Giulio Andreotti è appena morto e il cordoglio è unanime. Tuttavia, c’è chi non si vuole sottrarre, nemmeno in quest’ora, ad attaccarlo. E basta guardare l’homepage del Fatto quotidiano per rendersene conto.
PAGINE BUIE. «Dal punto di vista politico non sentirò in alcun modo la sua mancanza, se non per il fatto che poteva dirci alcune cose importanti del nostro Paese che sicuramente conosceva». Lo dice il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, definendo Andreotti «una persona molto intelligente e un politico di livello» che, però, «ha rappresentato un pezzo della storia italiana», il cui nome è accostato anche a «pagine buie e oscure del Paese». Una persona «controversa, che ha fatto parlare molto di sé».
OMOFOBO E SESSITA. Franco Grillini, presidente Gaynet Italia: «Ho incontrato per caso Andreotti in un ascensore della Camera dei deputati qualche anno fa e gli chiesi come mai ce l’avesse tanto con gli omosessuali. “Non glielo posso dire – rispose – e in ogni caso io sono di un altro secolo, queste cose non le capisco e non le voglio capire”. Mi salutò garbatamente e se ne andò. Poi votò contro la fiducia al governo Prodi su di un tema di politica estera per protesta perché erano appena stati varati i Dico. Insomma, un esponente di una cultura sessista e omofoba tipica della sua generazione e del partito di cui era leader». «Andreotti – ha detto ancora Grillini – porta con sé i segreti della prima Repubblica ed anche una cultura che non aveva mai capito nulla della modernità e che, anzi, la contrastava».
LA GRILLINA E INGROIA. Giulia Sarti, deputata del M5S di Beppe Grillo, scrive su twitter: «È morto Andreotti, il condannato prescritto per MAFIA!».
Antonio Ingroia, leader di Azione civile, dice che «con la morte di Giulio Andreotti se ne va un protagonista, più spesso negativo che positivo, della storia italiana degli ultimi 70 anni. Si chiude così in questi giorni una pagina della storia italiana contrassegnata da due simboli opposti: Agnese Borsellino con la sua richiesta allo Stato di verità e di giustizia, rimasta inappagata, e Andreotti con il suo pragmatismo cinico che, in nome delle ragioni della Politica e della Ragion di Stato, giunse a stringere accordi con la mafia. Andreotti, con le sue tante ombre e poche luci, è morto, l’andreottismo sicuramente no».
ARLACCHI E DI PIETRO. Pino Arlacchi, europarlamentare Pd, ha spiegato che «se ne è andato l’unico uomo politico occidentale che è riuscito a essere a capo di due governi, quello legale e quello sotterraneo».
Per Antonio Di Pietro «di fronte alla morte ci deve essere comunque il rispetto che si deve a ogni essere umano. Ma un conto è il rispetto per la persona, altra cosa è il rispetto per la storia e quella di Giulio Andreotti è scritta non solo nelle attività politiche che ha realizzato, ma anche e soprattutto nelle pagine giudiziarie che lo riguardano e che non possono e non devono essere mai cancellate».