Baby prostitute ai Parioli, indagata la maggiore. Parla la zia di una delle ragazze

Di Chiara Rizzo
13 Novembre 2013
La più grande delle due ragazzine romane è accusata di aver indotto l'amica alla prostituzione e di cessione di stupefacenti. La sorella della mamma arrestata: «Mia sorella ha subìto abusi familiari»

Il tribunale del riesame di Roma ieri si è riunito per decidere degli arresti della madre di una delle baby prostitute dei Parioli e di altre 5 persone, mentre ieri è stato arrestato un imprenditore, Mirko Ieni, presunto “protettore” delle ragazze, insieme a Pizzagalla. Nell’indagine Ninfa, sono stati identificati una ventina di clienti – studenti, impiegati, professionisti – che pagavano dai 150 euro ai 300 per avere una o entrambe le ragazze (la più grande delle due è indagata anche per aver ceduto droga all’amica più piccola). La decisione del Riesame è attesa entro la settimana, intanto oggi pomeriggio è giunta la notizia che la più grande delle due ragazze, di 16 anni, è indagata anche per induzione alla prostituzione dell’amica, che lei stessa avrebbe formato alla nuova “carriera”.

UNA VITA DISTRUTTA. Ieri sera, intanto, nella trasmissione Porta a Porta per la prima volta è stata intervistata la zia di una delle ragazze, perché sorella della madre arrestata nell’indagine. La donna ha dichiarato che «Mia nipote è una ragazza straordinaria, un’intelligenza fuori dalla media, sicuramente non è una ragazza depravata e priva di scrupoli, ma è una vittima. E hanno subìto un danno da uomini di 40,50 anni. Perché non puntare il dito su questo?». La donna ha raccontato di aver visto la bambina, che al momento è protetta, ed è seguita da terapeuti e medici: «Finalmente abbiamo la possibilità di recuperare questa bambina, che è come se fosse stata uccisa. Perché la sua vita è stata distrutta. Ma riuscirà a farcela ne sono sicura».

VITTIMA DI ABUSI FAMILIARI. La donna durante l’intervista ha anche parlato della sorella, dando per la prima volta il quadro di un contesto familiare sconosciuto: «Anche questa cosa di far vedere mia sorella come un mostro, non è così. Non è l’aguzzina della figlia. È sicuramente una donna molto fragile, che viene da una storia familiare dolorosissima. Nella nostra famiglia d’origine abbiamo una storia di abusi e di violenze. Noi altre sorelle, con la psicoterapia, con la fede, siamo riuscite a uscirne. Mia sorella invece è rimasta la più fragile, forse anche perché è la maggiore e ha sentito di più tutto questo peso. Anche leggendo le intercettazioni telefoniche (dalle quali si evince che era la madre a spronare la figlia “a lavorare”) noi della famiglia crediamo alla versione dateci da mia sorella, che lei non sapeva nulla della prostituzione. Nemmeno noi zii sapevamo nulla, altrimenti avremmo fatto qualcosa. Prima di questo caso eravamo preoccupatissimi di come i bambini di mia sorella stavano e abbiamo cercato di farci sentire più volte dalle istituzioni ma non ci ascoltavano. Vedendo mia nipote indossare abiti firmati ci eravamo messi in allarme, abbiamo anche cercato di allontanarla da Roma. Riguardo all’accusa mossa a mia sorella, di coinvolgere la figlia nello spaccio di droga, dico che stiamo parlando di una persona che ha dei problemi psicologici, un’alienazione rispetto a ciò che è bene e ciò che è male, proprio perché ha vissuto dei drammi ma non si è mai curata. Noi crediamo che i soldi per mia sorella venissero dallo spaccio, ma segnalo che c’è stata una famiglia fragilissima con un padre del tutto assente».

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