Il “bello” della sostenibilità aziendale
«Quando si parla di sostenibilità aziendale ci si riferisce a una nuova concezione dell’attività imprenditoriale, secondo cui il fine ultimo dell’attività d’impresa non può consistere nella sola massimizzazione del profitto (obiettivo tipicamente di breve periodo), ma va esteso alla creazione di valore nel lungo periodo». La definizione di sostenibilità aziendale offerta dal prof. Matteo Pedrini, Ordinario di corporate Strategy presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Responsabile dell’area ricerca di ALTIS, trova un caso di eccellenza nel territorio varesino: si tratta della Vito Rimoldi Spa, azienda storica legnanese nata nel 1940 e specializzata nella produzione di guarnizioni e pezzi meccanici di altissima precisione.
Nella concezione imprenditoriale dell’azienda la creazione di valore nel lungo periodo non si limita a minimizzare l’impatto ambientale delle sue attività, ma si estende al sociale e – perché no? – all’arte.
Sì, perché la Vito Rimoldi, dopo aver creato una partnership commerciale con la cooperativa sociale di tipo B Solidarietà e Servizi e aver integrato i suoi lavoratori nei propri processi produttivi, si è lanciata in un altro progetto tanto coraggioso quanto originale: arredare il luminoso, ampio e pulito capannone di 5.000 metri quadri in cui i propri collaboratori affrontano il lavoro quotidiano con delle opere di arte contemporanea realizzate appositamente per l’azienda.
La direzione dell’azienda ha preso sul serio l’innata esigenza di bellezza che anima le giornate di chiunque al mattino si alza e inizia la sua giornata lavorativa e ha voluto creare un ambiente di lavoro in cui sia piacevole andare.
Nasce così la collaborazione con La compagnia dell’arte, un gruppo di amici – prevalentemente artisti – che da alcuni anni si frequenta per aiutarsi a penetrare l’inesauribile significato del Bello e nello sviluppo di una produzione artistica che a questo tenda e questo realizzi. Perno della compagnia di amici è la galleria Rubin con i suoi soci James Rubin e Paolo Galli che ha raccolto l’invito della Vito Rimoldi e si è occupata di tutti gli aspetti amministrativi e organizzativi.
Nell’arco di circa 12 mesi, riempiti da un intenso dialogo tra gli artisti e tutti coloro che operano all’interno dell’azienda, si è passati dall’idea all’azione. Il progetto sarà presentato questo sabato 11 dicembre all’annuale convention dell’azienda: occasione in cui verranno scoperte le riproduzioni in formato gigante (e arricchite da interventi manuali degli artisti) delle opere d’arte di pittori del calibro di Letizia Fornasieri, che ha introdotto un pezzo di natura con una forza stranamente pacificante, Elisabetta Necchio, che reinterpreta le persone fotografate durante i sopralluoghi attraverso figure archetipe come l’argonauta, che manovra la nave per tenere fissa la meta, il direttore d’orchestra che scrive un concerto per pulsanti e pistoni, l’angelo che senza esser notato tiene pulito il mondo… Viene poi Francesco Zavatta, che attraverso i colori del logo della Rimoldi propone energiche macchie di colore che fanno rialzare la testa. Nei mesi successivi si prevedono ulteriori interventi che ritraggono volti e mani delle persone, come a voler eternare e infondere la massima dignità al gesto dell’uomo che con il suo lavoro contribuisce alla realizzazione di sé e collabora alla costruzione di una società migliore.
Il valore di questa iniziativa è stato confermato anche dal responsabile dell’ente di certificazione della qualità TÜV NORD. Raccontano i responsabili di Rimoldi: “Nel recente audit di certificazione sulla sicurezza ISO14001, abbiamo illustrato il progetto opere d’arte e ci è stato risposto con entusiasmo: «è dimostrato che un ambiente bello aumenta la sicurezza. Quando la persona sente di essere in un luogo confortevole e curato» ha continuato l’auditor «il rischio di incidenti diminuisce»”.
Quindi, se è vero che la sostenibilità aziendale consiste nel creare valore per la società nel rispetto dell’ambiente, il caso della Vito Rimoldi SpA è sicuramente un esempio da guardare nella speranza che una simile concezione d’impresa si diffonda in maniera capillare.
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