A dodici anni Antonio è già abituato alle prime pagine dei giornali. Pur essendo un normalissimo ragazzino della sua età, che frequenta la scuola media nel paesino in provincia di Brindisi dove abita, dalla nascita Antonio sembra destinato ai riflettori. La prima volta è accaduto proprio quando a settembre del 2000 la sua culla è stata presa d’assalto da fotografi e cameraman perché è il secondo di quattro gemelli, un parto quadrigemellare da guinnes. La seconda volta è oggi, ma Antonio alle cronache ci torna per un fatto meno felice per sé: è il primo dodicenne tartassato (per sbaglio) d’Italia.
IL MODELLO DELL’AUTO. Qualche mese fa, tornando da scuola e dalla solita partita di calcetto, probabilmente all’ora della merenda con pane e Nutella, Antonio ha provato il sentimento di tanti altri tartassati più vecchi di lui. Sul tavolo di casa c’era una busta da lettera con il suo nome: mittente Equitalia. L’Ufficio di Brindisi dell’agenzia di riscossione delle tasse reclamato da Antonio, indicando precisamente il suo codice fiscale e l’indirizzo, il pagamento di 1.338,77 euro, da “versare quanto prima”. Secondo Equitalia Antonio avrebbe dovuto pagare la tassa di 312.23 euro per l’immatricolazione della “sua” auto Renault R9 (c’è scritto pure il modello) già nel 1997. Cioè tre anni prima di nascere: infelice destino di essere italiani, perseguitati dal fisco pure prima di arrivare alla culla. Non solo: dato che l’ignaro dodicenne non ha potuto pagare a suo tempo, Equitalia ha conteggiato le sanzioni maturate negli anni, gli interessi, le addizionali, e il costo di notifica degli atti.
BRAVO CHIERICHETTO. Cosa è accaduto lo ha raccontato alla Gazzetta del mezzogiorno suo padre, tra il serio e il faceto: «Antonio, da bravo chierichetto, educato a non mentire, è venuto da me singhiozzando. E dicendo che doveva pagare 13oo euro, ma non aveva spiegazioni». Il padre del bimbo ha chiesto aiuto ad un consulente che, dopo due giorni di spola tra gli uffici di Equitalia di Bari e Brindisi e quelli dell’Aci, ha scoperto che l’auto appartiene ad un uomo nato nel ’59 a Monopoli (Bari), e acquistata nell’85. Non c’è un caso di omonimia, per il momento: pare solo esserci stato un errore, mai rimediato.