Nell’anniversario della nascita di Gramsci, tre citazioni che non leggerete altrove (non ci sono più i comunisti di una volta)
Oggi è l’anniversario della nascita di Antonio Gramsci (22 gennaio 1891 – 27 aprile 1937), politico e filosofo, tra i fondatori del Partito comunista italiano. Tempi.it desidera celebrarlo ricordando tre suoi pensieri che oggi la sinistra, chissà come mai, tende spesso a dimenticare.
LA CHIESA. «La Chiesa è un organismo perfettamente democratico: il figlio di un contadino o di un artigiano, se intelligente e capace, e se duttile abbastanza per lasciarsi assimilare dalla struttura ecclesiastica e per sentirne il particolare spirito di corpo e di conservazione e la validità degli interessi presenti e futuri, può teoricamente diventare cardinale e Papa» (Quaderni).
LA SCUOLA. «Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, della scuola lasciata all’iniziativa privata e ai Comuni. La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola è indipendente del controllo dello Stato. (…) Noi dobbiamo farci propugnatori della scuola libera e conquistarci la libertà di creare la nostra scuola. I cattolici faranno altrettanto dove sono in maggioranza; chi avrà più filo tesserà più tela» (Il grido del popolo).
LA “ROTTAMAZIONE”. «Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce a vederne le grandezze e il significato necessario, non può che essere meschina e senza fiducia in se stessa… Nella svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità del presente» (Quaderni).
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Crisi è quel momento in cui muore il vecchio e il nuovo non può più nascere.
(Antonio Gramsci)
III Q (14) P. 1050 § (75 ) P. 1743 – Passato e presente –
Convinzione ogni giorno più radicata che non meno delle iniziative conta il controllo che l’iniziativa sia attuata, che i mezzi e i fini coincidano perfettamente (sebbene non sia ciò da intendere materialmente) e che si può parlare di volere un fine solo quando si sanno predisporre con esattezza, cura, meticolosità, i mezzi adeguati, sufficiente e necessari ( né più né meno, né di qua né di la dalla mira). Convinzione anche radicata che poiché le idee camminano e si attuano storicamente con gli uomini di buona volontà, lo studio degli uomini, la scelta di essi, il controllo delle loro azioni è altrettanto necessario che lo studio delle idee, ecc. Perciò ogni distinzione tra il dirigere e l’organizzare ( e nell’organizzare è compreso il verificare o controllare) indica una deviazione e spesso un tradimento.
II Q 13 $ 31 Il teorema delle proporzioni definite. Questo teorema può essere spiegato utilmente per rendere più chiari e di uno schematismo più evidente molti ragionamenti riguardanti la scienza dell’organizzazione ( lo studio dell’apparato amministrativo, della composizione demografica ecc. ) e anche la politica generale ( nelle analisi delle situazioni , dei rapporti di forza, nel problema degli intellettuali ecc.) Si intende che bisogna sempre ricordare come il ricorso al teorema delle proporzioni definite ha un valore schematico e metaforico, cioè non può essere applicato meccanicamente , poiché negli aggregati umani l’elemento qualitativo ( o capacità tecnica e intellettuale dei singoli componenti ) ha una funzione predominante, mentre non può essere misurato matematicamente. Perciò si può dire che ogni aggregato umano ha un suo proprio principio ottimo di proporzioni definite. Specialmente la scienza dell’organizzazione può ricorrere utilmente a questo teorema e ciò appare con chiarezza nell’esercito. Ma ogni forma di società ha un suo tipo di esercito e ogni tipo di esercito ha un suo principi odi proporzioni definite, che del resto cambia anche per le diverse armi e specialità. C’è un determinato rapporto tra uomini di truppa, graduati, sottufficiali, ufficiali subalterni, ufficiali superiori, stati maggiori, stato maggiore generale ecc. C’è un rapporto tra le varie armi e specialità tra loro ecc. Ogni mutamento di una parte determinala necessità di un nuovo equilibrio col tutto ecc. Politicamente il teorema può essere applicato nei partiti, nei sindacati, nelle fabbriche e vedere come ogni gruppo sociale ha una propria legge di proporzioni definite, che varia a seconda del livello di cultura di indipendenza mentale, di spirito di iniziativa e di senso di responsabilità e delle disciplina dei suoi membri più arretrati e periferici.
La legge delle proporzioni definita è così riassunta dal Pantaleoni nei Principi di Economia pura “ I corpi si combinano chimicamente soltanto in proporzioni definite e ogni quantità di un elemento che superi la quantità richiesta per una combinazione con altri elementi , presenti in quantità definite, resta libera;se la quantità di un elemento è deficiente per rapporto alla quantità di altri elementi presenti, la combinazione non avviene che nella misura in cui è sufficiente la quantità dell’elemento che è presente in quantità minore degli altri “. Si potrebbe servirsi metaforicamente di questa legge per comprendere come un “ movimento” o tendenza di opinioni , diventa partito, cioè forza politica efficiente dal punto di vista dell’esercizio del potere governativo; nella misura appunto in cui possiede ( ha elaborato al suo interno) dirigenti di vario grado e nella misura in cui essi dirigenti hanno acquisito determinate capacità. L’ storico di certe premesse ( l’esistenza di certe condizioni obbiettive) viene potenziato politicamente dai partiti e dagli uomini capaci : la loro assenza o deficienza (quantitativa e qualitativa ) rende steri le l’ stesso (che pertanto non è automatismo): ci sono astrattamente le premesse, ma le conseguenze non si realizzano perché il fattore umano manca. Perciò si può dire che i partiti hanno il compito di elaborare dirigenti capaci, sono la funzione di massa che seleziona , sviluppa, moltiplica, i dirigenti necessari perché un gruppo sociale definito ( che è una quantità “fissa” , in quanto si può stabilire quanti sono i componenti di ogni gruppo sociale) si articoli e da caos tumultuoso diventi esercito politico organicamente predisposto. Quando in elezioni successive dello stesso grado o di grado diverso ( per esempio in Germania prima di Hitler : elezioni per il presidente della repubblica, per il Reichstag, per le diete dei Lander, per i consigli comunali e giù giù fino ai comitati di azienda9 un partito oscilla nella sua massa di suffragi da massimi a minimi che sembrano strani e arbitrari, si può dedurre che i quadri di esso sono deficienti per quantità e per qualità, o per qualità e non per qualità ( relativamente) o per qualità e non per quantità. Un partito che ha molti voti nelle elezioni locali e meno in quelle di più alta importanza politica, è certo deficiente qualitativamente nella sua direzione centrale: possiede molti subalterni o almeno in numeto sufficiente, ma non possiede uno stato maggiore adeguato al paese e alla sua posizione nel mondo, ecc. Analisi di questo genere sono accennate in altri paragrafi.
Aggiungerei tra i meriti di Gramsci la sua lettura anticonformista del Risorgimento.
Tre citazioni che si immedesimano in un solo politico dei nostri tempi voi di Tempi vi stupirete ma questo è l’ identikit di Rosi Bindi.
Il primo andrebbe contestualizzato: “essere intelligente” e “lasciarsi assimilare” sembrano in contrasto, per cui bisognerebbe conoscere il contesto.
Il secondo non è assolutamente condivisibile.
Il terzo non capisco perche lo avete riportato: è ovvio che uno deve prendere in considerazione la parte migliore dell’esperienza passata, cosa c’entra la rottamazione?.. non si capisce dove volete andare a parare..
Solo il terzo è sensato, i primi due sono sciocchezze sesquipedali. E una sciocchezza è spulciare Gramsci per accreditarsi in un humus culturale che ai suoi tempi bruciava chiese e parroci come in Spagna e che adesso fa danni ancora maggiori, se pur meno appariscenti.