
Nullità matrimonio. Come Papa Francesco cambia il processo canonico

Articolo tratto dall’Osservatore romano – Non solo una riforma profonda ma una vera e propria rifondazione del processo canonico riguardante le cause di nullità matrimoniale è quella voluta da Papa Francesco con i motupropri Mitis iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Iesus, le cui linee guida sono state presentate nella tarda mattinata dell’8 settembre nella Sala stampa della Santa Sede.
La nuova normativa ― che risponde alle aspettative largamente emerse durante il sinodo straordinario sulla famiglia e raccoglie i frutti del lavoro della commissione speciale istituita dal Pontefice il 27 agosto 2014 ― mira a rendere più spedite ed efficaci le procedure per la dichiarazione di nullità, la cui competenza appartiene strettamente al Pontefice.
In particolare, viene abolita la doppia sentenza conforme e si dà vita al cosiddetto processo breve, rimettendo al centro la figura e il ruolo del vescovo diocesano o dell’eparca, nel caso delle Chiese orientali, come giudice delle cause. Le nuove norme vanno lette alla luce dell’evoluzione storica delle procedure per la dichiarazione di nullità. Nel 1741 Benedetto xiv istituì la doppia conforme per far fronte agli abusi commessi da vescovi e tribunali soprattutto in Polonia e Pio x, all’inizio del Novecento, limitò al massimo il ricorso all’azione della Sede apostolica valorizzando i processi celebrati nelle singole diocesi.
Tra gli altri aspetti di rilievo dei due motupropri ― che riformano separatamente le norme del Codex iuris canonici e del Codex canonum ecclesiarum orientalium ― vanno ricordati la composizione dei tribunali, la limitazione dell’abuso del diritto di appello (che può essere respinto quando manifestamente dilatorio o strumentale), il forte e significativo richiamo alla collegialità episcopale e l’invito ad assicurare, per quanto possibile, la gratuità delle procedure.
All’obiettivo di favorire la celerità dei processi la nuova normativa risponde con lo snellimento dell’iter ordinario e con l’istituzione del processus brevior, che consente di accorciare ulteriormente i tempi, sempre che ci sia l’accordo delle parti e la nullità sia sostenuta da argomenti particolarmente evidenti. In proposito si sottolinea che la preoccupazione per la salvezza delle anime (salus animarum) resta il fine supremo delle istituzioni e delle leggi. Ma con altrettanta chiarezza si precisa che non è in discussione l’indissolubilità del matrimonio, che, anzi, risulta rafforzata dalla centralità del vescovo diocesano, che in comunione con il Pontefice è il garante dell’unità della fede e della dottrina.
Nella normativa è centrale la questione della fede come elemento essenziale per la validità del matrimonio, in continuità con quanto è stato delineato nell’ultimo mezzo secolo, dal pontificato di Paolo vi a quello di Benedetto xvi.
Posti dal Papa sotto la protezione di Maria, i due motupropri sono stati firmati nel giorno dell’Assunzione (o Dormizione), vengono resi noti nella festa della Natività della Vergine ― due ricorrenze celebrate sia in oriente sia in occidente ― ed entreranno in vigore l’8 dicembre prossimo, solennità dell’Immacolata, cinquantesimo anniversario della conclusione del concilio Vaticano ii e inizio del giubileo straordinario della misericordia.
Foto Ansa
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48 commenti
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Cambia qualcosa circa l’espediente fin qui utilizzato da parte di taluni/tanti furbacchioni, di ricorrere al Tribunale della Sacra Rota e ottenere la nullità del loro matrimonio, in questo modo riuscendo in alcuni casi ad evitare di pagare gli alimenti al coniuge ?
Il Papa e’ venuto incontro ai cristiani in situazioni irregolari e desiderosi di riaccostarsi ai sacramenti per i quali il sospetto di nullita’ del loro matrimonio religioso era altissimo, fino all’80%. (lo disse il card Ratzinger). Ma il sospetto non basta per dichiararne la nullita’neanche il sospetto di un cardinale.
Il Papa ha evitato di cercare una soluzione pastorale superficiale che potesse stridere con la dottrina e con la sensibilita’comune del popolo cristiano.
I suoi Motu Proprio sono veri atti di misericordia e insieme di giustizia innanziutto verso Cristo e quel che ha detto nel Vangelo in merito al matrimonio.
Ma sono atti di giustizia e di rispetto della coscienza anche verso le persone coinvolte e che bene o male un si’davanti a Dio e alla Chiesa l’avevano pronunciato.
Chiedere la verifica della validita’o meno drl proprio matrimonio religioso implichera’un lavoro ma sara’ un lavoro di verifica che sara’ liberatorio e portera’ad una maggiore coscienza e responsabilita’ anche nelle nuove situazioni familiari che si fosdero create e questa e’vera misericordia e non “misericordia ingannatrice” (sono parole dela Papa) cone poteva essere fare concessioni che non implicavano un lavoro e una verifica sulle proprie dcelte del passato.
Chi accettera’di fare questo lavoro di verifica su se stesso, lavoro che potra’ essere anche doloroso, ne uscira’ piu’maturo piu’grande e soprattutto veramente libero e questo sara’un vantaggio anche per tutta la Chiesa
Cambia che decide il vescovo.
Leggi i due documenti prima di fare domande inutili.
Ecco, ora mi sta salendo l’ansia: la mia fidanza è “credente non praticante”, vuol dire che se ci sposiamo in chiesa il matrimonio è automaticamente non valido ed è un sacrilegio? Perché questa introduzione dell’assenza di fede tra i motivi di nullità (cosa mai vista e profondamente sbagliata, dato che ciò che conta ai fini della validità del sacramento è la libera volontà, come spiega anche il Catechismo, e non la fede dei battezzati) mi spaventa.
Eccoci, caro equesfidus,
ci mancavano le Sue sofisticate elucubrazioni. non mi dica che adesso non dorme più tranquillo……
Stai zitto, troll: a te che importa se il matrimonio cattolico è valido oppure no?
A me non interessa niente. Sono sposato civilmente. Io lo dico per Lei, per il bene delle Sue coronarie…..
E mo come la mettiamo : avevate una serpe in seno e non ve ne siete accorti??? O anche Lei è come quel troglodita di Socci, che da quando ci sono due papi è diventato schizofrenico e non sa più quale è il papa eretico???
Buon divertimento….e benvenuto nel 2015
se e’per quello ….di schizofrenici ce n’e’…non solo nel blog di Socci….
usano i blog come fosse il Serenase…
Visti i disastri provocati da matrimoni celebrati in Chiesa solo per abitudine o per accontentare altri negli ultimi decenni
forse e’ il correttivo necessario del momento anche se e’vero che per la validita’ basta la coscienza degli impegni e la volonta’ di fare cio’che fa la Chiesa…ma alla gine la fede e’sempre richiesta almeno da uno dei coniugi…
va di pari passo con il tanto biasimato divorzio breve. mi piace la capacità della chiesa di conformarsi ai cambiamenti sociali, barcamenandosi nella sua morale. Alla fine, oh.. la gente divorzia.. chiesa o non chiesa, tanto vale mettere il carro davanti alle pecore… ops buoi.
…ho cercato di spiegare sopra la differenza tra divorzio e nullità… se hai la grazia di leggere…
In questo caso la velocità è importante. Altri mentire va a finire come ad un nostro presidente della repubblica a cui la Chiesa ha riconosciuto la nullità del matrimonio dopo 30 anni e 3 figli … Carolina di Monaco è stata più fortunata 🙂
La buona notizia è che ora potranno ricorrere al “divorzio religioso” anche quelli che non possono pagarsi costosi avvocati. Un plauso per Francesco.
Il buon senso porta a fare comunque un’offerta altrimenti non si capisce con che razza di cattolici abbiamo a che fare.
Il Papa non ha voluto un tariffario per permettere l’accesso a tutti gli strati sociali , ma non vien meno
l’obbligo in queste circostanze di sopperire ai bisogni della Chiesa secondo le proprie disponibilita’.
La richiesta di dichiarazione di nullita’e’un’occasione per farlo.
La vera genialita’del Papa e’l’aver aggirato un ostacolo formale non da poco :
finora se la richiesta non era espressa da entrambi i coniugi e di persona, non si poteva procedere.
Succedeva che se uno dei coniugi , convocato, non si presentava , si bloccava tutto e metteva in stallo anche l’altro coniuge.
Nornalmente succedeva con persone che si erano spisate in Chiesa senza il minimo interesse per l’aspetto sacramebtale e di fede cone confermavano poi non presentandosi mai alle convocazioni del Tribunale Ecclesiastico.
Il Papa ha precisato che davanti a situazioni che presebtino elementi chiari di mancanza di coscienza sacramentale , in certi casi il vescovo potra’procedere anche su richiesta di un solo coniuge.
Chiaramente nei riti latini perche’nei riti orientali anche cattolici il ministro del matrimonio e’il sacerdote e tutto e’piu’semplice. Teoricanente perche’un sacerdote di rito orientale dovrebbe ammettere di non avere ben valutato lui la disposiziobe degli sposi…il che e’un po’ mortificante e prima di farlo…
Come al solito ridono gli ignorantoni…
Non esiste annullamento del matrimonio, ma riconoscimento di nullità fino dal principio. Per la dottrina, un matrimonio deve essere contratto in piena libertà, consapevolezza e sincerità. Se viene a mancare anche uno solo di questi pilastri il matrimonio è nullo, ossia mai celebrato.
Per il rito, i celebranti sono gli sposi, non il prete… il matrimonio è l’unico sacramento per così dire fai-da-te. Se i celebranti non sono consci di quel che fanno o non sono sinceri l’un l’altro, in realtà non celebrano niente, ma recitano formule vuote.
Alcuni esempi di nullità: mi sposo per farla/o contenta/o, ma in realtà non la/o amo; so di essere sterile, ma non lo dico al coniuge prima del matrimonio; mi sposo perché mi hanno forzato i genitori; mi sposo perché tanto so che di fronte ad una difficoltà mi separere; mi sposo perché sono incinta. In tutti questi casi mancano i requisiti fondamentali. Un classico trucco, ad esempio, per rendere un matrimonio nullo è firmare dei patti prematrimoniali con il futuro coniuge.
Si capisce che molti matrimoni nascono in effetti nulli e si perfezionano nella vita, quando magari i coniugi maturano e capiscono il significato del sacramento… in questo caso il sacramento è valido , anche se formalmente dichiarabile nullo.
Siccome un matrimonio celebrato e consumato secondo i principi sopra esposti non può essere sciolto da nessuna autorità umana, Papa compreso, è importante stabilire se le cause di nullità effettivamente esistevano prima del matrimonio e non siano solo una scusa per cercare di sciogliere un unione valida. Per questo serve un processo canonico per analizzare documenti e testimoni.
Il fine del processo è dunque stabilire se il matrimonio sia valido o no, ossia dichiarare se è nato nullo o meno. Ovviamente, siccome le cause di nullità preesistono alla celebrazione, inutile tirare per le lunghe un processo con lungaggini burocratiche: se i motivi di nullità sono esistenti aspettare un anno o 10 non cambia il problema né ci si deve augurare che i coniugi ci ripensino nel frattempo.
Ben diverso è il divorzio civile, o religioso per le confessioni che lo contemplano. Per esso sono determinanti cause sopraggiunte dopo la celebrazione, violando appunto la promessa “fin che morte non ci separi”. In questo caso, dunque si scioglie un legame valido, nel primo si riconosce che il legame non c’è mai stato.
Quindi, il paragone con il divorzio breve è del tutto errato.
…dimenticavo.
Ovviamente questi processi si prestano a varie storture… ad esempio basta corrompere un testimone per fargli dichiarare quel che si vuole…. questo fa lievitare i costi, non certo gli avvocati, dato che è previsto il gratuito patrocinio…
Ovviamente, la giustizia terrena è ingannabile, quella divina un po’ meno. ..
Bel commento, mi ha chiarito alcuni punti oscuri. Complimenti
Grazie per le puntualizzazioni, sono molto utili. Capirai però che il “mi sposo per farla/o contenta/o, ma in realtà non la/o amo” è una motivazione che può essere portata da chiunque, perchè se già è difficile dimostrare, da parte di terze persone, l’esistenza di un amore effettivo è poi impossibile farlo dal punto di vista legale. Non ha quindi tutti torti chi dice che l’annullamento non è molto dissimile da un divorzio civile.
@Flavio
Certo, ma per questo esiste il processo che prevede testimonianze e riscontri di terze persone. E la falsa testimonianza e’ un peccato gravissimo. Quindi se uno mente significa a maggior ragione che non ha fede e che il suo consenso non era valido.
Nessun peccato. Dato che l’amore non è appunto un’entità quantificabile, è molto facile autoconvincersi che quello che si provava al momento del matriomonio non era amore vero. E per tutti gli altri ci sono sempre le quattro Ave Maria o l’aspettare quella decina d’anni l’arrivo del Giubileo con indulgenza allegata.
@Flavio
Le testimonianze, le testimonianze….. Ma che te lo dico a fa’, se hai già deciso di avere ragione? Se pensi che in un processo basti l’autoconvinzione?
Emanuele, lei parla di “ignorantoni”, però forse non si rende conto di aver scritto una cosa che più anti-cattolica, per quanto riguarda la dottrina dei Sacramenti, non potrebbe essere. Lei ha scritto che se il celebrante (gli sposi) non è convinto, per farla semplice, il sacramento non è valido, ma sarebbe una “formula vuota”. Ma è proprio vero l’opposto: figuriamoci se quando uno si confessa o fa la Comunione dovesse anche porsi problemi sulle convinzioni o la moralità del prete. La dottrina della Chiesa, in generale, dice proprio l’opposto: il sacramento è valido indipendentemente dalla perfezione del celebrante. Se vuole sostenere la sua tesi non dovrebbe cercare una similitudine tra Matrimonio ed altri sacramente, ma semmai dimostrare che esso di discosta dagli altri per quanto riguarda la “serietà” dei celebranti.
Argomento che si può approfondire qui:
http://it.aleteia.org/2015/01/28/la-mancanza-di-fede-puo-essere-fonte-di-nullita-matrimoniale/
Riporto il passaggio fondamentale:
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Entrambi i pontefici [GPII e BXVI] avvertivano del fatto che “il patto indissolubile tra uomo e donna, non richiede, ai fini della sacramentalità, la fede personale dei nubendi; ciò che si richiede, come condizione minima necessaria, è l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa”, come diceva Benedetto XVI. Ciò vuol dire che l’argomentazione della mancanza di fede potrebbe essere utilizzata solo se fosse “affiancato al fatto di non credere in una delle proprietà del matrimonio, come avere l’intenzione di divorziare o non voler avere figli” […]
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Sugli altri argomenti (non volere aver figli, eccetera) non ci piove. Ma la semplice “mancanza di fede” non può bastare, secondo BXVI.
E questo, già che ci siamo, dovrebbe anche essere sufficiente per confutare il tormentone della “continuità” tra il pensiero dei Papi precedenti e quello corrente.
@Fabrizio
Io più che “tormentoni della continuità” noto “tormentoni della discontinuità”. Comunque l’articolo che hai linkato è solo un commento a un discorso di Papa Francesco che non entrava nel dettaglio. Invece il Motu Proprio chiarisce ogni dubbio e non cambia la sostanza:
“Art. 14 § 1. Tra le circostanze che possono consentire la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve secondo i cann. 1683-1687, si annoverano per esempio: quella MANCANZA DI FEDE CHE PUO’ GENERARE LA SIMULAZIONE DEL CONSENSO” (maiuscolo mio, ndr) o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici, ecc.”
Quindi è del tutto eviente che il papa conferma che l’argomentazione della mancanza di fede può portare alla nullità solo QUANDO GENERA SIMULAZIONE, che avviene solo quando non si crede in una delle proprietà del matrimonio, come avere l’intenzione di divorziare o non voler avere figli. Proprio come GPII e BXVI.
“Per esempio” non è un gran che come precisione: vuol dire che ci possono essere altri casi. Il che mi fa venire in mente un “libero e personale commento” di Francesco Agnoli (da Libertà e Persona) di oggi:
“[…] il testo è imbarazzante per l’incuria e la frettolosità, e talora la vaghezza che dimostra, e che lo rende, per questo, difficilmente valutabile; facilmente interpretabile in modi anche diversissimi, tra Berlino e Siracusa”
Non sono un canonista, e questa è solo un’opinione di cui prendo atto, ma che non posso valutare personalmente. Ma qualche primo commento di esperti sta arrivando e poi mi attendo che il card. Burke, che è un canonista e sta studiando i documenti, si esprimerà presto: avremo opinioni autorevoli da valutare nel merito.
Tuttavia, analizzare questo pontificato solo sulle virgole (approssimative) dei documenti non ha senso. Per capire il messaggio che passa bisogna guardare il contesto. Se leggo l’intervista “casualmente” uscita ieri della nipote di Bergoglio che racconta di quando si risposò civilmente, mentre era in attesa di una dichiarazione di nullità (che sarebbe arrivata solo dopo quattro anni, ma lei non poteva aspettare, eh, era “già grande”, cattolica adulta: andate a leggerlo integralmente), e lo zio vescovo approvava ex post, il messaggio che passa è “fate un po’ come volete”. Devastante: meno male che si doveva agire per responsabilizzare maggiormente i nuovi nubendi. Ah, intervista pubblicata su Aleteia, non da Scalfari: vediamo un po’ se qualcuno ora sosterrà che Aleteia complotta con i laicisti contro il Papa insieme alla nipote per distorcere il suo messaggio. Se poi leggo nei documenti papali che non c’è problema a delegare tutto ai vescovi perché agiranno certamente “in unità con Pietro”, questo poche settimane dopo che le conferenze episcopali svizzere e tedesche hanno pubblicato documenti in cui attaccano pesantemente persino l’indissolubilità, mi dico che a molti piace farsi prendere in giro.
Molti cattolici oggi mi sembrano una “piantagione di struzzi”, tutti con la testa sotto la sabbia, felici e contenti come Candido di Voltaire qualsiasi cosa succeda. D’altronde ieri leggevo una vecchia intervista di Robert Spaemann, con un passaggio in riferimento a quello che si dovrebbe imparare dalla lettura dell’Apocalisse, che però da qualche tempo è finita nel dimenticatoio (e magari ridotta ad una specie di testo di profezie alla Nostradamus che nessuno può capire): “Si è eliminato tutto ciò che alludeva a lite e conflitto [tra Chiesa e mondo].”. E quindi capisco che questo addormentamento è il frutto di un’attenta preparazione decennale.
Caro Fabrizio, hai ragione… ma non mi sembrava il luogo per elucubrazioni sulla validità dei sacrmenti, dato che non si conosce neppure la differenza tra un divorzio ed una sentenza di dichiarazione di nullità.
In effetti, un sacramento è valido “ex opere operato”, ossia per il solo fatto di essere stato fatto secondo il rito, indipendentemente dalle condizioni e fede del ministro. Ma perché un sacramento sia valido ci deve essere anche l’ “ex opere operantis”, ossia si richiede la partecipazione e convinzione di chi li riceve.
Esempio 1. Se vado a confessarmi da un prete che assolutamente ha perso la fede e recita le formule ed i riti giusti senza convinzione, il sacramento è valido per il solo fatto di essere stato compiuto (ex opere operato), purché io sia contrito, dispiaciuto e fermamenti disposto a non peccare più (ex opere operantis).
Esempio 2. Un prete, magari santo, mi confessa, ma io non credo al sacramento e ci vado solo per convenzione. Mancando l’ “ex opere operantis” il sacramento è nullo.
Nel caso del matrimonio, siamo nella particolare situazione in cui ministro e beneficiario del sacramento sono le stesse persone. Mancando la convinzione e/o la fede, pur rispettando il rito, quindi in piena validità dell “ex opere operato”, manca però la disposizione a ricevere il sacramento (ex opere operantis) per cui il sacramento è nullo.
…spero di essere stato chiaro, capisco che la cosa sembra un po’ arzigogolata…
Scusa Emanuele, una puntualizzazione. Nel tuo esempio, la confessione è sacramento amministrato dal sacerdote (operans); l’opus, il sacramento, è valido indipendentemente dall’operante. Il caso del matrimonio però è diverso, perché gli “operanti”, coloro che compiono il sacramento, come dice Fabio più sotto sono gli sposi stessi. Anche in questo caso deve valere l’ex opere operato; quindi il sacramento DEVE essere valido ex opere operato, INDIPENDENTEMENTE dalla fede e convinzione degli sposi stessi. Vero o no? Allora, mi chiedo: perché il Papa dice che “la mancanza di fede […] può generare la simulazione del consenso” e l’annovera tra le cause di nullità? Sono perplesso.
Come dicevo sopra, devono essere presenti entrambi, sia l’ex opere operato sia l’ex opere operantis. Se manca uno di questi aspetti il sacramento non è valido .
La mancanza di fede rende il sacramento nullo (qualunque sacramento, infatti ho citato la confessione ) perché manca l’ex opere operantis. Infatti, nel matrimoni i beneficiari del sacramento sono gli stessi sposi.
L’importanza della fede per la salvezza non è invenzione papale; Cristo ha detto: ” va, la tua fede ti ha salvata”. Per questo la fede dell’operantis è essenziale per ottenere le grazie sacramentali ossia la salvezza.
Grazie Emanuele. Non sono però d’accordo con la tua affermazione.
Tutte le informazioni che ho, dal catechismo ricevuto in tenera età ai colloqui con sacerdoti e conoscenti credenti (e preparati) mi dicono il contrario. E cioè che il sacramento è valido SOLO ex opere operato. La confessione è certamente invalida se non c’è sincera contrizione, pentimento e desiderio di non reiterare da parte del peccatore; ma qui stiamo parlando del *soggetto che riceve il sacramento*, non dell’operante. L’operante è il sacerdote, che può anche essere ladro, assassino e ateo, ma se recita le formule giuste il Signore lo usa ugualmente come tramite, e perdona efficacemente i peccati del soggetto.
Nel caso del matrimonio, esso è valido *indipendentemente* dalla fede dei celebranti (gli sposi), così come la confessione è valida *indipendentemente* dalla fede del celebrante (il sacerdote).
Vedi ad esempio questo esaustivo sunto con riflessioni sul libro “Dottrina dei Sacramenti” di Franz-Josef Nocke nella traduzione di Carlo Danna, Editrice Queriniana: http://digilander.libero.it/longi48/Teologia%20sacramentaria.htm .
Qui si dice chiaramente che “i sacramenti, in quanto strumenti attraverso cui opera Dio direttamente, non dipendono per la loro efficacia dal livello di fede o di santità del ministro. La loro validità è, pertanto, intrinseca, cioè il sacramento opera efficacemente e in modo indipendente dalla persona del ministro. L’affermazione viene definita con la formula -ex opere operato, NON OPERANTIS-” (maiuscolo mio).
Se poi il Papa vuol cambiare la teologia cattolica, può farlo: è il Papa. Ma anche lui deve stare attento a quello che insegna!
La salvezza per mezzo della fede di cui citi uno dei passi evangelici è a mio parere materia di altra riflessione teologica, a sua volta molto complessa e dibattuta nella storia ecclesiastica. Ma non c’entra con la questione di cui dibattiamo.
No anche nel matrimonio non basta l’ex opere operato per la validita’ ma occorre la retta disposizione di chi riceve….
l’ex opere operato e ‘stato introdotto per motivi diversi da quelli che vengono portati qui nel blog .
Nei primi secoli davanti a fedeli ben disposti e consapevoli e ‘sorta la questione della validita’dei sacramenti amministrati da sacerdoti che erani stati lapsi cioe’avevano sfuggito il martirio fisico….il Papa disse che erano validi ex opere operato
L’ex opere operato non vale se il sacerdote o il ministro del matrimonio di rito latino abbiano definitivamente e pubblicamente reso noto che non credono a quel sacramento.
Es Lutero appena dopo lo scisma forse ha consacrato ancora validamente anche se illecitanente
fino a quando ha dichiarato pubblicamente di non credere piu’alla transustanziazione…li’non valeva piu’l’ex opere operato ammesso che avesse usato ancora la firnula cattilica ma non faceva neanche quello….
Se un sacerdote mentre assolve e’ in peccato mortale o ha dei dubbi intimi su quel che sta facendo, na mai transitori o comunque nai resi pubblicii o legati a un malessere temporaneo o e’ ubriaco…li’vale l’ex opere operato.
Ma non vale se ciscientemente pubblicamente e ripetutamente il ministro ha dichiarato di non credere a quel che fa…quindi un coniuge ministro di matrimonio di rito latino ripete e rende noto che si sposa in Chiesa pur non credendo al sacramento …qui la mancanza di fede e’ determinante per la nullita’..
non cosi’ se fosse ubriaco …ma avesse sempre detto a tutti di credere nel sacramento .. li’vale l’ex opere ooerato…paradossalmente..
spero di esseremi spiegato.
Se alla fine di un processo per nullita’salta fuori che un ministro sposato aveva detto scritto ripetuto che non credeva al sacramento ma per opportunita’ha evitato che la futura moglie lo sapesse ma alka fine saltano fuori scritti o testimonianze o registrazioni video vocali in tal senso quel sacramento e ‘nullo.
Un tempo la manzanza di fede era cosa rara anche da parte dei cosiddetti non praticanti ecco perche’ il matrimonio era generalmente valido .
In passato si ritebeva per vero cio’che diceva la Chiesa anche se cio’ si acvompagnava ad un disinteresse di fobdo ma non piteva essere definito mancanza di fede. Esusteva una minima fiducia nella Chiesa , tradizionale e poco cisciente , ma senza esercitare obiezioni e argonentazioni esplicitamente avverse contro di Essa..
Oggi assieme ad una mancanza di fede si aggiunge incececun uso della ragione in senso anticristiano una critica cosciente alla Chiesa e al suo credo quindi bene ha fatto il Papa a introdurre questa moticaziobe.
I ministri del matrimonio sono gli sposi nei riti latini,romano e ambrosiano; e’il sacerdote nei riti cattoliici orientali come per gli ortodossi. Per questo il Papa ha dovuto emettere due Motu Proprio distinti.
Vi ricordate il film “Divorzio all’italiana”? Questo é Divorzio alla cattolica!!!
Xyzwk
tu e schva101 sembrate un anima in due corpi. Dite le stesse minchiate da angolature diverse.
Aiuto!
@Xyzwk
Solita crassa ignoranza…anche nel matrimonio civile si distingue tra divorzio e invalidità del matrimonio.
Quest’ultima può portare alla nullità ab origine nei casi di Impedimenti (artt. 84-89 c.c.), Violenza (art. 122 c.c.), Errore (art. 122 c.c.) e Simulazione (art. 123 c.c.).
Era ora di fare basta con la burocrazia, soprattutto con la doppia sentenza..
dopo il divorzio breve, il processo breve!!!