Lettere al direttore

Amore, medicina e mistero

Di Augusto Pessina
05 Gennaio 2024
È raro trovare su un giornale scientifico che si occupi di cancro un articolo dal titolo “Love and Medicine”. Eppure sul Jama-Oncology è uscito il racconto di un medico, colpito da un tumore devastante, che parla proprio di questo
Papa Benedetto XVI

È raro trovare su un importante giornale scientifico che si occupi di medicina e di cancro un articolo dal titolo “Love and Medicine”. Eppure sul Journal of American Medical Association Oncology (Jama-Oncology) il 28 dicembre 2023 abbiamo proprio letto un articolo con questo titolo. L’articolo racconta di una esperienza vissuta da un medico che si è scoperto con un tumore devastante e che ha saputo riconoscere nell’amore di chi gli è stato vicino la forza per resistere.

Così egli descrive questa esperienza: «La presenza incrollabile di mia moglie, il tremore nella voce di mia madre e le parole al capezzale di mio padre mi hanno ricordato quanto mi sentissi amato in quel momento. L’amore della mia famiglia è stata una benedizione indescrivibile, sapevo che la mia diagnosi di cancro imponeva una profonda angoscia e il loro amore per me li aveva portati nella stessa tempesta… Il loro amore per me, che gravava così pesantemente su di loro in quel periodo, divenne proprio la cosa che ha calmato la mia anima».

Benedetto XVI e l’amore, mistero di carità

Se c’è un grande testimone di cosa significhi amare e sentirsi amato è Benedetto XVI, le cui ultime parole prima di morire sono state proprio: «Signore, ti amo». Come ha scritto Romano Guardini «nell’esperienza di un grande amore tutto il mondo si raccoglie nel rapporto Io-Tu, e tutto ciò che accade diventa un avvenimento nel suo ambito». E anche Benedetto XVI lo ha ribadito con grande sapienza nella enciclica Spe Salvi: «Quando uno nella sua vita fa l’esperienza di un grande amore, quello è il momento di “redenzione” che dà un senso nuovo alla sua vita».

Se è proprio attraverso l’esperienza di essere amati che possiamo cogliere il valore di noi stessi allora possiamo comprendere il senso dell’articolo sul Journal of American Medical Association. Tuttavia, c’è un passaggio radicale che non possiamo saltare, riconoscere che questo “amore” ci precede come mistero stesso del nostro esistere ed è anche costitutivo della nostra autentica libertà. Come scrive Schmitt in La sfida di Gerusalemme «L’Incarnazione e la Resurrezione sono misteri non enigmi. Il mistero solleva un problema che non ha soluzione e come tale ci fa riflettere o, ancora meglio, sperare… L’umanità si divide tra quelli che risolvono enigmi e quelli che si pongono in ascolto dei misteri».

Se l’amore di cui parla l’articolo non fosse il riverbero e il riconoscimento di questo mistero di carità che regge tutta la esistenza umana allora sarebbe davvero poca cosa. Sarebbe un delitto scoprire che esiste l’amore ma negarne l’origine e lo scopo della vita. Allora non resterebbe che il cinico concepirci come risultato del caso o della necessità e rimanere figli del nulla. Forse questo spiega perché è possibile perdere la stima verso gli altri ed anche verso se stessi e diventare incapaci di bene per essere schiavi delle più diverse forme di violenza che la nostra società ci mostra ogni giorno.

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