Andar per la vita così come si va per monti. Augurio per il 2021

Di Emanuele Boffi
14 Gennaio 2021
Diceva don Fabio Baroncini: «La scelta dei compagni coi quali si cammina è fondamentale: io vado con chi sa andare come me e che, fraternamente, mi sa anche aiutare quando sono in difficoltà»
Fabio Baroncini con Angelo Scola a riposo durante un'escursione in montagna
Fabio Baroncini con Angelo Scola

Articolo tratto dal numero di gennaio 2021 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

Nell’anno dantesco, anche noi ci apprestiamo a fare un viaggio, ma, diversamente da quello che hanno scritto tutti, con la consapevolezza che il 2021 non sarà migliore del «nefasto 2020». E perché dovrebbe esserlo? E in che senso “migliore”? «Cammina l’uomo quando sa bene dove andare», dice la canzone, non quando c’è la pioggia o il sole. Il tempo che ci è dato è quello per raggiungere la vetta, dunque è sempre prezioso, anche quando è inclemente.

Un grande amico ci ha lasciato sul tramonto dell’anno passato, si chiamava Fabio Baroncini e, come scrive Giancarlo Cesana su Tempi, «non era un prete famoso, ma il primo soldato che don Luigi Giussani ricordava del suo “esercito”». Lui, questa vicenda del tempo la sapeva bene. Era un gran montanaro Baroncini e, come ogni buona guida, ha saputo “dettare il passo” a generazioni e generazioni di giovani, mai scandalizzandosi dei limiti di nessuno, ma sempre spronando chiunque a sopportare la fatica, a guardare la cima, a “tenere il ritmo”.

Tra le nostre carte, conserviamo un messaggio che scrisse in occasione di una serata concerto intitolata “Salita ai due giganti” che si tenne il 25 maggio 2019 a Lecco (qui il video).

Diceva così:

«Vivere la montagna educa l’uomo a guardare il reale per quello che è: a volte duro, tremendo, altre volte meraviglioso. Essa non cela la sua bellezza, ma neppure fa sconti alla fatica: d’altra parte, sconti non possono essere concessi. All’uomo che vi si impegna, essa svela tutto il valore della realtà e della sua variegata composizione e diventa perciò oggetto di stupita contemplazione.

Il dono che si riceve vivendo pienamente e umilmente la montagna è la consapevolezza di quanto la nostra sia una semplice presenza a qualcosa di più grande, e ci libera così dalla sicumera di volerle imporre i nostri schemi. Andare per monti permette quindi di sperimentare e di accrescere le proprie capacità di affrontare in modo adeguato le varie difficoltà della vita (paura compresa) e parallelamente la disposizione a coglierne la bellezza.

Giunti in cima alla vetta la soddisfazione merita una festa: l’importante è che, scendendo, con l’acquietarsi del desiderio, non si cada nel tranello di veder esaurita la ricerca prima ancora di avercela fatta. La maturità aiuta a dare la misura giusta al tempo.

La scelta dei compagni coi quali andar per monti è fondamentale: io vado con chi sa andare come me e che, fraternamente, mi sa anche aiutare quando sono in difficoltà».

Dunque il nostro augurio per l’anno che comincia non ha nulla a che spartire con le previsioni degli astrologi o quelle degli economisti, dei virologi o dei vari venditori di almanacchi che si presentano in tv o sulle prima pagine dei giornali. Il nostro augurio è di non attardarsi mentre si cammina, di scegliere con magnanimità i compagni, di saper ben giudicare sia il «tremendo» sia il «meraviglioso». Che don Fabio ci detti il passo, come sempre.

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