Benedetto XVI: al Paese serve chi impegna la vita in Cristo

Di Redazione
24 Maggio 2012
Le parole di Benedetto XVI ai vescovi italiani: «il nostro primo, vero e unico compito rimane quello di impegnare la vita per ciò che vale e permane».

«Avvertiamo che la nostra situazione richiede un rinnovato impulso, che punti a ciò che è essenziale della fede e della vita cristiana», ha confidato ai vescovi italiani Benedetto XVI, dopo aver espresso la sua preoccupazione per l’avanzata nel nostro Paese del secolarismo, dal tentativo di relegare Dio nel privato e dalla dimunizione della pratica religiosa. Il Papa, cioè, ritiene che per superare la crisi attuale, che «è crisi soprattutto spirituale», il nostro Paese abbia più che mai bisogno oggi di testimoni credibili».  «L’attenzione al mondo degli adulti» testimoniata dalla riflessione e dal dibattito all’Assemblea Generale dei vescovi italiani manifesta la loro «consapevolezza del ruolo decisivo di quanti sono chiamati, nei diversi ambiti di vita, ad assumere una responsabilità educativa nei confronti delle nuove generazioni». «Vegliate e operate – ha raccomandato Benedetto XVI ai presuli riuniti in Vaticano – perché la comunità cristiana sappia formare persone adulte nella fede». Infatti, ha scandito, «il nostro primo, vero e unico compito rimane quello di impegnare la vita per ciò che vale e permane». Al nostro Paese servono cioè persone che, «incontrato Gesù», ne hanno fatto «il riferimento fondamentale della loro vita». «Persone – ha insistito il Papa teologo – che lo conoscono perchP lo amano e lo amano perché l’hanno conosciuto; persone capaci di offrire ragioni solide e credibili di vita». In proposito, Ratzinger ha citato Wojtyla, il suo predecessore: «Il Regno – ha ricordato – non è un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione, ma è innanzi tutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù, immagine del Dio invisibile». Così, ha aggiunto il Pontefice, «mentre dobbiamo coltivare uno sguardo riconoscente per la crescita del grano buono anche in un terreno che si presenta spesso arido», occorre che oggi la Chiesa Italiana sia consapevole del fatto che «Dio è diventato per molti il grande Sconosciuto e Gesù semplicemente un grande personaggio del passato, non ci sarà rilancio dell’azione missionaria senza il rinnovamento della qualità della nostra fede e della nostra preghiera; non saremo in grado di offrire risposte adeguate senza una nuova accoglienza del dono della Grazia; non sapremo conquistare gli uomini al Vangelo se non tornando noi stessi per primi a una profonda esperienza di Dio». «Gli uomini – ha ricordato Benedetto XVI – vivono di Dio, di Colui che spesso inconsapevolmente o solo a tentoni ricercano per dare pieno significato all’esistenza: noi abbiamo il compito di annunciarlo, di mostrarlo, di guidare all’incontro con Lui». «Ma – ha tenuto a ricordare ai vescovi che forse qualche volta sono troppo presi dai tanti problemi contingenti – è sempre importante ricordarci che la prima condizione per parlare di Dio è parlare con Dio, diventare sempre più uomini di Dio, nutriti da un’intensa vita di preghiera e plasmati dalla sua Grazia». (AGI)

Articoli correlati

1 commento

Non ci sono ancora commenti.

I commenti sono chiusi.