Annamaria Franzoni ai domiciliari

Di Chiara Rizzo
26 Giugno 2014
La donna, in carcere dal 2008 per l'omicidio del figlio Samuele, finirà di scontare la condanna a 16 anni a casa con la propria famiglia, che le è rimasta vicina: «Non vi è rischio che si ripeta un figlicidio»

Era il 30 gennaio del 2002 quando il piccolo Samuele Lorenzi, tre anni, fu ucciso, e quando iniziò un giallo che avrebbe sconvolto tutta l’Italia, sino alla condanna della corte di Cassazione del 2008 che condannava definitivamente come autrice del delitto la mamma di Samuele, Annamaria Franzoni, che da allora ha scontato parte i primi sei dei 16 anni di pena, nel carcere Dozza di Bologna. Oggi il tribunale del riesame ha stabilito che la donna potrà tornare a casa, e scontare il resto della pena ai domiciliari con la propria famiglia, che le è sempre rimasta vicina.

«NON LO RIFARA’ PIU’». Per il tribunale bolognese, presieduto da Francesco Maisto, è proprio il contesto familiare «coeso» una delle motivazioni per la concessione dei domiciliari. Nelle diciotto pagine di motivazione allegata all’ordinanza, il tribunale ha usato una metafora per illustrare il percorso di riabilitazione vissuto dalla Franzoni, e ha paragonato la famiglia, il marito e i due figli, alle rotelle di una bicicletta per bimbi, che hanno permesso alla donna di imparare gradualmente ad affrontare un nuovo percorso di vita. Decisiva è stata anche la perizia psichiatrica del professor Angelo Belloni, nominato dal tribunale, che ha sancito che “Dopo poco più di 12 anni dal fatto si può sostenere che non vi sia il rischio che si ripeta il figlicidio”. Sono mutate di molto le condizioni in cui la famiglia Lorenzi vive oggi, rispetto alla solitudine e alle difficoltà del contesto di Cogne, per cui secondo Belloni “Una tale costellazione di eventi” come quelle che portarono all’omicidio del figlio “non è più riscontrabile”.

«È FELICE». L’ordinanza stabilisce che la donna continui la psicoterapia con lo stesso specialista che l’ha seguita in carcere (proseguirà per un giorno alla settimana) e che venga visitata settimanalmente da un’assistente sociale che verifichi il suo percorso. La Franzoni da ottobre 2013 e aveva ottenuto il permesso di lavorare come sarta presso una cooperativa sociale esterna, legata ad una parrocchia, e di visitare la propria famiglia. Potrà continuare a lavorare e avrà il permesso di uscire di casa 4 ore al giorno per le necessità domestiche. Le è stato vietato però di ritornare a Cogne. L’ordinanza del tribunale conferma quanto già espresso da altri due tribunali dei minori, ovvero che la Franzoni “ha capacità genitoriali intatte”, che le permetteranno di proseguire un rapporto sereno con gli altri due figli, che oggi hanno 18 e 11 anni. L’avvocato della donna, Paola Savio, ha raccontato: «Ho sentito Annamaria. È felice».

«AGI’ CONTRO IL SUO BENE PIU’ PREZIOSO». L’ex procuratore capo di Aosta, Maria Del Savio Bonaudo, che aveva coordinato le indagini sulla donna ha rilasciato un commento alla stampa: «Non credo che ci siano pericoli. Non sono una giustizialista. Questo è un caso sui generis, l’imputata era al tempo stesso vittima e carnefice, ha agito contro il suo bene più prezioso. E poi non ci sono le pretese della collettività di vederla restare chiusa in un carcere».

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