In America mai così tanti aborti (e così pochi scrupoli per le donne)

Di Caterina Giojelli
19 Maggio 2025
Nonostante la retorica dell’emergenza, le interruzioni di gravidanza toccano livelli record. Planned Parenthood celebra, ma moltiplica gli errori medici, taglia i servizi sanitari per investire in propaganda. Kennedy ordina una revisione della pillola abortiva
La sala operatoria di una clinica Planned Parenthood del Missouri (foto Ansa)
La sala operatoria di una clinica Planned Parenthood del Missouri (foto Ansa)

Planned Parenthood festeggia: 402.230 aborti praticati nell’ultimo anno, quasi diecimila in più rispetto all’anno precedente. Il record assoluto nella storia dell’organizzazione. Lo attesta il suo ultimo rapporto annuale, pubblicato – pensate un po’ – in occasione della festa della mamma, con il titolo “A Force for Hope”.

Nel frattempo gli screening per il cancro erogati dal colosso abortista sono scesi dell’8,1 per cento, le visite di medicina generale del 13,7 per cento, i trattamenti per le infezioni urinarie del 45 per cento. Eppure, il denaro pubblico continua ad affluire: 792,2 milioni di dollari, il 40 per cento del budget totale di Planned Parenthood, provenienti dalle tasche dei contribuenti americani.

Aborti in crescita, sanità in calo

«Negli ultimi dieci anni – osserva Michael New, del Charlotte Lozier Institute – gli screening oncologici sono crollati del 54,4 per cento, i servizi prenatali del 62,8 per cento, mentre gli aborti sono aumentati di oltre il 22 per cento. Paghiamo sempre di più, per sempre meno sanità, e sempre più aborti».

Quello che non dice il rapporto è a quale prezzo. Lo ha fatto il New York Times a febbraio, con un ritratto affatto celebrativo del colosso abortista in crisi e in causa con numerosissimi pazienti e dipendenti. Aborti falliti, dispositivi intrauterini smarriti e personale senza formazione: sono solo alcune delle denunce depositate contro il fornitore di servizi sanitari.

Errori medici e cause legali

Le testimonianze raccolte dal Nyt sono agghiaccianti, a partire da quella di Nakara Alston. Che credeva di avere abortito in una clinica di Planned Parenthood ad Albany, New York – sanguinava da settimane, ma il personale della clinica le aveva assicurato di aver visto «il feto abortito e che non c’era nulla di cui preoccuparsi» – e scoprì invece al pronto soccorso che il bambino era ancora nel suo grembo. Lo partorì 12 settimane dopo l’aborto fallito e il piccolo morì poco dopo essere venuto alla luce.

La tesi è che le cliniche sono così a corto di denaro che l’assistenza ne ha risentito. Eppure il numero di pazienti si è ridotto (da 5 milioni per 900 cliniche negli anni Novanta a 2,1 milioni e 600 cliniche oggi). E l’annullamento della Roe v. Wade ha portato 498 milioni di dollari di donazioni nel solo 2022. Tuttavia, spiega il Nyt, «solo una piccola parte di questi fondi viene destinata alle affiliate statali per fornire assistenza sanitaria presso le cliniche. (…) la maggior parte del denaro viene spesa per la battaglia legale e politica per il mantenimento del diritto all’aborto». Non certo in assistenza.

Il refrain “stanza sbagliata, paziente sbagliato”

Non tutto dunque si spiega con la crociata di Trump per negare i fondi federali previsti dal Titolo X (60 milioni), l’emendamento Hyde (che proibì l’uso di fondi federali per l’aborto), o il tema della concorrenza aperto dall’Affordable Care Act, che ha ampliato le opzioni di assicurazione sanitaria per le donne a basso reddito spingendole verso operatori diversi da Planned Parenthood. Sono decine le denunce analizzate dal quotidiano.

Una donna in California ha subito danni ai nervi per l’impianto scorretto di un contraccettivo. In Nebraska, un medico ha inserito una spirale in una donna incinta al quarto mese. Il feto è nato morto poche ore dopo. Medici che si esercitano a inserire aghi su braccia finte o dei colleghi per mancanza di formazione. Visite di dieci minuti per paziente. Quattro appuntamenti all’ora, minimo sindacale imposto dai dirigenti. Tutto vero

Cliniche o fabbriche?

I dirigenti giustificano e storture del sistema affermando «di aver ripetutamente dato priorità alla lotta per il diritto all’aborto rispetto alle cliniche, perché la lotta politica era fondamentale per la capacità dell’organizzazione di operare». Al Planned Parenthood Action Fund (braccio di advocacy politica che ha speso 40 milioni di dollari per far eleggere candidati pro-aborto lo scorso anno), minimizzano: ci saranno sempre dipendenti scontenti pronti a raccontare aneddoti su una “spirale malfunzionante”, ma i numeri – ripetono – restano dalla parte della clinica. Numeri poco rassicuranti se è vero che la direzione impone al personale di «visitare più di quattro pazienti all’ora e che gli appuntamenti debbano durare circa 10 minuti»

Decine le cause intentate da dipendenti, a cui è stato negato il pagamento degli straordinari, la malattia in caso di infortunio, il permesso per accudire un figlio neonato. Alle cui lamentele è stato risposto che «si trovavano in un “momento di missione”, ovvero in un momento di crisi per i diritti riproduttivi così urgente da mettere in ombra le loro preoccupazioni».

Aborti fino all’ottavo mese

L’anno scorso, continua il Nyt, sempre la Planned Parenthood of Greater New York – «uno dei pochi posti in cui l’aborto è ancora legale fino a 24 settimane» – ha dichiarato che un deficit di bilancio l’avrebbe costretta a limitare i servizi per l’aborto a termine, e a introdurre di fatto un divieto di aborto a 20 settimane. Un problema puramente “contabile”, secondo il Nyt.

Anche il Colorado ha appena visto chiudere i battenti della Boulder Abortion Clinic, guidata per 50 anni dal dottor Warren Hern, 87 anni, specialista in aborti tardivi. Hern ha confessato di aver effettuato interruzioni fino a 32 settimane, in casi eccezionali anche oltre. Ma «continuare era diventato impossibile», ha detto all’Associated Press. Il costo – fino a 10.000 dollari a procedura – era ormai insostenibile per molte donne. Nessuno ha voluto prendere in carico l’attività.

«Non è aborto, è eutanasia. Lo rifarei un milione di volte»

In un’intervista a The Atlantic, Hern aveva spiegato senza remore che il criterio per lui non è mai stato l’età gestazionale, ma la “volontà della madre”. Anche per aborti oltre la soglia della vitalità fetale. Una donna intervistata nello stesso reportage ha raccontato di aver abortito a 35 settimane (il suo medico aveva diagnosticato molteplici anomalie cerebrali: sua figlia avrebbe avuto difficoltà a camminare, parlare, deglutire) definendo l’atto con chiarezza: «È eutanasia. Questo è il tipo di uccisione che è. Ma lo rifarei un milione di volte se dovessi».

Secondo i CDC, nel 2021 si sono verificati 6.000 aborti oltre le 21 settimane, e se i dati del Guttmacher Institute (1 milione di aborti nel 2024) sono corretti, oggi potrebbero essere oltre 10.000. Hern ha persino ammesso di aver praticato due aborti selettivi per sesso. «Una donna voleva disperatamente una bambina, un’altra no», ha spiegato. «È stata una loro scelta».

Numeri sugli aborti e propaganda

Secondo i dati raccolti dal Charlotte Lozier Institute, il 97 per cento delle donne che si sono rivolte a Planned Parenthood per una gravidanza sono state indirizzate verso l’aborto, non verso servizi alternativi come adozione o supporto prenatale.

Nel 2023 Planned Parenthood ha pagato viaggi per oltre 12.000 donne che volevano abortire in un altro Stato, per un totale di 3,4 milioni di dollari, trovando le risorse per intentare cause legali contro le leggi pro-life in Arizona, Iowa, e altrove.

Nonostante le restrizioni sempre più severe in molti stati americani e la retorica dell’emergenza, il numero di interruzioni di gravidanza negli Stati Uniti è infatti in aumento. Il Guttmacher Institute attesta che nel 2024 sono stati effettuati oltre 1 milione di aborti, il numero più alto degli ultimi dieci anni, oltre il 10 per cento in più rispetto al 2020. Un aumento attribuibile in gran parte all’espansione dell’accesso all’aborto farmacologico, che ora rappresenta circa il 63 per cento di tutte le interruzioni di gravidanza. La disponibilità di pillole abortive tramite telemedicina ha reso l’aborto accessibile a tutti.

Il caso della pillola abortiva

Il 14 maggio, durante un’audizione al Senato, il segretario alla Salute e ai Servizi Umani degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., ha annunciato di avere ordinato alla Food and Drug Administration una revisione completa della regolamentazione e dell’etichettatura della pillola abortiva mifepristone.

Lo ha fatto in risposta ai risultati «allarmanti» di uno studio recente del Ethics and Public Policy Center, che ha analizzato oltre 865.000 richieste di rimborso assicurativo tra il 2017 e il 2023. Lo studio ha rilevato che più dell’11 per cento delle donne che hanno assunto mifepristone ha subito gravi complicazioni sanitarie entro 45 giorni dall’assunzione del farmaco, tra cui sepsi, emorragie e infezioni. Altro che “aborto casalingo sicuro”. Il dato è oltre venti volte più alto rispetto allo 0,5 per cento riportato nell’attuale etichetta approvata dalla FDA.

Gli aborti aumentano. Insieme ai rischi per le donne

Più di 100 organizzazioni hanno firmato una lettera aperta chiedendo il ripristino delle precedenti regolamentazioni federali sulla sicurezza del farmaco abortivo, che erano state allentate durante le amministrazioni Obama e Biden. Le modifiche precedenti avevano eliminato requisiti come la prescrizione in presenza, i controlli successivi da parte del medico e la supervisione medica durante il processo di aborto chimico.

L’America ha sostituito lo slogan “safe, legal and rare” con “safe, legal and accessible”. Ma a quale prezzo? Kennedy rimette così sul tavolo il principio che l’aborto, anche in pillole, sia un atto medico con rischi clinici reali. Lo fa nei giorni in cui Planned Parenthood festeggia il record di aborti e la narrazione ufficiale, ripetuta ossessivamente da candidati democratici, headline di giornali liberal, e fundraising campaign, è che l’America sia ormai diventata un deserto in cui abortire è impossibile, dove ogni donna è potenzialmente in pericolo. I numeri dicono il contrario. Gli aborti aumentano e con gli aborti i pericoli per le donne.

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