maturandi dell’epoca della Dad e della reclusione da non poter far loro affrontare un esame degno di questo nome; o permane la volontà, manifestata da alcuni già in epoca pre-Covid, di destrutturare progressivamente la maturità, depauperando di conseguenza l’intero sistema della scuola superiore, in miope imitazione di quanto già accade in diversi paesi europei, magari con futura conseguente riduzione degli anni di istruzione superiore da cinque a quattro.
Perché in effetti si respira una certa smania di togliere i ragazzi dal luogo dove imparano a pensare, per inserirli in fretta nel grande ingranaggio della professionalizzazione: l’ansia dell’orientamento in uscita indotta nei ragazzi fin dagli incunaboli del loro percorso scolastico, la scempiaggine dell’alternanza scuola-lavoro nei licei, i grugniti di chi ancora fa gli agguati al Greco, al Latino, alla storia dell’arte e alle guerre puniche, ne sono tutte ulteriori prove.
Foto Ansa
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